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Presidenti di Regione
24 Giugno 2025 - 15:29
La Lega ha presentato in commissione Affari costituzionali del Senato l'emendamento al ddl Assessori regionali, sul terzo mandato per i presidenti di Regione. All'articolo 1 dell'emendamento, si legge che, alla legge del 2 luglio 2004, che disciplina il sistema di elezione dei presidenti di Regione, si sostituiscono le parole "secondo mandato" con "terzo mandato".
Tale disposizione, si legge sempre nel testo dell'emendamento, "si applica a ciascuna regione a statuto ordinario con riferimento ai mandati successivi all'adozione della prima legge regionale intervenuta in materia elettorale dopo l'entrata in vigore", della legge del 2004.
«Presentiamo l'emendamento consapevoli che le posizioni in maggioranza non sono univoche - dice il senatore leghista Paolo Tosato uscendo dalla commissione - ma è una nostra battaglia e la portiamo avanti».
In tutto sono 27 gli emendamenti al provvedimento, fa sapere il presidente della commissione, Alberto Balboni. Tra questi, "Dodici dal gruppo misto, 3 dalla Lega, 2 da Fdi, 2 da Fi e 1 dai 5 Stelle". L'illustrazione e la probabile votazione degli emendamenti è fissata per giovedì mattina alle 9.
TOSATO
«L'abbiamo depositato perché questa rimane la nostra posizione. Riteniamo che chi deve giudicare l'operato un presidente di regione debba essere la cittadinanza e riteniamo che ci sono governatori che ancora oggi, dopo due mandati, siano ancora più accreditati nel consenso dei cittadini e molti di questi cittadini si chiedono perché non possono votare il presidente che preferiscono e in cui si riconoscono» spiega il senatore Tosato.
«Lo presentiamo consapevoli che le posizioni all'interno della maggioranza non sono univoche - prosegue Tosato - e che attualmente le possibilità che venga accolto, che trovi i voti, sono ancora oggi molto risicate, ma noi la nostra battaglia la portiamo avanti fino in fondo per non lasciare nulla di intentato e anche per fare chiarezza sulle varie posizioni, ce ne sono alcune nette, alcune un po' più sfumate, andiamo a vedere il voto come si manifesterà in commissione in modo chiaro e inequivocabile».
Se il governo «darà libertà di voto, noi lo metteremo al voto l'emendamento. Più delicata sarebbe la situazione se il governo desse parere negativo, in quel caso faremo una riflessione se non sia opportuno ritirare l'emendamento», conclude.
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