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Dl Aiuti, il M5S uscirà dall'Aula in Senato: Governo verso la crisi

Dl Aiuti, il M5S uscirà dall'Aula in Senato: Governo verso la crisi

ROMA. Il Movimento 5 Stelle non voterà la fiducia al Governo sul provvedimento uscendo dall’Aula. La decisione al termine di una lunghissima giornata. Prima una riunione di cinque ore ieri mattina nel Consiglio nazionale pentastellato convocato dal leader Giuseppe Conte dal quale è emerso l’orientamento a uscire dall’aula al momento del voto. Un modo per non far rimanere agli atti un dissenso formale, ma lasciare comunque un messaggio. Ma non per tutti i pentastellati questa era la posizione: c’era chi era convinto, si era appreso ancora, che - in assenza di risposte concrete alle nove istanze presentate da M5S direttamente al governo, ma è una riflessione che nasce anche prima - sarebbe stato necessario abbandonare la nave. Poi, nel pomeriggio, una telefonata tra il presidente del Consiglio, Mario Draghi, e Conte che a molti è suonata come la possibilità che le cose possano rivelarsi meno complicate del tenuto. In serata la riunione fiume prima del Consiglio nazionale e poi dei gruppi parlamentari e la decisione di uscire dall’aula. «Il nostro documento, con le nostre richieste, esprime l’interpretazione di un forte disagio non tanto del M5S, quanto dei cittadini e delle imprese - ha detto Conte -. Ho forte timore settembre caldo in piazza. Il M5S è l’unica forza politica che si sta interrogando su questa crisi con grande serietà, anche co soluzioni da vari mesi. L’unica forza che sta incalzando il Governo sulle emergenze. Chiediamo un cambio di passo al Governo. Siamo pronti al dialogo ma senza cambiali in bianco. Chi lancia strali di irresponsabilità contro di noi deve guardare nel proprio villaggio». Nel mezzo, però, l’ira delle altre forze di Governo. Chiaro il leader della Lega Matteo Salvini: «Se una forza di maggioranza non vota un decreto di maggioranza, fine, basta. Mi sembra evidente che si vada a votare». Non la pensa così il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, che in una intervista a La Stampa, alla domanda se il Governo possa cadere, ha replicato: «Non dipende certo da noi. Siamo stati i primi a volerlo e abbiamo assunto l’impegno di sostenerlo lealmente fino al 2023. Non cambiamo certamente idea. Però non è possibile che un Governo vada avanti se ogni giorno una delle maggiori forze politiche che dovrebbero sostenerlo si dissocia fino a non votare provvedimenti essenziali. Se i Cinque stelle sono ancora nel perimetro della maggioranza si comportino di conseguenza. Se non lo sono più, lo dicano chiaramente. Per quanto ci riguarda posso dire che i numeri consentono di continuare a governare in ogni caso». Dal canto proprio, il leader del Pd Enrico Letta è chiaro: «Se una forza politica importante come il Movimento Cinque Stelle esce dall’esecutivo non è per ricatto o per ripicca che diciamo che cade tutto e si va al voto. È la logica delle cose che va in questa direzione». Mentre Matteo Renzi non ha lasciato spazio a mezze misure: «Penso che così il Governo non vada più avanti. Meglio un Draghi bis senza grillini o le elezioni», ha scritto il leader di Italia Viva su Twitter.

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