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Doppia morale e ipocrisia: maschere che diventano volti

È una delle piaghe più subdole della società contemporanea

Doppia morale e ipocrisia: maschere che diventano volti

In un mondo dove la verità sembra essere divenuta merce di scambio e la coerenza un lusso ormai inaccessibile, la doppia morale si erge come una delle piaghe più subdole della società contemporanea. Non si tratta semplicemente di mentire o di fingere: l'ipocrisia morale rappresenta la forma più sofisticata e perniciosa di inganno, dove l'individuo non solo tradisce gli altri, ma tradisce soprattutto se stesso, costruendo un castello di sabbia su fondamenta che sa essere marce. La doppia morale non è infatti una semplice contraddizione comportamentale, ma un sistema di valori costruito ad hoc per giustificare l'ingiustificabile.

Come osservava acutamente Blaise Pascal nelle sue riflessioni sulla condizione umana, "il più grande atto di ipocrisia è nascondere l'ipocrisia". È quella strategia sottile e machiavellica per cui si applicano criteri diversi a seconda di chi compie l'azione: ciò che è peccaminoso negli altri diventa virtù quando lo facciamo noi. L'ipocrita è letteralmente un attore che ha dimenticato di essere sul palcoscenico o, peggio ancora, che ha trasformato la vita stessa in un teatro permanente dove la maschera è diventata il volto.

Ma a differenza dell'attore onesto che sa di fingere per diletto altrui, l'ipocrita finge per inganno proprio e altrui. Già nell'antichità i più grandi pensatori avevano individuato nella doppia morale un nemico della giustizia e della verità e Friedrich Nietzsche, con la sua spietata analisi, aveva identificato nell'ipocrisia una delle manifestazioni più subdole della "morale degli schiavi".

Secondo il filosofo tedesco, l'ipocrita predica umiltà mentre cova risentimento, proclama amore universale mentre nutre odio particolare, ostenta perdono mentre medita vendetta. È la malafede elevata a sistema, dove “fare ciò che in realtà è contrario alla natura umana viene presentato come amore”. Gli uomini che praticano la doppia morale sono traditori a un livello più profondo di quello meramente sociale: tradiscono l'idea stessa di verità e giustizia. Come aveva intuito Hegel, l'ipocrisia rappresenta l'ego che si erge a giudice supremo della moralità, applicando criteri diversi a seconda della convenienza. E questa forma di tradimento è particolarmente disprezzabile perché corrode le fondamenta stesse del patto sociale: quando chi predica virtù la calpesta nell'intimità, non solo viene meno alla fiducia altrui ma avvelena l'atmosfera collettiva.

Il politico che predica onestà mentre prevarica, l'intellettuale che ostenta cultura mentre coltiva ignoranza, il religioso che proclama carità mentre pratica l’avidità: tutti costoro non sono semplicemente dei bugiardi, sono dei corruttori dell'ordine morale, dei sabotatori della fiducia collettiva. Chi pratica la doppia morale paga un prezzo altissimo, anche se non sempre se ne rende conto perché vive in uno stato di tensione permanente, prigioniero delle proprie finzioni, schiavo delle proprie contraddizioni. L'ipocrita vive nell'illusione di poter tenere separati i compartimenti della propria esistenza: pubblico e privato, predica e pratica, apparenza e realtà.

Non comprende che questa scissione è destinata a implodere, che la maschera finirà inevitabilmente per soffocare il volto, che la menzogna sistematica corrode l'anima fino a renderla irriconoscibile anche a se stessa. Perché la verità e la giustizia non sono merce di scambio ma valori assoluti che non ammettono compromessi né eccezioni. Nella nostra Nazione ipocrisia e doppia morale sono oggi il Dna malato di chi si ostina ancora a non accettare il risultato delle urne e le regole della democraziae dell’alternanza, di chi ritieneancora di essere il depositarioeterno della Verità assoluta edella Giustizia assoluta, di chi è disposto a tutto anche a sollecitare estremismi politicoideologici di matrice insurrezionalista pur di non perdere posizioni di privilegio stratificatesi nel corso di decenni, di chi cavalca velleitarismi pacifisti a senso unico e stabilisce la gerarchia dell’importanza delle vittime delle guerre che divorano il mondo e quella delle emergenzeumanitarie solo ed esclusivamente in base ai propri criteri di opportunismo politico.

Chiedere un minimo di autocritica e un minimo di umiltà a chi pratica tale presunzione prevaricatrice elevata all’ennesima potenza è inutile. Continueranno a essere sempreprigionieri delle loro stesse menzogne, vittime di unirrazionale corto circuito ideologico che ininterrottamente li divora, senza neanche risparmiarne la dignità.

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