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12 Luglio 2021 - 07:00
Fino al 2000 è stato uno dei principali fornitori di droga del clan Giuliano. Nonostante la recente condanna a 18 anni, “Peppe l’assassino” torna a casa
NAPOLI. Il vecchio ras della mala di Forcella è affetto da ben sette patologie croniche e non curabili, e il giudice di Sorveglianza ne stabilisce l’incompatibilità con il regime carcerario. Un nuovo colpo di scena si abbatte tra i vicoli della Vicaria, dove il narcotrafficante Giuseppe De Tommaso, alias “Peppe l’assassino”, ha appena fatto rientro dopo aver trascorso gli ultimi due mesi tra la casa circondariale di Poggioreale e l’ospedale Cardarelli. La permanenza dietro le sbarre del 74enne De Tommaso è dunque durata molto meno del previsto. L’anziano ras del clan Giuliano era stato prelevato dalla propria abitazione a fine maggio, quando sulla sua testa era precipitata con il peso di un’incudine la condanna definitiva che lo inchiodava a diciotto anni di reclusione. Si è trattato dell’epilogo giudiziario della maxi-inchiesta “Piazza Pulita”, la colossale indagine che negli anni Duemila ha spazzato via in un colpo solo i vecchi clan Giuliano e Mazzarella. De Tommaso, fratello del ras Ciro e zio del capoultras pentito “Genny ’a carogna”, era stato inquadrato come uno degli stabili fornitori di sostanze stupefacenti del clan Giuliano: un rapporto che, sentenze alla mano, si sarebbe poi interrotto nel 2000, quando la zona di Forcella è passata sotto il controllo dei Mazzarella.
Per quella condotta “Peppe l’assassino” ha rimediato a fine maggio 18 anni di carcere: uno scenario da brividi, in base al quale avrebbe rischiato di trascorrere dietro le sbarre tutto il resto della propria vita. Il ribaltamento del fronte maturato davanti al giudice di Sorveglianza porta la “firma” dell’avvocato Roberto Saccomanno, difensore di De Tommaso, il quale, perizia su perizia, è riuscito a dimostrare l’incompatibilità del proprio assistito con il regime carcerario. Come accertato dai sanitari del Cardarelli, infatti, il 74enne narcos è infatti affetto da ben sette patologie: vasculopatia cerebrale cronica multi-infartuale, lesione del nervo radiale, cardiopatia ischemica, ateromasia carotidea, broncopatia cronica, calcoli alla vescica e prostata ingrandita. Insomma, in assenza di adeguate cure mediche il rischio di lasciarci la pelle sarebbe stato a dir poco concreto.
Per questo motivo, accogliendo l’istanza del difensore Saccomanno, il tribunale di Sorveglianza ha deciso di concedere al ras De Tommaso il beneficio degli arresti domiciliari, tra l’altro nella sua Forcella. Nota a margine, ma non per questo meno significativa: il giudice, andando anche contro l’orientamento della Direzione distrettuale antimafia, ha messo nero su bianco che ad oggi «non emergono concreti elementi di collegamento a clan camorristici e la nota della Dda appare assolutamente generica». Un dato, quest’ultimo, supportato da alcune recentissime informative del commissariato Vicaria-Mercato. La vicenda che ha visto protagonista Giuseppe De Tommaso finisce tra l’altro per fare il paio con quella di Erminia Giuliano. Anche la “Chanel” di Forcella, come riportato nelle scorse settimane dal nostro giornale, era infatti riuscita a evitare la detenzione in carcere a causa delle proprie condizioni di salute. Per entrambi, dunque, niente carcere nonostante le pesantissime condanne rimediate
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