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La doppia morale dei senza morale

Come se l'Italia non fosse uno Stato di diritto

Parlare di “doppia morale” quando si valutano i comportamenti della sinistra, di Schlein, Conte e compagni rispetto ai coinvolgimenti di politica e politici nei fatti di giustizia, significa affermare una verità sacrosanta, ma se se ne parla relativamente a Bonelli e Fratoianni è addirittura un obbrobrio. Nel loro caso infatti, non esiste la doppia morale e neanche la morale. Per gli esponenti del Pd, infatti, basta una “delazione” giornalistica, un'iscrizione nel registro degli indagati o un avviso di garanzia, per trasformare un avversario politico in un pericolosissimo criminale e chiederne le dimissioni, ancor prima dell'eventuale condanna, se ricopre un incarico istituzionale. Come se l'Italia non fosse uno Stato di diritto dove “L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”.

Se, però, l'eventuale inquisito è un “compagno” è da considerarsi innocente a prescindere. A questo punto, però, vien da chiedersi quale sia la differenza fra sinistra Pd ed estrema sinistra Avs che fa diventare ciò che per i primi è doppia morale, per i secondi amoralità. E presto detto. I primi si limitano a difendere la presunta integrità dei compagni eventualmente inquisiti, Bonelli (che si vanta a ragione di essere il re degli esposti alle procure) e Fratoianni agli amici imputati a rischio condanna o già condannati, offrono, invece, poltrone di riguardo nelle istituzioni.

Ma andiamo con ordine. Hanno cominciato in occasione delle ultime politiche trascinandosi dietro alla Camera l'attivitsta ivoriano Soumahoro (che, pur vivendo con moglie e famiglia non si era accorto (?) che l'allegra combriccola aveva «sottratto 7 milioni di euro, ai migranti, utilizzandoli per garantire alla moglie, (“era giusto ne godesse anche lei”, disse Aboubakar) il “diritto all'eleganza”) a lui bastava l'immunità parlamentare. Hanno poi continuato con Ilaria Salis (occupatrice abusiva di case e manganellatrice di presunti “fascisti” e, al momento del voto, in carcere in Ungheria,) fatta sbarcare all'Europarlamento, per assicurarle l'immunità, consentendole di lasciare la cella. I miei pochi lettori ricordarenno che il 9 febbraio di quest'anno, conoscendo i personaggi di cui parlavo in quella nota, mi sono chiesto e ho chiesto: e ora dopo Soumahoro e Salis a chi toccheranno medaglia, scranno e stipendio parlamentare omaggio di Avs?

In verità nel pieno del caso Almasri avevano messo gli occhi su Magok Biel Ruei. Immigrato clandestino sudanese presunta vittima delle torture del generale libico che dopo essersi incontrato alla Camera con Schlein & c. era stato invitato anche alla conferenza stampa “celebrativa” dell'avvenimento, con relativo book fotografico. Poi, Però, ci hanno ripensato e hanno deciso che trattandosi delle regionali calabre, sarebbe stato più opportuno puntare sull'ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano, attualmente europarlamentare e hanno proposto al centrosinistra di candidarlo, nonostante a febbraio fosse stato condannato dal tribunale di Locri a 18 mesi di reclusione con pena sospesa. Lui si schernisce,” non sono all'altezza, poi ci ripensa e... “ma vedremo”.

La ciliegina sulla torta, però, il duo avisino Angelo e Nicola hanno provveduto a metterla denunciando alla Corte Penale Internazionale il governo italiano per “complicità in criminì di guerra, crimini contro l'umanità e genocidio”. Una dimostrazione della loro consapevolezza della scarsa fiducia dei cittadini, nei confronti dei magistrati italiani. Basta pensare, che dal 1987 ad oggi si sono svolti ben 4 referendum su temi della giustizia per: “l'abolizione della limitazione della responsabilità civile per i giudici”; 1997: “Abolizione del sistema di progressione delle carriere dei magistrati” e “Divieto degli incarichi extragiudiziali delle toghe”; 2000 “Modifica dei meccanismi di elezione del Csm e sepazione della carriere fra magistrati inquirenti e giudicanti”; tema riproposto ancora tre anni addietro.

Ebbene nessuno di questi refendum ha portato i risultati sperati dai proponenti, ma solo perchè essendo abrogativi per avere validità sarebbe occorso il quorum del 50%+1 dei votanti che non è mai arrivato, ma i voti a favore dei temi proposti sono sempre stati dei veri plebisciti per il “si” oscillando ogni volta dall'80 all'85% , dimostrando che tra cittadini e giudici c'è un abisso. Non gli basta, come detta la Costituzione, limitarsi a governare la giustizia, ma vogliono legiferare al posto dell'esecutivo. Sicché hanno capito che l'unica possibilità di bloccare la riforma della giustizia è quella di fermare il governo per via giudiziaria e ci stanno provando in tutti i modi disperatamente.

Vedi (una per tutte) l'assurda richiesta di autorizzazione a procedere contro Nordio, Piantedosi e Mantovano, coinvolgendo il capo di gabinetto di Nordio, Giusi Bartolozzi. Ma, la riforma della giustizia avanza troppo velocemente e i tempi per realizzare il loro disegno si fanno sempre più stretti. Tanto più che il governo e Meloni, continuano a ribadire la propria determinazione a concludere la questione entro la prossima primavera. E chiarire, anche ai giudici e alla sinistra, che l'Italia è, e resterà, una repubblica democratica e non giudiziaria.

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