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05 Febbraio 2018 - 18:55
È quanto si legge nel ricorso presentato in Cassazione dall'ex first lady contro la sentenza emessa lo scorso novembre dalla Corte d'Appello di Milano con cui i giudici hanno azzerato l'assegno di mantenimento mensile da 1,4 milioni di euro
Veronica Lario «ha rinunciato in giovane età alla carriera di attrice per dedicarsi interamente alla casa, alla famiglia e all'allevamento dei tre figli». Una situazione, voluta da Silvio Berlusconi, da cui lui avrebbe tratto due vantaggi: «potersi dedicare più liberamente e intensamente alle molteplici attività imprenditoriali" e "costruirsi un'immagine di capo di una famiglia felice, largamente sfruttata nella propria vita politica».
È quanto si legge nel ricorso presentato in Cassazione dall'ex first lady contro la sentenza emessa lo scorso novembre dalla Corte d'Appello di Milano con cui i giudici hanno azzerato l'assegno di mantenimento mensile da 1,4 milioni di euro. Nel ricorso di una settantina di pagine i legali della Lario evidenziano una serie di motivi tecnici per cui la sentenza deve essere annullata, definendo "surreale e iniqua" l'ipotesi che la ex first lady, che è rimasta accanto all'ex premier per trent'anni, sia obbligata a restituire a Berlusconi - come stabilito dai giudici milanesi - tre annualità del maxi assegno (pari a 45 milioni circa) «compresi gli importi da lei doverosamente versati al fisco e praticamente irrecuperabili».
Gli avvocati della Lario chiedono alla Suprema Corte «anche qualora non condividessero altri motivi di annullamento della sentenza del tribunale di Milano, quanto meno di cassare il capo relativo alla decorrenza della revoca dell'assegno divorzile, poiché quest'ultimo va considerato per sua natura “destinato al consumo anche indipendentemente dalla sua misura e irripetibile"».
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