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Ecco perché Giorgia vincerà anche le prossime elezioni

Siamo tornati ai tempi in cui si immaginava il centrodestra come la casa dei fascisti e il centrosinistra la casa degli onesti

Referendum, Meloni: «Vado al seggio per rispetto ma non votare è un diritto»

Giorgia Meloni

La sicurezza? Dovrebbe essere patrimonio comune. E invece si colora di contrapposte ideologie. La sicurezza è diventata la guerra che tutti, a parole, dichiarano di non volere. Pensavamo, speravamo, di aver superata l’esperienza raccontata da Guareschi. Ma da quando il centrodestra, con la Premier Meloni, politica di razza, è alla guida del Paese, il conflitto da ideologico si è trasformato in una guerra tra opposte leadership. Si sono più che moltiplicati, a centinaia, i Peppone. Ma così facendo le truppe di Don Camillo, all’alba del 2027 avranno facilmente la meglio per demerito della cosiddetta sinistra costituzionale. Le prossime elezioni regionali segneranno il definitivo tramonto delle rivoluzionarie intenzioni.

Siamo tornati ai tempi in cui si immaginava il centrodestra come la casa dei fascisti e il centrosinistra la casa degli onesti, dei paladini del riscatto sociale. Niente di più terrificante. Il centrosinistra, comprese anche le truppe cammellate della buona politica. Niente di più falso. Il conflitto con la Meloni, con i fratelli d’Italia pronti al contrattacco, ha dato agli uomini nella vecchia politica sinistrorsa una nuova visibilità, anche se effimera. E in particolare il conflitto alla Regione Campania si presenta più acceso che mai. La Campania attualmente è guidata dall’imperatore salernitano sostenuto dai pentastellati orfani di Grillo. La miscela è davvero esplosiva. E poco potranno i cosiddetti centristi di Renzi e i moderati di Maurizio Lupi, un tempo tra i maggiorenti delle truppe cielline di Don Giussani.

In questo bailamme Giorgia svetta e si distingue alla grande. Il suo attivismo e la sua capacità di comunicare ne fanno una vera leader. Una donna, più donna che mai, capace di tener testa ai marpioni della politica, dentro e fuori del suo partito. In conclusione fino a quando i Conte di turno grideranno “al lupo, al lupo“ il nostro primo ministro potrà continuare a governare in tutta tranquillità. I Bonelli e gli inossidabili compagni avranno voglia di sperare nella mano armata di qualche pubblico ministero orfano di Di Pietro, perché bisogna punire chi sta riuscendo dove anche Berlusconi non è riuscito.

Giorgia Meloni, senza perdersi d’animo, riuscirà a sdoganare definitivamente gli uomini e le donne interessati soprattutto al cambiamento senza che l’Anm possa nuocere a chi sta rischiando davvero di trasformare il Paese in meglio. Alla fine della guerra interna, a differenza dei protagonisti raccontati da Guareschi, ci saranno vincitori e vinti, e nessun Peppone. Bisognerà mantenere alto lo scudo delle buone pratiche di governo. Giorgia ci riuscirà.

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