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L’OPINIONE

Unione Europea tra guerra metafisica e assenza di realpolitik

Nella vicenda ucraina gli europei non hanno mai avuto alcun obiettivo vero, né politico, né diplomatico, né strategico

Unione Europea tra guerra metafisica e assenza di realpolitik

Gli europei non sanno più da tempo cosa sia una guerra, cioè un atto di violenza il cui successivo scopo è la pace. La guerra, infatti, è sempre solo un mezzo al servizio di uno scopo e la pace che ne segue è di natura politica, per cui la guerra, come dice Clausewitz, non è altro che un prolungamento della politica.

Nella vicenda ucraina gli europei non hanno mai avuto alcun obiettivo vero, né politico, né diplomatico, né strategico, avendo come unica preoccupazione solo quella di sostenere all’infinito una guerra che gli Ucraini non erano e non sono in condizione di vincere.

Ma ogni guerra alla quale non si accompagna un serio piano politico di pace non può che sfociare nel caos. E questo è ciò che si sta verificando. Il grande giurista tedesco Carl Schmitt scriveva che la guerra si giustifica solo di fronte a una minaccia esistenziale che pesa sul gruppo a cui si appartiene e quindi uccidere il nemico non ha un valore “normativo”, ma un valore “esistenziale”, perché non esistono finalità razionali, non esiste norma, non esiste ideale sociale, non esiste legittimità né legalità che possano giustificare il fatto che degli esseri umani si uccidano a vicenda soltanto in loro nome.

Se infatti all’origine di questo annientamento fisico di vite umane non vi è la necessità vitale per un popolo, per una nazione o per più nazioni di mantenere la propria forma di esistenza di fronte a una negazione altrettanto forte di tale forma, niente potrebbe giustificare la guerra.

Una guerra non trae il proprio senso, secondo Schmitt, dal fatto di essere condotta in nome di norme di diritto, interpretabili a seconda dei vari punti di vista, ma ha senso solo quando è diretta contro un nemico vero che minaccia concretamente la tua esistenza. Ma oggi gli europei “volonterosi” sembrano volere alimentare il fuoco invece di contribuire con saggezza e realismo a spegnerlo.

Essi, che hanno subito capitolato dinanzi alle esigenze degli Stati Uniti in materia commerciale, agitano orala bandiera di una minaccia russa alla loro libertà con una facilità tale da lasciare allibiti. Un triste paradosso che rischia di sfociare in tragedia. Le guerre classiche si concludono normalmente con una sconfitta o una capitolazione o una tregua.

Le guerre metafisiche, come quella che l’Europa “volonterosa” sta sostenendo e vorrebbe sostenere in futuro, in maniera ancora più incisiva, non hanno mai fine e, qualora l’avessero, possono concludersi solo con la cancellazione definitiva di uno dei belligeranti o con l’olocausto di entrambi.

Attenzione: stiamo parlando di guerra, cioè di quanto di più infetto, tossico, corrosivo, e distruttivo l’umanità abbia mai conosciuto. Non scherziamo con il fuoco, allora, e smettiamo di soffiarci sopra in preda a un’orgia di “immortali principi” manipolati furbescamente in ossequio alle logiche di quell’eterno “grandegioco” di interessi torbidi e molto meno nobili.

Se è vero che la ragione intorpidita sta sprofondando sempre più in un sonno senza risveglio e rischia di generare nuovi mostri ancora più voraci, è forse il caso di riscoprire velocemente quella “realpolitik”da tempo mandata in soffitta, quella politica fatta di realismo e concretezza che sola può aiutare a dipanare - ora e subito - l’intricata matassa che l’ideologismo astratto ha reso ingarbugliata e ingovernabile. 

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