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22 Febbraio 2024 - 09:36
«Abbiamo completamente riorganizzato i Fondi di coesione, perché i soldi non ci sono in Italia. Ma quando ci sono, non un euro deve tornare indietro dei soldi che l’Europa e l’Italia mettono a disposizione. Questo ha fatto arrabbiare qualche governatore, perché evidentemente bisogna fare un po’ di casino per non far capire la verità, ma chi se ne frega sinceramente. Dobbiamo fare quello che è bene per i cittadini. Poi dicessero che sono… vabbè, a volte». Giorgia Meloni il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, non lo cita mai. Ma nel suo comizio a Cagliari, con cui chiude la campagna elettorale per le Regionali in Sardegna, il riferimento al governatore della Campania - lo stesso che le aveva dato della «stronza» - è chiaro.
LO SCONTRO ALLA CONSULTA. Parole, quelle della premier, che arrivano poche ore dopo che il Consiglio dei ministri ha deliberato che resisterà nel giudizio davanti alla Corte Costituzionale rispetto al ricorso presentato dalla Regione Campania che punta ad ottenere la dichiarazione d’illegittimità costituzionale di alcune norme del decreto Sud. Si tratta del decreto che riguarda «disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione per il rilancio dell’economia nelle aree del Mezzogiorno del Paese nonché in materia d’immigrazione». Si tratta del provvedimento, che nelle intenzioni del Governo punta a dare maggiore impulso alle politiche di coesione rivolte al Sud e a favorirne l’integrazione con il Pnrr, rafforzando l’efficienza dell’uso delle risorse del Fondo sviluppo e coesione attraverso la conclusione di accordi tra il Governo e le amministrazioni locali. Per questo la norma ha riprogrammato l’utilizzazione del Fondo per lo sviluppo e la coesione e previsto la Zona economia speciale (Zes) unica per tutto il Mezzogiorno. Contro entrambi questi provvedimenti è in corso da mesi una durissima battaglia politica di De Luca.
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