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Terzo mandato, ok alla norma. Ma il Pd: «De Luca non sarà il nostro candidato»

Schlein: «Regole uguali per tutti». Il centrodestra: «Ci sarà l’impugnativa del Governo»

Terzo mandato, ok alla norma. Ma il Pd: «De Luca non sarà il nostro candidato»

Il governatore Vincenzo De Luca

Vincenzo De Luca, con tanto di corno rosso portafortuna in tasca, incassa il via libera del consiglio regionale, con 33 voti a favore, 16 contrari dell’opposizione e della consigliera Maria Muscarà, e l’astensione della dem Bruna Fiola, alla proposta di legge che gli consentirà una terza candidatura a governatore della Campania. Ma dal Nazareno arriva subito lo stop: «Prendiamo atto del voto del consiglio regionale della Campania . Deve però essere chiaro che il voto espresso non sposta di un millimetro la posizione del Pd nazionale sul limite dei due mandati per le cariche monocratiche. Quindi Vincenzo De Luca non sarà il candidato presidente sostenuto dal Pd alle prossime elezioni regionali» spiega Igor Taruffi, responsabile Organizzazione del partito. E alla festa del Domani, la segretaria Elly Schlein ribadisce: «Possono votare tutte le leggi regionali che vogliono ma questo non cambia la posizione del Pd che è contrario al terzo mandato. Come è stato per Bonaccini e Decaro, le regole valgono le tutti. Prima del consenso viene il buonsenso. Da parte nostra non ci sarà il supporto al terzo mandato, ma vogliamo costruire insieme una proposta per la Campania con il Pd locale e la coalizione». E alla domanda se pensa a espulsioni dal partito, Schlein è chiara: «Non si tratta di espellere, non ci sono nemmeno gli strumenti per fare questo». Il tutto mentre il presidente del Pd, Stefano Bonaccini, è chiaro: «C’è una legge nazionale che prescrive il limite dei due mandati. Io, come noto, l’avrei anche cambiata. Ma è ovvio che le leggi si rispettano. Ma ora pensiamo alle elezioni in Umbria ed Emilia-Romagna, poi a tempo debito ci siederemo e valuteremo chi candidare in Campania non dimenticando il lavoro enorme fatto dalla giunta De Luca». E uno stop deciso arriva anche dal centrodestra. «Penso che giuridicamente non abbia un fondamento valido e credo che il Governo impugnerà la norma» dice il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli anche se il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, sollecitato dai cronisti fuori Palazzo Chigi si limita a rispondere con un «adesso vediamo». Convinti che alla fine il provvedimento sarà impugnato anche i capigruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, e alla Camera, Paolo Barelli: «Siamo esterrefatti per l’ostinazione con cui De Luca porta avanti una causa persa. Fa approvare normative, nel tentativo illusorio di regalarsi un terzo mandato alla guida della Campania, andando in palese contrasto con le norme vigenti. Siamo certi che il governo impugnerà questo testo e che decisioni molto chiare saranno assunte dalla Corte Costituzionale». E tra gli azzurri l’europarlamentare, e coordinatore campano, Fulvio Martusciello, è netto: «De Luca può fare quello che vuole, vinceremo noi. Nella mia carriera politica ho sempre vinto, da consigliere regionale e parlamentare europeo. Vincerò anche nel 2025». Parole che sollevano le perplessità di Amedeo Laboccetta, presidente di Polo Sud ed ex parlamentare del Pdl: «Il dirigente forzista dimentica o finge di dimenticare che non basta essere rastrellatori di preferenze per vincere in una competizione di tipo maggioritario qual è, appunto, l’elezione a governatore». E se De Luca va via senza commentare, a intervenire sulla costituzionalità della legge è il vicepresidente Fulvio Bonavitacola: «Sono curioso di capire di quale profilo di incostituzionalità parli il centrodestra. E poi perché non ci sarebbero problemi in Piemonte e in Campania sì?». Intanto, passa anche la proposta di modifica della legge elettorale ad iniziativa del capogruppo Pd Mario Casillo che elimina il limite del 65 per cento del premio di maggioranza; introduce una soglia di sbarramento al 2,5 per cento per tutte le liste e riduce il numero di firme necessarie per la loro presentazione; sospende, a partire dalla prossima legislatura, il consigliere regionale eletto nel caso diventi assessore; sancisce l’ineleggibilità dei sindaci dei Comuni campani fino a 5mila abitanti, oltre a quella già prevista per quelli con popolazione superiore, introducendo l’obbligo, in caso di candidatura alle elezioni regionali, di dimissioni tre mesi prima del termine della legislatura. Il tutto mentre dall’assemblea arriva l’ok, con il voto contrario del centrodestra e di Muscarà e l’astensione del M5S, della proposta di legge alle Camere per le modifiche alla normativa sull’autonomia differenziata. Infine, ok anche al Documento di Economia e Finanza 2025-2027.

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