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07 Settembre 2020 - 16:46
"Il mio era un esperimento sociale. Volevo dimostrare come il body-shaming sia uno strumento di lotta politica, che funziona solo in determinati casi". A parlare, interpellato dall'Adnkronos, è il docente di storia contemporanea Marco Gervasoni, finito nella bufera per un tweet contro Elly Schlein, vicepresidente della Regione Emilia Romagna, immortalata sulla copertina de 'L'Espresso': "Ma che è, un uomo?".
Dopo la pioggia di critiche il professore universitario si difende e parla di indignazione a senso unico: "Si possono fare commenti sul fisico della Meloni, di Salvini, Trump e Berlusconi. Mentre non è consentito farlo su esponenti di sinistra. Lo abbiamo visto molte volte. Ho pensato quindi di fare questo piccolo esperimento dopo aver visto l'interessante copertina de 'L'Espresso', che giocava sull'immagine mascolina di Schlein, la quale è stata più volte definita gender fluid".
Ma che è, n'omo? pic.twitter.com/8au4TQHAr0
— Marco Gervasoni (@marco_gervasoni) September 5, 2020
Gervasoni si dice sorpreso dagli attacchi ricevuti sul web: "Non mi sarei mai immaginato una reazione così spropositata, si tratta pur sempre di una battuta. Mi ha colpito soprattutto il fatto che moltissimi, anche alcuni parlamentari, abbiano invocato il mio licenziamento dall'Università, cosa non consentita dalle leggi dello Stato italiano. Una mentalità di carattere censorio, totalitario e comunista".
Per il docente "la libertà di espressione è a rischio. Un professore di sinistra - dice ancora all'Adnkronos - può sperare che il Covid uccida Berlusconi, oppure un altro collega, come è capitato qualche settimana fa, può applaudire l'ipotesi che i nuovi partigiani sparino a esponenti di Fratelli d'Italia, senza che sia invocata la loro cacciata. Quando invece il percorso è 'al contrario', partono aggressioni e minacce di morte, come nel mio caso".
Non ritiene dunque di scusarsi con Schlein? "Essendo io un vecchio gentiluomo ed essendo Schlein una donna, potrei farle delle scuse in privato, perché la battuta può essere stata percepita come un'offesa. Ma, dal punto di vista politico, io che combatto la teoria gender rivendico il tweet: quella era una copertina politica ed il body-shaming è uno strumento di lotta politica. O vale per tutti o per nessuno", conclude Gervasoni.
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