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09 Marzo 2021 - 07:00
NAPOLI. Le dimissioni erano nell’aria da qualche tempo. In parte per la denuncia che l’ha colpita per “detenzione di materiale esplodente”.
Ma anche per le motivazioni politiche che vedevano l’area movimentista sempre più lontana dal movimento Dema a guida Clemente. Così ieri, senza dire una parola al sindaco Luigi de Magistris, l’assessora alla Cultura e al Turimo Eleonora de Majo (nella foto) ha presentato le sue dimissioni attraverso una lettera consegnata nelle mani del Capo di Gabinetto Ernesto Pollice da parte di uno staffista dell’ormai ex assessore.
Già all’indomani della denuncia, per aver trovato sette petardi in casa, la de Majo in una dichiarazione trasmessa da Palazzo San Giacomo aveva detto di lasciare «al Sindaco la decisione relativa alla prosecuzione del mio lavoro».
La richiesta di aggiungere questa dichiarazione arrivò dal Municipio.
Segno che da de Magistris non sarebbe arrivata una difesa strenua della sua assessora, come invece fece quando infuriò la bufera sulla comunità ebraica. Ma erano altri tempi. Già da alcuni mesi i rapporti tra i vertici del Movimento e l’ala degli antagonisti erano logorati.
Le indagini della Procura
Le indagini della Procura sulla commissione comunale per il progetto di una statua dedicata a Maradona sono stata l’ultima goccia. Da lì si è arrivati alla denuncia per i petardi.
E da lì è esplosa la miccia, non dei petardi, ma della definitiva rottura dei rapporti tra l’amministrazione e l’assessora. D’altronde nel post su Facebook con cui la de Majo annuncia le dimissioni gli attacchi a de Magistris e Clemente sono fortissimi. «Da tempo non mi riconosco più in questo progetto politico e amministrativo».
Il nodo è la candidatura di Alessandra Clemente a sindaco.
Il nodo è la candidatura di Alessandra Clemente a sindaco. «Non ho mai fatto mistero dell’enorme scetticismo per un’indicazione calata dall’ alto e senza confronto con la città. Ho atteso - scrive de Majo - cercando di comprendere se si sarebbero potuti creare i presupposti per costruire una strada di condivisione. A distanza di sei mesi non solo tutto questo non è accaduto e la candidata lavora esclusivamente per se stessa, ma l’amministrazione appare sempre più distante dalla città reale». Ma la de Majo nel lungo post su Facebook parla anche dell’inchiesta sulla commissione per la statua di Maradona, anzi ne scrive in apertura della nota social:
«La vicenda sta assumendo la piega di un pesantissimo accanimento personale, che è arrivato alla perquisizione in casa con il sequestro di telefoni e computer e dalla pubblicazione sui giornali cittadini di atti che mi riguardano relativi ad indagini ancora in corso di cui a stento io stessa avevo avuto conoscenza».
«Non devo giustificarmi per le scelte politiche», dice in rifimento all’inclusione del capo ultrà Gennaro Grosso, indagato per la guerriglia a Napoli del 23 ottobre scorso, nella commissione per la statua di Diego. Anzi, su questo tema la de Majo va all’attacco:
«Si tratta evidentemente di una invasione di campo della magistratura sul terreno della politica in cui ad essere oggetto di valutazione è il perimetro delle scelte di chi attraverso un mandato elettivo governa la città».
E riecco il tema politico: «Ritengo avrebbe potuto esserci una maggiore esposizione da parte dell’amministrazione, a tutela di scelte che sono stata fin dal primo istante condivise», sottolinea la de Majo. Una difesa delle posizioni che non c’è mai stata. Come non c’è stata, ieri, una reazione del Municipio alle dimissioni.
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