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Lo strappo

Ue, Meloni attacca: no alle nomine contro il voto dei cittadini

Mattarella avverte: non si prescinde dall'Italia

Ue, Meloni attacca: no alle nomine contro il voto dei cittadini

La premier Giorgia Meloni durante le comunicazioni in Senato in vista del Consiglio europeo

Ursula von der Leyen teme i franchi tiratori e cerca di ricucire con la premier

ROMA. Dopo una giornata di riflessione e rabbia, Giorgia Meloni decide lo strappo. La premier attacca l’Unione europea sulle nomine ai vertici delle istituzioni di Bruxelles, da cui l’Italia è stata sostanzialmente tenuta fuori.

LO STRAPPO SUL TERZETTO. Il terzetto scelto formato da Antonio Costa come futuro presidente del Consiglio europeo, Ursula von der Leyen presidente della Commissione Ue e Kaja Kallas come Alto Rappresentate per gli affari internazionali, non va giù alla presidente del consiglio. «È stato ignorato il voto dei cittadini. La maggioranza è fragile, servono scelte. Sono i conservatori dell’Ecr il terzo gruppo parlamentare al Parlamento europeo, non i liberali. Non faccio inciuci con la sinistra né qui né in Europa», scandisce Meloni in Aula alla Camera durante le sue comunicazioni in vista del Consiglio europeo di stasera e domani.

IL NO DELL'ITALIA. Passa qualche ora e arriva la conferma dello strappo: fonti europee fanno sapere che finora «sono tre i Paesi che non hanno dato il loro consenso all’accordo sulle nomine: l’Italia, l’Ungheria di Orban e la Slovacchia di Fico».

LA SPONDA DI MATTARELLA.  Una sponda al Governo arriva anche dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel corso della colazione di lavoro al Quirinale con Meloni e i ministri Tajani, Giorgetti e Fitto prima della partenza per Bruxelles: «Non si può prescindere dall’Italia», avverte il Capo dello Stato, anche se dal Colle fanno notare che il Capo dello Stato ha fatto comunque presente che non è suo compito entrare nelle dinamiche politiche della Ue di questi giorni. In serata poi il Presidente della Repubblica promulga la legge sull’Autonomia differenziata. Esulta il leader della Lega, Matteo Salvini: una giornata storica.

L'ITALIA CERCA ALLEATI A BRUXELLES.  In ogni caso i giochi non sono ancora fatti, anche se a Bruxelles i margini sono stretti: difficile raggiungere una minoranza di blocco. Giochi aperti a Strasburgo invece con i franchi tiratori in Parlamento, dove Ursula von der Leyen ha a disposizione una maggioranza Ppe-socialisti-liberali risicata nei numeri. Per questo il Ppe deve decidere se aprire ai Verdi, mentre Francia e Germania escludono un’apertura ai conservatori guidati da Meloni.

LA SPAGNA SOCCORRE FRANCIA E GERMANIA.  Lo spagnolo Pedro Sanchez puntella l’asse Macron-Scholz: «Intesa senza destre». Ma von der Leyen, consapevole del rischio di finire impallinata in Parlamento dai franchi tiratori, cerca di ricucire con Meloni partendo dai migranti.

L'AFFONDO DI MARINA BERLUSCONI. La situazione allarma gli alleati di Meloni, soprattutto i centristi di Fi, che continuano a chiedere al Ppe di aprire ai conservatori e non ai verdi. Sulla scena irrompe Marina Berlusconi: la figlia del Cavaliere si dice preoccupata per gli estremismi di destra in crescita in Europa: «Il successo alle Europee di movimenti con idee antidemocratiche non può non allarmare», avverte.

«ITALIA A RISCHIO ISOLAMENTO». In questa situazione hanno buon gioco le opposizioni che attaccano il Governo: «Così isola l’Italia». La segretaria del Pd Elly Schlein: «Non vogliamo allearci con gli antieuropeisti». Giuseppe Conte (M5S) attacca: «Meloni vada in Europa con a prendersi un posto di prestigio nella Commissione e non lo affidi a un parente». Una «strategia fallimentare» di Meloni, sottolinea Angelo Bonelli di Avs.

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