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IL NOSTRO POSTO
31 Dicembre 2025 - 08:00
In queste ore, con l’insediamento del Consiglio regionale, è iniziata la nuova consiliatura che si conferma a guida del centrosinistra. Il voto è sovrano e va sempre rispettato sicché, da campani, dobbiamo solo augurarci che, dall’altro lato del campo, facciano tesoro dei disastri lasciati.
Ma, siccome per noi la politica resta servizio per il bene comune, confronto e non scontro, costruzione e non contrasto, penso sia giusto e utile ricordare innanzitutto a Fico il nostro programma elettorale, anche perché loro non lo avevano neppure predisposto…
La prima emergenza è sicuramente quella della sanità. Del resto, basta chiedere a qualunque cittadino per sentirsi rispondere che è questo il principale dramma che si consuma quotidianamente sulla pelle dei campani. E dunque il primo dovere di chi governa è utilizzare in modo serio e responsabile i 15 miliardi che ogni anno il Governo trasferisce alla Campania per gestire il comparto sanitario regionale.
A Fico che, contravvenendo ad una promessa elettorale, ha scelto di tenersi questa complessa delega, suggeriamo allora di investire seriamente nella costruzione di una sanità di prossimità territoriale efficiente e reale, gestita attraverso un meccanismo che finalmente affidi gli interventi di base a strutture pubblico-private e che rivoluzioni anche la funzione dei medici di famiglia.
Queste figure, e non solo per loro colpa, da troppo tempo, si sono trasformati, salve lodevoli eccezioni, in numeri di telefono cui inviare messaggi WhatsApp, in ore prestabilite, per ottenere prescrizioni sulla base di ricette rilasciate da altri medici, oltretutto consultati a pagamento, almeno per quelli che hanno potuto permetterselo.
È questa la strada - praticata con successo in altre realtà - funzionale ad ottenere un duplice risultato: garantire assistenza più immediata ed efficace rispetto alle piccole patologie quotidiane ma anche evitare l’inutile sovraffollamento dei pronto soccorso.
Ciò non vuol dire certo non invertire la scellerata idea di chiudere i pronto soccorso, peraltro perseguita negli anni passati con caparbia determinazione e totale indifferenza rispetto alle tante tragedie che si sono consumate proprio per questo.
Anzi, è necessario riaprire subito i 20 presidi chiusi dall’ex Amministrazione regionale, rendendoli effettivamente operativi e funzionanti, implementando il numero degli operatori sanitari, valorizzando e tutelando il loro straordinario lavoro.
Fondamentale per giungere alla normalizzazione del sistema sanitario è pure la lotta contro l’enorme spreco di fondi e di risorse, destrutturando dalle fondamenta il sistema dei “signori delle Asl”, tra i principali responsabili anche delle liste d’attesa più lunghe d’Italia o dell’aumento dei “viaggi della speranza” cui sono costretti i campani per curarsi in altre regioni o all’estero. L’obiettivo può essere raggiunto soltanto iniziando a premiare la qualità e la quantità dei servizi sanitari resi dalle singole Asl e non la fedeltà canina di chi le dirige.
Dopo la sanità, il tema sul tappeto è quello della rifondazione del trasporto pubblico locale: quello alla mobilità è diritto costituzionalmente garantito che non può continuare ad essere gestito senza visione e prospettive. E dunque anche qui è prima di tutto una questione di manico: occorre competenza per guidare la rete, su ferro e gomma, della terza regione d’Italia, lo stesso che, per lunghi 10 anni, è completamente mancata.
Soltanto così si può comprendere l’indegna riconferma, per l’ottava volta consecutiva, della Circumvesuviana come peggior ferrovia italiana. Accanto all’azzeramento dei vertici Eav, però, è necessario pure programmare una serie di grandi investimenti per potenziare le infrastrutture e garantire la manutenzione, ancor di più straordinaria, che è stata del tutto trascurata sino ad oggi.
E poi bisogna uscire dal provincialismo dell’autogestione per creare partnership adeguate e capaci di stare al passo coi tempi: secondo noi, è giunta l’ora di integrare i servizi regionali con quelli gestiti da Rfi, un gruppo che ormai rappresenta uno dei più solidi attori mondiali del trasporto, specie su ferro, e che ha saputo integrare il proprio core business con le molteplici opportunità e servizi che oggi un viaggiatore pretende dal proprio vettore.
La Campania che vogliamo, però, è soprattutto una terra di opportunità e lavoro, prima di tutto per i nostri giovani. Ecco perché torniamo a chiedere anche alla nuova Amministrazione di varare - manca dal 2010, allorquando lo presentai io - un grande “Piano per il lavoro e la formazione professionale”, in cui confluiscano in modo integrato e consapevole interventi e di misure di politiche attive per l’occupazione e l’occupabilità, costruito con il coinvolgimento di tutti i player del sistema produttivo campano, dei rappresentanti delle parti sociali, del terzo settore, del mondo delle professioni, della scuola e delle università.
L’obiettivo è chiaro: utilizzare bene i notevoli fondi europei a disposizione della Campania e recuperare il ritardo della regione, ultima per livelli d’occupazione addirittura a livello europeo.
D’altra parte, è persino banale dire che la fuga dei cervelli non si ferma con la retorica, ma con strumenti e opportunità concrete che diano innanzitutto ai nostri giovani le ragioni per restare. Infine, suggeriamo a Fico di non continuare a trascurare - al di là delle parole - il welfare e la difesa dell’ambiente.
Il contrasto alla povertà - il 43,5% della popolazione campana è a rischio indigenza o emarginazione sociale - impone di attivare strumenti autenticamente innovativi per mettere a sistema risorse, evitando al contempo gli sprechi che derivano dalle patologie di un meccanismo increspato da quelle logiche burocratiche e clientelari che girano attorno al sistema degli Ambiti territoriali. Noi proponiamo l’introduzione della “social card”.
Una carta che renda il cittadino finalmente libero di scegliere non soltanto il servizio di cui usufruire, ma anche il soggetto che eroga la prestazione socio-assistenziale di cui ha bisogno. Quanto alla tutela dell’ambiente e alla lotta all’inquinamento, mi permetto di sottolineare che la scelta è addirittura obbligata dopo 10 anni di immobilismo: interventi di bonifica dei suoli e del sottosuolo, per liberare, definitivamente e una volta per tutte, i nostri territori dalle ecoballe (vero e proprio monumento all’incapacità, all’immobilismo e all’ipocrisia della sinistra) e dai roghi tossici.
Infine, credo che non sia procrastinabile la costruzione di un secondo termovalorizzatore, ovviamente di ultima generazione, come quelli che sono attivi in tutto il mondo avanzato e che permettono il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti in modo sicuro e efficiente. Le centinaia di milioni che ogni anno “regaliamo” a operatori commerciali per eliminare i nostri rifiuti possono sicuramente trovare una destinazione più utile per i campani.
E, a coloro che sventolano improbabili bandiere ambientaliste, ricordo, come semplice esempio, che a Copenaghen, sul tetto dell’impianto di ultima generazione costruito al centro della città, è stata realizzata una pista da sci! Mi fermo qui.… Se avessimo vinto le elezioni, ci saremmo impegnati per realizzare questi progetti, operando in sinergia con il Governo nazionale che, grazie alla spinta propulsiva specie a favore della Campania e del Sud, Matteo Salvini e la Lega stanno portando avanti, coi fatti.
Ma tocca a voi, a voi rappresentanti della sinistra, governare. Ricordatevi però che il tempo delle promesse e delle parole è finito e che il Nostro Posto merita risposte.
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