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08 Settembre 2022 - 19:53
«In questa campagna elettorale la mia avversaria è Annarita Patriarca e il suo partito di riferimento, Forza Italia, non avrebbe dovuto candidarla». Lo dichiara Sandro Ruotolo, candidato della coalizione di centrosinistra alla Camera nel collegio uninominale di Torre del Greco (Campania 1-U07), in uno degli incontri di oggi a Castellammare di Stabia.
«È impresentabile non perché suo padre, l'ex senatore Francesco Patriarca, sia stato condannato a 9 anni di carcere per camorra, non perché suo marito, sindaco di San Cipriano d'Aversa, sia stato condannato per camorra, e neppure perché il suo testimone di nozze Nicola Cosentino, ex sottosegretario di Forza Italia, anche lui sia stato condannato per camorra. Il vero motivo per cui Annarita Patriarca è impresentabile - sottolinea Ruotolo - è perché quando lei era sindaca di Gragnano, l'ente locale fu sciolto per camorra. Occorre voltare pagina e dare dignità e rappresentanza ai territori. Un buon politico fa buone leggi, un cattivo politico fa cattive leggi» conclude Ruotolo.
LA REPLICA DELLA PATRIARCA. La replica della Patriarca non si fa attendere. «Le ultime esternazioni di Sandro Ruotolo dimostrano ancora una volta che la politica distruttrice di una certa sinistra, che aizza l'odio, che gioca sul pregiudizio, che usa il sospetto come anticamera della verità, quando in realtà è l'anticamera della calunnia, è refrattaria a ogni tentativo di confronto civile. La sinistra dei roghi di piazza e della caccia alle streghe che ha avvelenato quarant'anni di vita politica e civile di questo paese».
«E allora ricordo a Sandro Ruotolo che la commissione parlamentare antimafia non ha inserito il mio nome tra gli impresentabili nel corso delle ultime elezioni regionali. E non lo ha fatto perché sono stata assolta dal procedimento penale in cui venni ingiustamente coinvolta addirittura con un divieto di dimora nel mio Comune, nonostante una gravidanza a rischio; gravidanza che poi ho perso al quarto mese. E non lo ha fatto soprattutto perché, dallo scioglimento del Comune di Gragnano, non è derivato a mio carico alcun procedimento penale».
«Se Ruotolo non ha altri argomenti per confrontarsi, se non quello di gettare fango e di inquinare il dibattito, allora è meglio che taccia. Non per me, che considero le sue sparate frutto solo di una cattiva educazione politica e di una visione anche un po' triste della vita, ma per il mio territorio. Un territorio che vuole risorgere, vuole crescere e che ha ben chiaro il confine tra legalità e illegalità checché ne pensi Ruotolo. Un territorio in cui esistono sacche di criminalità, che vanno combattute con forza e determinazione, ma in cui vive una maggioranza di persone perbene che certamente guarda con sospetto a chi strumentalizza la giustizia per fare cattiva politica. Un territorio che si domanda invece quali siano le proposte vere e concrete, e non i titoli da vecchia cronaca giudiziaria, che Ruotolo intende offrire; quali le soluzioni ai problemi, se i problemi che attanagliano il territorio li conosce».
«E se vogliamo andare a rivangare il passato, allora diciamo pure che Gragnano ha subito un ingiusto scioglimento, e ricordiamo a Ruotolo che gli scioglimenti possono avvenire anche con l'assoluta estraneità del sindaco e degli amministratori, come nel mio caso – prosegue la Patriarca –. Rammento ancora a Ruotolo che io sono stato l'unico sindaco sciolto pur in presenza di una intercettazione ambientale in cui il figlio del capoclan riferisce al padre, detenuto, che voterà per uno dei miei avversari. Queste cose Ruotolo le sa oppure finge di non saperle oppure gli fa comodo dimenticarle?».
«Inoltre, visto che cita mio padre, voglio rassicurare Ruotolo che, se non fosse morto avrebbe potuto chiedere e ottenere dall'Europa la stessa riabilitazione che è stata tributata a Bruno Contrada, considerato che le accuse e il periodo storico erano gli stessi per entrambi».
«Detto questo, speravamo che Ruotolo con gli anni avesse imparato qualcosa dalla vita e dalla professione, ma mi rendo conto che la violenza verbale, la voglia gratuita di offendere e il senso di superiorità sono ancora gli stessi di quando lo incrociai, ormai 30 anni fa, mentre aggrediva sotto casa mia un ragazzino di 13 anni, mio fratello, colpevole ai suoi occhi di essere il figlio del senatore Patriarca. Dovettero intervenire i vicini di casa per bloccare una violenza fisica e psicologica, fatta brandendo un microfono come un'ascia, nei confronti di un minore tempestato di domande sul padre in stato d'arresto. Questa immagine non potrò mai dimenticarla. Una immagine che dice poco del fatto di cronaca ma tanto dell'uomo».
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