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lettera al direttore
18 Dicembre 2025 - 10:03
Gentile Direttore, ad elezioni regionali concluse, al di là dei roboanti comunicati, soprattutto della Sinistra, Schlein in testa, che inneggiava alla “larga” vittoria del cosiddetto “Campo largo”, di recente invenzione in pura “lingua politichese”, in realtà si è registrato il sostanziale “status quo” nelle tre Regioni interessate al voto. La Puglia, già governata dalla Sinistra, che riconferma il dato; il Veneto, già governato dal Centrodestra, che pure riconferma il dato; e la nostra Campania, governata sempre dalla Sinistra, con un vulcanico presidente De Luca, che conferma anch’essa il dato, ma in tono molto minore. Dove sia “lo scossone” rifilato al Governo Meloni non si sa.
Nella nostra Regione, anzi, registro il dato elettorale di una Sinistra con De Luca al 70% nelle passate elezioni del 2020 e il Movimento 5 Stelle, che cinque anni fa si presentava con una candidatura autonoma alla Presidenza, alla soglia del 10% dei voti. Il “Campo largo” vittorioso oggi comprende, nella coalizione che ha portato all’elezione a presidente il pentastellato Roberto Fico, sia i partiti della Sinistra sia i 5 Stelle. Se la matematica non è un’opinione (e non lo è), ci si doveva aspettare un risultato che fosse all’80% dei voti a Sinistra (70% P.D. e altri, più 10% dei 5 Stelle); come è noto, invece, il buon Fico è stato eletto con una percentuale di voti complessivi di poco superiore al 60%. Se questa è “schiacciante vittoria” della Sinistra e “avviso di sfratto per la Meloni”, allora consiglierei al Primo Ministro di non affaticarsi più di tanto per trovare altri consensi: ci sono i suoi avversari che lavorano per lei.
Ma queste osservazioni appartengono a un passato che sembra lontano mille miglia rispetto a quanto sta accadendo all’interno stesso della coalizione vincitrice. Avuta l’ufficialità e la proclamazione dell’eletto presidente, e ieri dei 50 consiglieri, cominciano a venire i nodi al pettine, come si usa dire, per la composizione della Giunta, reclamando ogni partito o movimento una posizione nelle dieci caselle occupate dall’Esecutivo; anzi, nove caselle, visto che il presidente Fico, in assoluta continuità con l’ex presidente De Luca, conserva per sé la delega più importante, la Sanità, che da sola assorbe circa l’80% del bilancio regionale (milioni e milioni di euro). Se il famoso e mai ufficializzato “patto” tra De Luca e Fico di proseguire sulla scia della precedente azione di governo regionale, con questa specifica decisione ci siamo: abbiamo piena conferma della parola data.
La realtà, però, si presenta molto più complessa di quanto sembra. Il neo presidente Fico ha dettato già le sue regole, non so se per fini politici o di puro calcolo “ad excludendum” per qualche consigliere eletto. Intanto ha messo il “veto” sui consiglieri di far parte della Giunta; poi ha esteso il veto anche ai semplici candidati non eletti; poi si è posto il problema anche del braccio destro dell’ex governatore, l’on. Bonavitacola, che non ha “colpa” di essere stato eletto né di essere stato incluso in una lista, ma solo, probabilmente, di essere stato il collaboratore più vicino a De Luca, con una delega importante come assessore alle Politiche ambientali e all’Urbanistica e vicepresidente della Regione. E già qui siamo fuori dal solco di “continuità” assicurato: posto fuori dalla Giunta l’on. Bonavitacola, appare chiaro il segnale di “discontinuità” dal passato. Così come pure sembra strumentale il “veto” posto sui consiglieri eletti, e financo su quelli non eletti ma inclusi nelle liste elettorali, per la nomina ad assessore. E qui, volendo essere “maliziosi”, ma non più di tanto, è fin troppo chiaro l’intento di non fare entrare in Giunta consiglieri eletti con una messe di voti, magari anche parenti o “figli d’arte” (politica s’intende). La motivazione trovata per escludere dal potere esecutivo i consiglieri eletti o semplicemente candidati è di una disarmante approssimazione.
I cosiddetti “assessori esterni”, che riempiranno le nove caselle della Giunta, potranno essere pure bravissimi nel loro lavoro o professione, di “alto profilo”, come è stato detto, ma non avranno nessun collegamento con il territorio né contezza delle esigenze della collettività. Prima dell’entrata in vigore del nuovo Statuto, in piena Prima Repubblica, tanto evocata da chi ha conosciuto appieno quello straordinario periodo legato al “Miracolo economico italiano”, vigeva una norma non scritta ma accettata da tutti i partiti: gli assessori dovevano essere scelti tra i consiglieri eletti e non esterni, obbedendo al sacrosanto principio che la conoscenza del territorio era essenziale e il rapporto Giunta-Consiglio non si interrompeva mai, perché gli stessi consiglieri non assessori avevano rapporti “paritetici” con i loro colleghi.
Il sindaco di Benevento, Clemente Mastella, uomo di comprovata e lunga esperienza parlamentare e di governo, ha spiegato bene questo concetto, come pure l’esigenza di nominare un assessore che si occupi essenzialmente delle Aree Interne della Campania (soprattutto le province di Benevento e Avellino), trascurate da una gestione prima “napolicentrica” (Bassolino), poi “salernocentrica” (De Luca). Sembra, però, che anche su questo punto il neo presidente non sia d’accordo: non occorre un assessore ad hoc per le Aree Interne, dice Fico; basta costituire un Comitato a ciò delegato.
Insomma, se il “buongiorno si vede dalla mattina”, a me sembra che ci si stia inoltrando in un tunnel di cui non si vedrà la fine. L’“alto profilo” degli assessori è riferito alla loro specifica professione o carica nel campo pubblico o privato? A un assessore di un’assemblea pubblica viene richiesto l’“alto profilo politico”, non quello di una professione o carriera encomiabili dal punto di vista personale, interclusa nel mondo in cui opera. Pensare, infine, che un “Comitato”, formato sia pure da ottimi professionisti, esperti conoscitori delle zone interne della Campania, possa sostituire l’azione politica di un assessore ad hoc è vera miopia politica, perché, per chi non l’abbia ancora capito, un conto è avere qualità politiche, un altro è quello di essere un “genio” della Fisica, Matematica, Lettere, Giurisprudenza, Magistratura, Imprenditoria o altre professioni.
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