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Autonomia differenziata, è braccio di ferro

Il centrodestra la difende, l'opposizione prepara il referendum

Autonomia differenziata

Polemiche dopo il voto alla Camera

ROMA. Continua a far discutere l’autonomia differenziata dopo il via libera alla Camera. Ad aprire inaspettatamente un fronte di dissenso nella maggioranza è il governatore calabrese Roberto Occhiuto che. in un’intervista a Repubblica, sottolinea di essere «dispiaciuto, penso che il centrodestra rischi adesso un boomerang elettorale non solo al Sud ma anche al Nord. Da governatore farò di tutto per difendere la mia terra e i miei cittadini».

Ma il vicepresidente del Consiglio, e ministro degli Esteri, Antonio Tajani spiega che «quella sull’autonomia differenziata è una riforma che va nella giusta direzione, ci sono legittime preoccupazioni nel Sud del Paese che però saranno fugate dall’applicazione degli ordini del giorno proprio a garanzia del Meridione».

Dal fronte Lega si difende il provvedimento sottolineando, come fa il parlamentare campano Gianpiero Zinzi, che «l’autonomia è l’occasione per rilanciare il Sud ed evitare che continui a restare indietro, come purtroppo è successo a causa di un centralismo che non ci ha aiutato in questi ultimi anni combinato al malgoverno della sinistra nelle nostre regioni».

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E il capogruppo campano del Carroccio, Severino Nappi, ribadisce che «sull’autonomia la Regione Campania continua a diffondere menzogne. A tal proposito non è necessario controbattere, come risposta basta allegare il testo del 2019. Ben cinque anni fa, Vincenzo De Luca aveva consegnato a un governo di diverso colore politico, una lettera di formale richiesta di adesione all’autonomia differenziata».

E il deputato campano di FdI Marco Cerreto è netto: «Ci hanno definito traditori, noi parlamentari del Sud siamo traditori dell’Italia perché abbiamo votato per l’autonomia differenziata. Ma io non mi sento traditore, io sogno una Campania che non sia più un fanalino di coda».

Sull’altro fronte, l’opposizione si dice pronta a portare la battaglia fuori dal Parlamento, avviando la raccolta firme per il referendum abrogativo. Ci sono tutti. A Pd, M5S, Avs e Più Europa, cui si sono unite anche Azione e Italia Viva.

Il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi

E sulla linea referendaria si schiera anche il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi: «Sono d’accordo che la parola passi ai cittadini. Credo sia giusto che cittadini debbano decidere che Paese vogliono. Sempre più parliamo della necessità di coinvolgerli ed è giusto che esprimino. Il Sud è una grande opportunità per l’Italia e l’Europa. Se facciamo politiche che rafforzano i divari facciamo un danno al Paese».

Intanto, la Regione Campania ribadisce che non farà alcuna richiesta di autonomia non condividendo la legge. Inoltre, da ambienti di Palazzo Santa Lucia si ricorda che il governatore Vincenzo De Luca alla fine del 2022 aveva avanzato una proposta di riforma che si basava sulla semplificazione e decentramento delle competenze, a Costituzione invariata. Le materie erano pareri ambientali, impianti energetici, piani paesaggistici, trasformazione urbanistica ed edilizia, portualità, insediamenti produttivi e Zes, silenzio-assenso e silenzio devolutivo sui beni sottoposti a tutela paesaggistici.

Il governatore Vincenzo De Luca

E preoccupazione per l’autonomia differenziata arrivano anche dal rettore dell’Università Federico II, Matteo Lorito: «La Crui ha affrontato il tema dell’autonomia differenziata e c’è qualche importante elemento di preoccupazione. Sono previste delle difficoltà finanziarie per tutto il sistema universitario nazionale perché, al momento, il fondo di finanziamento ordinario rimane sempre lo stesso, è sostanzialmente bloccato, e questo significa che si potrebbero facilmente creare delle differenze nel sostegno regionale delle Università».

E Daniela Palumbo, direttrice della sede di Napoli di Bankitalia, evidenzia che «l’autonomia differenziata va attuata tenendo presente che viviamo in un contesto di divari, un contesto di riattivazione delle regole di bilancio europeo. Quindi ci vuole molta prudenza e un’attenta valutazione dei rischi e delle opportunità. Si tratta di definire i Livelli essenziali delle prestazioni, declinandoli operativamente, e di definire quelle prestazioni che, pur non rientrando nei Lep, sono comunque funzionali e richiedono dunque un’uniformità a livello territoriale».

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