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13 Dicembre 2023 - 17:38
La premier: «Questa firma è stata fatta quando il governo era dimissionato»
ROMA. «C'è chi nega che il governo Conte alla chetichella abbia dato l'assenso alla riforma del trattato del Mes, capisco la difficoltà». Così il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel corso delle repliche in Senato in vista del Consiglio europeo, che porta in aula un fax con la firma di Luigi Di Maio che autorizzava la modifica del trattato. «Questa firma è stata fatta un giorno dopo le dimissioni del governo Conte, è stata fatta quando il governo era dimissionato, in carica per gli affari correnti, contro il parere del Parlamento, senza dirlo agli italiani, senza metterci la faccia e con il favore delle tenebre. Capisco l'imbarazzo ma dalla storia non si esce, la propaganda si può fare ma poi rimangono i fogli che dimostrano la scarsissima serietà di un governo che in silenzio, prima di fare gli scatoloni, lasciava questo pacco al governo successivo», aggiunge
Dal canto proprio, Matteo Renzi ricorda che «il Mse nasce con il Governo Berlusconi e quando c'era il Governo Berlusconi la presidente del Consiglio era ministro. Avete diritto di dire no al Mes, ma faccia votare il Parlamento. Se qualcuno è per il Mse e qualcuno è contro il Mes venite in Parlamento e vediamo anche le nostre contraddizioni, io voterò a favore. Il fatto che faccia melina non le fa onore, lei è la donna dei sì sì, no no».
Stefano Patuanelli, presidente dei senatori M5S, non ci sta: «Ormai non c'è più limite alla involontaria comicità della presidente del Consiglio. Nell'aula del Senato, in occasione delle comunicazioni in vista del Consiglio europeo, è tornata a dirci che il suo Governo fa austerità, nel senso che non butta dalla finestra i soldi degli italiani. E certo, perché Giorgia Meloni e compagnia i soldi li tolgono direttamente dalle tasche degli italiani, come dimostrano il taglio alle pensioni di 700mila dipendenti pubblici, il taglio all'indicizzazione delle pensioni, il taglio alla sanità, l'aumento delle tasse su pannolini, assorbenti, case e via dicendo».
Intanto, da un lato la questione dell'allargamento della Ue ai Balcani occidentali e il sostegno all'Ucraina nella guerra di aggressione iniziata dalla Russia nel febbraio del 2022; dall'altro, la revisione del Quadro finanziario pluriennale 2021-27. Questi i due macro-temi che la premier troverà sul tavolo del Consiglio europeo di domani e venerdì, a Bruxelles. Un appuntamento preceduto dal vertice Ue-Balcani occidentali che vedrà impegnata questa sera l'inquilina di Palazzo Chigi insieme agli altri leader. Sullo sfondo resta il tema della riforma della governance economica europea: l'argomento non è all'ordine del giorno del summit del 14 e 15 dicembre, ma potrebbe essere menzionato dopo l'ultimo Ecofin dell'8 dicembre e in vista della riunione straordinaria della prossima settimana. Ma è la questione dell'allargamento della Ue il primo grande 'topic' in agenda. Come sottolineato da Meloni in occasione delle sue comunicazioni alle Camere, il governo italiano sostiene con convinzione la raccomandazione della Commissione di aprire i negoziati per l'adesione di Ucraina e Moldova, paesi pesantemente colpiti dalla guerra scatenata da Vladimir Putin.
Infine, la presidente del Consiglio ha avuto oggi, alla vigilia del Consiglio Europeo, una conversazione telefonica con il Presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelensky. Meloni - viene riferito da Palazzo Chigi - ha confermato il sostegno del Governo italiano in ogni ambito alle Autorità e alla popolazione ucraine. (
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