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03 Maggio 2018 - 13:32
In attesa dell'ultima parola del Colle, volano gli stracci tra Lega e M5S.
In attesa dell'ultima parola del Colle, volano gli stracci tra Lega e M5S. Ad accendere le polveri ci pensa Luigi Di Maio, che ieri ha vestito i panni del barricadero e prima su Twitter ha accusato Matteo Salvini di essersi piegato ai voleri di Arcore - "Non è possibile nessun governo del cambiamento con Berlusconi e il centrodestra. Salvini ha cambiato idea e si è piegato a lui solo per le poltrone. Si torni subito al voto!" - e poi, subito dopo sul blog delle Stelle, ha sferrato l'attacco più duro, che di fatto sa di vera e propria rottura, perché allude ai problemi economici del Carroccio facendo riferimento a fideiussioni e prestiti ottenuti in passato dal leader di Fi.
''Non resta che tornare subito al voto, noi - ha avvertito il candidato premier grillino - non abbiamo alcun problema nel farlo perché ci sostengono i cittadini con le piccole donazioni. Altri, invece, si oppongono perché, tra prestiti e fideiussioni, magari hanno qualche problemino con i soldi. Ma l'Italia non può rimanere bloccata per i guai finanziari di un partito". Il segretario di via Bellerio replica duro e torna a bocciare un ''governicchio'' con tutti dentro: "Non rispondo a insulti e sciocchezze su soldi e poltrone, per noi lealtà e coerenza valgono più dei ministeri. Voglio dare un governo agli italiani, se i grillini preferiscono litigare lo faremo da soli".
Nella serata di ieri, ospite di 'Porta a Porta', Di Maio ha però rincarato la dose: ''Con Salvini la misura è colma. Lui continua a ripetere come un disco rotto 'centrodestra e M5S o voto', ma se continui a portarti Berlusconi allora è voto". Controbatte Salvini: ''Chiunque parli di soldi, prestiti, fideiussioni, regali e ricatti inesistenti a me e alla Lega se finora è stato ignorato, da domani sarà querelato". Mai, dal 4 marzo ad oggi, la tensione tra i due leader ha raggiunti livelli così alti. Tirato in ballo, Berlusconi tace, ma in attesa della Direzione del Pd 'vede' sempre di più quel 'governo del presidente' con tutte le forze responsabili che sotto traccia auspicava sin dal primo momento, spinto da Gianni Letta.
Un'opzione che sembra più vicina, visto che il Quirinale, raccontano, vuol valutare fino all'ultimo se esistono i margini per la nascita di una maggioranza politica certa in grado di sostenere un governo, senza affidare incarichi al buio. Secondo il tam tam di Montecitorio, venerdì il quadro sarà più chiaro e già nel week end potrebbero aprirsi le porte dello Studio alla Vetrata per un rapido giro di consultazioni.
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