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18 Settembre 2019 - 07:18
Il quadro in Campania: con l’ex sottosegretario anche Ederoclite e Crolla. Valente: «Per ora non mi muovo dal Pd»
NAPOLI. «Per costruire una nuova strada ci vuole coraggio e visione. Oggi possiamo provarci ancora, forti delle nostre idee e aperti al mondo. Come sempre». Gennaro Migliore ufficializza con un tweet la sua decisione di seguire Matteo Renzi fuori dal Pd. L’ex sottosegretario alla Giustizia compie un altro passo del percorso che, partendo da Rifondazione comunista, lo ha portato prima a Sel e poi tra le fila democrat. «Con Renzi proveremo costruire una strada nuova per lanciare una sfida di lungo periodo ai populisti - dice -. La battaglia contro Salvini e la nascita del Governo è merito di Renzi che non ceduto alla protervia leghista, riportando al centro la democrazia parlamentare e aprendo così a una nuova stagione. Mi impegnerò affinché questo Governo duri. Ma il Pd non ha saputo soddisfare un bisogno di rappresentanza, rimanendo incastrato nelle correnti e in un esercizio autoreferenziale sul piano culturale. Non voglio fare polemiche con chi resta ma è ora di partire».
LE ALTRE ADESIONI. A seguire Migliore saranno l’ex presidente provinciale del partito, Tommaso Ederoclite, e Luciano Crolla, già componente della segreteria regionale democratica. Il primo, su Facebook, è quanto mai esplicito: «Io ci provo. Provo a capire se in questo Paese si possono fare scelte politiche nuove e del tutto inedite. Provo a capire se c’è la possibilità di partecipare politicamente ad un nuovo percorso, senza ripudiare o rinnegare il passato. Provo a lavorare affinché si possa battere Salvini e i populismi, collaborando con le altre forze democratiche di questo Paese». Crolla, dal canto proprio, sempre a mezzo social, sintetizza tutto con un secco «si va». E sulla strada di Renzi è praticamente pronto a incamminarsi anche il sindaco di Ercolano, Ciro Buonajuto, fedelissimo dell’ex presidente del Consiglio. Anche se le sue dichiarazioni lasciano ancora un margine prima della decisione finale: «A livello locale non sono previsti cambiamenti, per cui questa novità non influirà sugli equilibri dell’amministrazione. Qualsiasi altra valutazione, al momento, la ritengo prematura. Di certo, considero questa scelta un tentativo di rendere più forte l’argine contro sovranismi e populismi che sono il vero pericolo per la nostra democrazia. Solo il futuro potrà esprimere un giudizio su questa decisione, ma bisogna ammettere che anche in questo caso Renzi ha scelto la strada più ostica, quella che offriva meno garanzie. Ci voleva coraggio e lo ha avuto».
I PARLAMENTARI CAMPANI. Non si muoveranno, invece, dal Pd il parlamentare napoletani Paolo Siani, fortemente voluto in lista lo scorso anno, proprio da Renzi. «Resto nel Pd. Rivendico il mio ruolo di tecnico e di indipendente» dice il pediatra. Così come pure, sempre dal Parlamento, resteranno alla “casa madre” Piero De Luca, Raffaele Topo e Umberto Del Basso De Caro. Da Valeria Valente, invece, arriva una riflessione più approfondita: «Al momento sono orientata a rimanere nel partito, anche per la mia storia personale. Poi il futuro non è ipotecabile, bisogna vedere come evolve il progetto di Renzi, quali sono le cose che intende mettere in campo». Orientata, almeno per ora, a restare nel Pd l’europarlamentare casertana Pina Picierno.
LE RIFLESSIONI. Detto dei sicuri, c’è chi ha di fatto aperto una pausa di riflessione. È il caso di Graziella Pagano, una lunga carriera politica dai tempi del Pci fino al Pd: «Per cultura sono stata abituata a fare le battaglie all’interno del partito. Ma è chiaro che se, come leggo, si profila un ritorno nel partito di chi ha applaudito al fallimento del referendum costituzionale, vedi Massimo D’Alema, allora è d’obbligo una riflessione di fronte a una forza politica che rischia di ritornare a un anacronistico modello novecentesco di sinistra. Domani prenderò una decisione definitiva». «Incazzato» a mezzo social, invece, si definisce Nicola Caputo, ex europarlamentare e attualmente consigliere del governatore Vincenzo De Luca per gli Affari europei: «C’è un problema serio nel Partito democratico, è un problema di visione, di rispetto delle idee altrui e delle persone che non fanno parte della ditta, un problema di democrazia interna».
I COMMENTI. Sul fronte dei commenti, il ministro Enzo Amendola non usa mezzi termini: «Non ho capito assolutamente le ragioni di questa scissione, on tutto il rispetto per Matteo Renzi, con cui ho anche collaborato e lavorato, io che vengo da una tradizione di partito e quindi considero che la comunità, oltre la leadership, è sempre un’esperienza umana e politica molto forte, non ho capito le ragioni di questa scissione». E Teresa Armato, componente della segreteria nazionale del Pd, è chiara: «Quella di Renzi è una scelta immotivata e francamente poco comprensibile, c’è stata sempre collaborazione nel partito e per questo motivo mi riesce difficile comprenderne le ragioni. Ma come dice il nostro segretario Nicola Zingaretti, adesso dobbiamo andare avanti perché ci sono tante cose, e molto importanti, da fare».
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