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Terzo mandato, respinto il blitz finale

Bocciato in commissione l’emendamento leghista, ora è finita: no anche da FdI

Terzo mandato, respinto il blitz finale

ROMA. Terzo mandato, sfuma tutto. La battaglia finale si è giocata ieri, in commissione Affari costituzionali al Senato (nella foto). L'esito, peraltro, appariva abbastanza scontato. L'emendamento a prima firma del veneto Paolo Tosato viene respinto con 15 no. Ad opporsi è anche Fratelli d'Italia che pure, con l'apertura a discuterne, aveva riacceso le speranze leghiste e di altri, come il governatore campano Vincenzo De Luca.

Due gli astenuti e cinque i voti a favore da Lega, Italia Viva e le Autonomie. Nonostante il mancato accordo di coalizione, il partito di Matteo Salvini ha insistito per andare alla conta in commissione. Ma gli ha detto male. «È la quinta volta che presentiamo l'emendamento - spiega Roberto Calderoli, ministro leghista per gli Affari Regionali - , c'era stata anche un'ipotesi di un potenziale accordo che non si è trovato, e con amarezza devo dire è stato bocciato per la quinta volta». Fa il pompiere Maurizio Gasparri, capogruppo forzista a Palazzo Madama: «Non vedo novità e non do una lettura problematica, ognuno ha mantenuto le sue posizioni in coerenza e andiamo avanti come coalizione, a cominciare dalla Giustizia con una delle riforme cardine del programma storico del centrodestra».

Glissa invece Luca Zaia, governatore del Veneto, stoppato come De Luca dalla tagliola del limite di mandati. «Non ne ero minimamente a conoscenza - afferma -, per me la partita era già chiusa».

Esulta l’opposizione. «La maggioranza è divisa e - sostiene Francesco Boccia, capogruppo Pd al Senato - i dispetti tra i partiti della destra continuano. FdI e FI hanno lasciato che la Lega andasse a sbattere contro il 'no' della maggioranza in Commissione Affari costituzionali. L'ipotesi del terzo mandato è definitivamente affossata ma le tensioni dentro la compagine di governo continuano: siamo di fronte ad un Suk in cui si barattano promesse e ipotesi di riforme che dopo quasi tre anni però restano al palo: vale per l'Autonomia differenziata, vale per il Premierato, vale per la separazione delle carriere dei magistrati che stiamo discutendo in Senato ma che non è prevista nel calendario della Camera delle prossime settimane».

Messa una pietra sopra la vicenda, si apre ora il dossier Regionali. Ovunque si sceglieranno «i migliori», assicura il responsabile organizzazione di Fdi Giovanni Donzelli, mentre Forza Italia minimizza gli effetti sulla coalizione come fa Antonio Tajani. Che prima o poi si dovrà sedere con gli altri leader, come spiega anche Maurizio Gasparri, per trovare una sintesi. Per ora l’unica candidatura certa nel centrodestra è quella di Francesco Acquaroli, che cerca il bis nelle Marche. Per le altre ci sono diverse ipotesi ma la quadra si potrà trovare solo sciogliendo il nodo del Veneto.

In Campania si starebbe anche aspettando di vedere quello che accadrà nel campo avversario. Il centrosinistra sogna un 4- 1, lasciando sul campo proprio la regione di Zaia. Nelle Marche, dove adesso governa il centrodestra, si punta sul dem Matteo Ricci. In Puglia il candidato in pectore è Antonio De Caro. In Toscana si ricandida Eugenio Giani.

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