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20 Aprile 2021 - 07:00
NAPOLI. La guerra del sindaco Luigi de Magistris contro il debito ingiusto rischia di arrivare fino all’alta corte inglese, producendo un contenzioso legale con la Deutsche bank che potrebbe produrre danni rilevanti per le finanze della città.
La guerra contro i derivati, strumento che per quasi 15 anni hanno utilizzato quasi 800 enti locali, è stata portata avanti da tanti. Come calcolato da Milena Gabanelli nel giugno 2020 suo suo “Data room” sul Corriere della Sera, sono circa 149 gli enti territoriali ancora coinvolti, dopo che nel 2014 il Governo ha vietato l’uso di questo strumento finanziario. Tra gli enti coinvolti c’è anche Palazzo San Giacomo: due operazioni, con scadenza 2025 e 2035, da valore di 300 milioni. In tanti negli anni hanno sottolineato i danni produtti dai derivati.
Tra questi il primo cittadino di Napoli che della lotta al “debito ingiusto”, prodotto dal suo punto di vista non solo dai derivati ma anche dalle passività accumulate durante le gestioni commissariali (vedi emergenze terremoto e rifiuti), ha fatto una vera e propria bandiera politica. Non solo manifestazioni e dichiarazioni, ma anche una delibera, approvata in giunta lo scorso aprile in piena pandemia. Gli assessori approvavano in quel frangente una delibera di “cancellazione del debito ingiusto”. Si trattava, era chiaro sin da subito, di un atto dal valore pratico assai relativo ma piuttosto di «un atto di indirizzo politico». Insomma, una bandiera ideologica o poco più. È quanto ha sottolineato la stessa l’amministrazione comunale alla Deutsche bank.
Già perchè alla banca tedesca ha preoccupato l’annuncio del Comune che nella delibera si diceva pronto ad «ogni azione per chiudere i derivati che sono vere e proprio scommesse finanziarie». Per questo la Deutsche bank ha deciso bene di «tutelare la sua posizione» davanti all’Alta Corte di giustizia di Londra, inviando un reclamo ufficiale contro il Comune di Napoli. Già perchè la banca tedesca detiene uno dei contratti di swap con il Municipio.
E così il 18 settembre scorso ha depositato il reclamo ufficiale contro il Municipio, comunicato a Palazzo San Giacomo il 22 dicembre. Da lì in poi è partita una lunga serie di missive tra Palazzo San Giacomo e la Deutsche bank.
Così il 27 gennaio la banca tedesca ha proposto al Comune una sospensione del reclamo di tre mesi se nel frattempo avesse dichiarato che «i contratti di swap sono irrevocabili, validi, vincolanti e pienamente conformi alle leggi e ai regolamenti sia italiani che inglesi; che la banca non ha agito in qualità di consulente del Comune e quest’ultimo non ha fatto affidamento su nessuna comunicazione della banca che consigliasse di stipulare i contatti di swap; che il Comune non intende assumere alcuna iniziativa in sede giudiziria in relazione ai contratti di swap».
Il Comune ha risposto con la delibera del 1° aprile in cui la Giunta precisa che la delibera contor il debito ingiuto «non incide sui contratti di mutuo e di swap/derivati in essere, la cui validità ed efficacia permangono». L’8 aprile, poi, in Giunta gli assessori hanno approvato un’altra delibera in cui aderiscono alla sospensione proposta dalla Deutsche bank prima di andare al giudizio. Inoltre ha stanziato 75mila euro per trovare un avvocato specializzato nei rapporti con l’Alta corte di giustizia inglese, vista la mancanza di abilitazione dei legali comunali presso l’Alta corte inglese.
La guerra legale è pronta e il rischio, contro le banche, è alto. E con un Comune indebitato già per oltre 2,5 miliardi, la situazione è tutt’altro che rosea per i napoletani.
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