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Autonomia, dalla Campania un coro di «no»

Autonomia, dalla Campania un coro di «no»

Il disegno di legge sull’autonomia differenziata «ha ricadute nefaste per la Campania»; «ci perde di sicuro il Sud, ma anche il Nord»; la legge è destinata a «togliere risorse dai territori in ritardo e dalle politiche di riequilibrio territoriale». È una raffica di no al disegno di legge leghista targato Roberto Calderoli (nella foto) quella che arriva dalla Campania. La Regione ha avviato un primo ciclo di audizioni per capire quali saranno le ricadute della legge spacca Italia sullo sviluppo del territorio e sui servizi ai cittadini.

OGGI IL VERTICE CON CALDEROLI. Ieri è stata la volta di tecnici, costituzionalisti e professori che hanno analizzato i rischi da un punto di vista giuridico, poi saranno ascoltate le categorie: dalla sanità alla scuola, dalle industrie ai trasporti. Prima , però, oggi il presidente del consiglio regionale della Campania, Gennaro Oliviero, assieme ai suoi omologhi delle altre Regioni, incontrerà il ministro Calderoli proprio sul tema dell’autonomia. «Il percorso avviato dal Governo va affrontato nei veri termini che sono quelli di partire tutti dagli stessi livelli essenziali delle prestazioni (Lep) - avverte Oliviero -, altrimenti ci saranno problemi nel Mezzogiorno. Al momento solo alcune Regioni hanno chiesto di firmare un’intesa, il nostro presidente si è espresso in modo contrario. Noi siamo contrari se non capiremo bene qual è il percorso puntuale e i Lep».

«FALSO CHE CONVENGA A TUTTI». Le audizioni promosse dalla Commissione Speciale del consiglio regionale, presieduta dal consigliere Gennaro Saiello, fotografano «le criticità e le carenze già esistenti e le perplessità delle ricadute nefaste di questa proposta a firma Lega e Calderoli», spiega Saiello. Per il costituzionalista Massimo Villone «non è vero che l’autonomia conviene a tutti. C’è chi vince e chi perde. Chiedere maggiori funzioni che si accompagnano a maggiori risorse da parte di Regioni che oggi sono già avanti nello sviluppo dei territori significa togliere risorse a chi è in ritardo e dalle politiche di riequilibrio territoriale e di riduzione dei divari». Il presidente di Svimez, Adriano Giannola, evidenzia invece che «il Nord crede di risolvere il suo problema alzando i ponti levatoi non considerando che il declino di tutta l’Italia è legato in parte al discorso della marginalizzazione in una specie di ghetto del Sud»

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