NAPOLI. Era un uomo mite, propenso al sorriso. Cattolico. È stato consigliere comunale e assessore della Dc, attento alle esigenze delle fasce deboli di Napoli. Studiava le delibere, era un componente di primo piano della corazzata gavianea: aveva vissuto l’apice della sua carriera negli anni dell’assessorato, dal 1986 al 1989. Era schietto e diretto, per questo non amato da tutti i colleghi.
Luciano Donelli è scomparso ieri all’età di 81 anni, stroncato da un arresto cardiaco massivo. Ne ha dato notizia ssu Facebook la nipote e collega Matilde Andolfo. Donelli viveva a casa sua, a lei ha rivolto le ultime parole: «Non volevo congedarmi». Nel post Matilde lo ricorda con profondo affetto e dolore: «Già non stava in formissima, ma non aveva rinunciato alla lettura del suo Corsera. A Luciano piaceva sentirsi amato, circondato dalle persone che gli volevano bene. Faccio fatica a scrivere, ma lui avrebbe voluto così. Sappiate che questo è il giorno più brutto della mia vita e che sono devastata dal dolore. Era il mio amore». Decine e decine le “faccine di tristezza” sul profilo di Matilde, oltre alle numerose attestazioni di profondo cordoglio (compreso quello dell’amministrazione cittadina). La Dc rappresentò la seconda casa di Luciano, anche se negli ultimi tempi percepì lo scricchiolio delle fondamenta: sferzò la classe dirigente, una volta scrisse i nomi e i cognomi dei leader («cattolici irresponsabili») che dovevano fare di più, chiedeva di “rifondare” lo scudocrociato.
Bisognava rinnovare. Era il “politico dei giovani”, voleva per loro «una legge quadro definitiva ed organica per riscattarli dall’angoscia e dall’incertezza». Era soprattutto il loro voto che gli consentiva di “sbancare” con le preferenze: nel 1987 ottenne oltre 11mila voti e fu il secondo nel partito dietro a Enzo Scotti.
Stava scrivendo il suo ultimo libro: “Moralità e politica”, voleva anche istituire “l’angioino d’oro”. I funerali stamani alle 11,30 nella basilica della Sanità, conosciuta come di San Vincenzo.
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