Tutte le novità
carte da viaggio
30 Settembre 2025 - 09:49
Benedetto Croce
Nella prigione invisibile della sua psiche, Benedetto Croce scrive anche pagine cupe ed oscure. Siamo nel dicembre del 1925. È, ormai, il centenario di quelle parole. Sui suoi celeberrimi “Taccuini“ il filosofo confessa l’inquietudine di quei giorni. Non sembra disposto ad accettare la complessa situazione politica di quel periodo, i limiti alla libertà di stampa, lo scioglimento dei partiti. Realtà che si muovono decisamente contro i suoi principi. Ma non vuole e non può approdare alla morte. Lo impediscono i doveri che legano ognuno agli affetti, agli studi e alla società. E, quindi, nonostante tutto, sa che “bisogna vivere, vivere come se il mondo andasse o si avviasse ad andare conforme ai nostri ideali“.
Una riflessione puntuale e modernissima che conserva la sua forza anche nella contemporaneità di fronte a tante vite che, nella loro fragilità, si disgregano confusamente. Croce ricorda di aver scoperto un piccolo trattato settecentesco denominato “Della dissimulazione onesta“, “dell’inganno che si ha il diritto e il dovere di fare a sé stessi per sostenere la vita“. Sono pagine che hanno aperto profonde riflessioni critiche. Ci si è interrogati più volte sull’interpretazione di quella dissimulazione, sull’onestà di quell’inganno per ognuno di noi. Come se l’ uomo dovesse continuamente mentire a sé stesso per ritrovare le ragioni della continuità della sua esistenza.
E noi, in questo senso, non possiamo che sposare le tesi di Gennaro Sasso, storico della filosofia, che ha sempre valutato come Croce, con quelle parole, non volesse solo ritrarsi nella propria intimità ma anche “stornare la mente dai fantasmi angosciosi della negatività del reale, rendendola strumento di pensiero e di azione“ . Si ha la chiara sensazione che il filosofo abruzzese abbia iniziato presto questo esercizio di dissimulazione. La perdita dei genitori e della sorella nel terremoto di Casamicciola del 1883, vissuta, tra l’altro, in presa diretta, appena sedicenne, con il rimorso di essersi salvato, condizionarono presto la sua vita. Una tragedia che lo accompagnerà per sempre, segnandolo costantemente.
Ecco, quindi, che Croce conosce bene questo esercizio e lo indica al mondo come una delle poche vie di fuga, una delle rare uscite di sicurezza dal proprio difficile vissuto quotidiano. Un’analisi che supera i confini del tempo. Parole che, dopo cento anni, conservano ancora, indiscutibilmente, una straordinaria attualità.
Copyright @ - Nuovo Giornale Roma Società Cooperativa - Corso Garibaldi, 32 - Napoli - 80142 - Partita Iva 07406411210 - La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo - Il giornale aderisce alla FILE (Federazione Italiana Liberi Editori) e all'IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo giornale può essere riprodotta con alcun mezzo e/o diffusa in alcun modo e a qualsiasi titolo