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L'analisi
28 Dicembre 2025 - 09:05
Appena eletto governatore della Campania Roberto Fico, da allievo diligente, anzi modello dei Vaffa, si è gradualmente e diligentemente trasformato, per la verità già mesi prima della consultazione regionale, in un politico ecumenico e conciliare, “pensando al Regno”.
Cioè sapendo bene che ogni sua concreta possibilità di poter conquistare la poltrona di presidente della Regione sarebbe dipesa da questa strategia. A sfogliare i giornali, non c’è difatti una sola dichiarazione che faccia dubitare il contrario, tranne qualche saltuaria cartesiana precisazione: qui decido io.
Nel ricordare oggi con quale velenosa puntigliosità i grillini hanno bollato la politica della Prima Repubblica a cominciare dal lessico, solo ad evocarlo ritenuto blasfemo e ingiurioso, più che sorprendere e stupire l’inversione a U di Roberto Fico su ciò che dice, conferma quel detto popolare secondo cui il comandare è meglio di ogni altro piacere terreno.
L’anima duplice del Movimento Cinque Stelle, a tratti vagamente di governo, più spesso barricadera ed insultante, non è una novità. Tornando al nuovo corso del neogovernatore, tutti i comunicati ufficiali riguardanti colloqui formali ed informali per saggiare le richieste delle varie componenti politiche che lo hanno sostenuto, sono un crescendo di “convergenze parallele”, equilibrismi andreottiani e accondiscendenze, a cominciare dal “clima costruttivo e collaborativo di grande responsabilità alla disponibilità a confrontarsi”.
Stringi stringi, alla luce dei risultati fin qui ottenuti, c’è però più di qualche incertezza e notizia che le cose non sono andate tutte lisce come si è voluto raccontare.
In realtà ancora una volta la brama di potere manifestata da ogni componente del “cartello elettorale”, dal Pd all’ultimo cespuglio, conferma che il “campo largo”, per l’ostinazione con cui ciascuno rivendica la sua fetta di potere, sarebbe megliochiamarlo “campo lardo”.
Ma non poteva andare diversamente perché non è una coalizione coordinata e articolata di programmi e di progettualità mirate ma soltanto uno schieramento che, di volta in volta, sotto una sigla fantasiosa e una foto ricordo si riunisce per una consultazione elettorale, salvo poi scannarsi quando c’è qualcosa da spartire.
Difatti nel momento che tale obiettivo è vanificato salta tutto senza comprensibili motivazioni. In attesa di questo parto laborioso con tante madri, padri incerti e dinastie da onorare, bisogna dire che in questa circostanza lo spirito originario del Regionalismo sarebbe da Fico in parte disatteso per delle scelte inconcepibili più di pregiudizio che di altra natura programmatoria.
Vedi il “no”ai consiglieri di maggioranza ad entrare in giunta e la volontà, manifestata più volte, di tenersi la delega della Sanità, la più spinosa ma anche quella che conta maggiormente. Sarebbe ora di evitare questi anacronistici accentramenti che contraddicono il tanto invocato decentramento.
La Sanità ha bisogno di una squadra, di un gruppo di lavoro impegnato solo ed esclusivamente a renderla efficiente, riordinarla, adeguarla alle esigenze della collettività e dei territori, non disposti più a sopportare inettitudinee superficialità.
In attesa della fumata bianca, che chiarirà il caos di questi giorni e la mappa del nuovo sistema fichiano, auspichiamo che dopo tanta attesa ci si metta subito a lavorare per una regione che è “maglia nera” in tanti settori strategici. Riusciranno i nostri eroi…
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