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Più donne che lavorano per ridurre il gap del Sud

È fondamentale che le istituzioni sostengano questa evoluzione

Più donne che lavorano per ridurre il gap del Sud

L’ultimo bollettino Cnel-Istat segnala come nel terzo trimestre 2025 il lavoro nel Sud continui a crescere. Di poco, 0,5%, ma in controtendenza rispetto all’andamento negativo delle altre aree italiane. Contemporaneamente, è stato diffuso il rapporto Istat sui conti economici territoriali 2024.

Mentre l’occupazione in Italia ha fatto registrare un incremento medio dell’1,6%, nel Mezzogiorno è lievitata del 2,2%. La dinamica favorevole al Sud, insomma, non è un dato congiunturale. Un elemento confortante è che le assunzioni di donne crescono a ritmi anche superiori a quelle degli uomini.

Nel terzo trimestre 2025 l’aumento è stato dell’1%, il doppio di quello medio meridionale. Si tratta di una ‘svolta nella svolta’, visto che il divario di genere nel Mezzogiorno è più alto di quello nazionale e che, ancora oggi, il tasso di occupazione femminile resta largamente al di sotto del 50%.

Purtroppo, in uno scenario complessivamente positivo, non mancano le nubi. Riguardano la tipologia del fenomeno in atto: una crescita sostenuta prevalentemente dal settore delle costruzioni e dai servizi. È in quest’ultimo comparto che le donne, nel Sud come in tutta l’Italia, trovano maggiore spazio, con una percentuale sul totale occupate pari all’84% su scala nazionale.

La produzione industriale, invece, che assicura un più elevato valore aggiunto, continua a perdere colpi. Non a caso, pur con una crescita occupazionale maggiore che nel resto del Paese, il pil meridionale è aumentato l’anno scorso dello 0,7%, meno del Nord Ovest e in linea con la media nazionale.

La preoccupazione sullo sfondo è data dalla cessazione del Pnrr, la cui spesa dovrà completarsi nel 2026, con possibili riflessi negativi sull’investimento in opere pubbliche. Per evitare contraccolpi, occorrerà imprimere continuità all’intervento per il Sud, utilizzando al meglio i fondi europei per ridurre il gap infrastrutturale e di servizi, e dando una forte spinta a strumenti come la Zes unica, convogliando investimenti industriali di ampia dimensione e forte impatto occupazionale verso il Mezzogiorno.

In tale scenario, è auspicabile un ruolo da protagonista delle donne, che nel Sud, soprattutto in Campania, si laureano sempre più in discipline Stem, acquisendo competenze tecnico scientifiche per proporsi con successo sul mercato del lavoro anche nel settore industriale.

È fondamentale che le istituzioni sostengano questa evoluzione, indispensabile per assicurare quella maggiore coesione territoriale necessaria per rilanciare la competitività del sistema Italia.

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