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La Russa passa, strappo Fi

La Russa passa, strappo Fi

ROMA. Il risultato al Senato è quello atteso, ma il modo in cui ci si arriva è dirompente perché spacca maggioranza e opposizione. Ignazio La Russa (nella foto con Sergio Mattarella che lo riceve al Quirinale), alla prima votazione raggiunge il risultato pieno: il braccio destro di Giorgia Meloni è eletto con 116 voti. Si può rallegrare ringraziando «anche per i voti che mi sono arrivati dall’altra parte politica». Ed è questo il colpo di scena che apre i lavori della XIX legislatura. Perché Fi opera lo strappo. Le trattative sul Governo vanno male per gli azzurri, con Silvio Berlusconi che decide di dare un segnale della sua insofferenza alla Meloni: votano lui ed Elisabetta Casellati, ma Fi non ritira la scheda. Tutti pensano alla fumata nera e a La Russa bruciato, invece dall’opposizione arrivano 17 voti segreti determinanti per l’elezione dell’uomo di Fdi.

I NUMERI. A Palazzo Madama il centrodestra può contare su 66 voti di Fdi, 29 della Lega, 2 dei centristi e 18 di Forza Italia. Dando per scontato che Berlusconi e Casellati abbiano votato La Russa, il totale fa 99, 17 voti in meno dei 166 ottenuti dal senatore di Fratelli d’Italia.

UN DISCORSO PER LA PACIFICAZIONE. Nel suo intervento La Russa non si mostra per nulla sorpreso dell’accaduto: «Sarò inflessibile nel difendere i diritti di maggioranza e opposizione», assicura. Si capisce subito che il suo sarà un discorso “ecumenico” e volto alla pacificazione nazionale: «Il mio ringraziamento sincero va alla presidente di questa giornata, senatrice Segre, che non voglio chiamare presidente provvisoria, ma presidente morale. Non c’è una sola parola di quello che ha detto che non abbia meritato il mio applauso», dice la Russa riferendosi al discorso di Liliana Segre, che poco prima ha citato il 25 aprile, il 2 giugno e l’antifascismo.

IL REGNO D’ITALIA E GLI ANNI DI PIOMBO. Alle date indicate dalla Segre, La Russa aggiunge un’altra data: quella «di nascita del Regno d’Italia, che prima o poi dovremo far assurgere tra quelle celebrate con festa nazionale». Non manca pop un omaggio a tutte le vittime degli anni di piombo: dal commissario Calabresi a Ramelli.

LA CITAZIONE DI TATARELLA. La Russa cita anche Sandro Pertini e soprattutto Pinuccio Tatarella, «un uomo che ha insegnato a me e non solo a me il valore del dialogo e dell’armonia».

«FACCIAMO LE RIFORME INSIEME». Da lì all’appello al centrosinistra per «provare a realizzare le riforme insieme» il passo è breve. Al Senato può spettare il via, spiega il neopresidente, «nella necessità di aggiornare non la prima parte della Costituzione, che è intangibile, ma la parte che merita più efficienza, più adeguatezza ai nostri tempi».

«IL LAVORO È RISCATTO PER IL SUD». Non può mancare il tema del lavoro, «che significa anche riscatto per i giovani, per il Sud, per le periferie, per le città, piccole e grandi, che si stanno svuotando».

L’INTERVENTO DELLA SEGRE. Tra i momenti più significativi il prologo della seduta: a presiederla c’è Liliana Segre, in quanto senatrice decana. E l’intervento della senatrice a vita viene accolto da numerose standing ovation. Anche quando cita Matteotti, la Shoah e ricorda che «in occasione del centenario della marcia su Roma, che dette inizio alla dittatura fascista, tocca proprio ad una come me», vittima delle leggi razziali, «assumere momentaneamente la presidenza di questo tempio della democrazia». Per lei da La Russa un mazzo di rose.

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