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La riflessione

Per politici come Salvini la guerra non è mai finita

Accanimento reale, lotta politica senza quartiere, o che altro?

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Matteo Salvini

La crociata di numerosi magistrati contro Matteo Salvini fa registrare nelle ultime ore una mossa a sorpresa: la Procura di Palermo ha infatti depositato in Cassazione un ricorso contro la sentenza che il 20 dicembre 2024 ha assolto dai reati di sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio il leader della Lega per la vicenda Open Arms. Ma non è una mossa come tante altre. L’atto depositato dai pm palermitani alla Suprema Corte è il cosiddetto “ricorso per saltum”, che potrebbe consentire di bypassare un eventuale processo d’Appello, per ottenere direttamente una pronuncia della Suprema Corte. Urgenza vera? Accanimento reale, lotta politica senza quartiere, o che altro? Staremo a vedere cosa decideranno gli Ermellini, cui spetta ovviamente l’ultima parola.

Ma intanto vengono alla mente le parole scritte dal ministro della Difesa Guido Crosetto sui fatti giudiziari che in questi giorni travolgono Milano e molti vip fra coloro che governano la città. Scrive Crosetto (con puro spirito garantista, dal momento che tutti gli indagati, a partire dal sindaco Sala, sono su sponde politiche opposte alle sue): «Continuo a pensare che la magistratura non debba e non possa sostituirsi al corpo elettorale».Come dargli torto? Sui fatti contestati a Milano non si tratterebbe dunque di battaglia politica, bensì di una supplenza – non prevista dalla legge – della magistratura alla volontà del corpo elettorale. Nel caso di Matteo Salvini, invece, l’autentica guerra di parte della magistratura talune sponde della politica italiana potrebbe avere radici più profonde, risalenti nel tempo.

Magari a quel 14 febbraio del 2016 quando Salvini, come riportato da Repubblica, commentando il rinvio a giudizio del deputato della Lega Edoardo Rixi per ipotesi di peculato nell’ambito dell’inchiesta sulle “spese pazze” in Liguria, dichiarava: «Difenderò qualunque parlamentare leghista da questa magistratura, che è un cancro da estirpare». Rixi, come sappiamo, riceverà in seguito due successive assoluzioni: dalla corte d’Appello perché il fatto non sussiste, poi, a marzo 2022, dalla Cassazione. A Salvini invece quelle dichiarazioni costeranno molto care. Il 7 settembre 2018 la Procura di Palermo lo iscrive nel registro degli indagati con l’accusa di sequestro di persona e abuso d’ufficio per non aver concesso, nella sua veste di ministro degli Interni, lo sbarco dei migranti che erano a bordo della nave Diciotti. La vicenda si chiuderà con l’ennesima richiesta di autorizzazione a procedere, che verrà negata dal Senato il 20 marzo del 2019. Parte allora in quarta la Procura di Catania con analoghe ipotesi accusatorie per il caso della nave Gregoretti.

Anche qui, stop and go di richieste di autorizzazione a procedere, fino a quando nel 2021 è lo stesso Gup di Catania a prosciogliere Salvini dall’accusa di sequestro, pronunciando il non luogo a procedere. E siamo tornati a bomba, perché quello stesso 2019, in cui Salvini parla ai giornalisti di certa magistratura come “un cancro da estirpare”, la Procura di Agrigento lo indaga nuovamente, stavolta per la nave Open Arms. Un processo interminabile, quello che si apre, in cui la Procura convoca come suo teste perfino una star di Hollywood come Richard Gere. Fino all’assoluzione di dicembre 2024. E fino ad oggi, quando arriva il ricorso “ad saltum” alla Suprema Corte, così negando a priori anche la possibilità di un giudizio in Corte di Appello. A dimostrazione del fatto che, per politici come Matteo Salvini, la guerra non è mai finita.

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