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La reale complessità di una elezione regionale

Manifesti e fac-simile circolavano ovunque. Ora l’orizzonte è mutato: la piazza è virtuale

La reale complessità di una elezione regionale

Le campagne elettorali, ormai, mutano geneticamente. L’evoluzione tecnologica ha portato, progressivamente, a nuove forme di approccio, radicalmente diverse rispetto al passato. Prendiamo le Regionali, l’argomento del giorno. Una volta, il perimetro del consenso viveva su piattaforme diverse. C’era la sezione, il cuore della vita politica e del dibattito, che si mobilitava per questo o quel candidato. Lo si riceveva con sussiego, si ponevano interrogativi, si animava un confronto e, poi, probabilmente, si votava più o meno compatti.

C’erano i manifesti che inondavano tutti i muri, i fac- simile che circolavano soprattutto nei quartieri più popolari. Parliamo degli anni Novanta, non certo del passato remoto. Ora, l’orizzonte è mutato. Scolorendosi le ideologie, le sezioni sono praticamente scomparse e le poche rimaste hanno disperso il senso di comunità, di frequentazione, di partecipazione che le aveva, da sempre, caratterizzate. Si aprono raramente, magari solo in campagna elettorale, e hanno, in gran parte, un peso specifico davvero minimo da trasferire al singolo candidato.

Adesso, nella società liquida, tutti provano a districarsi sui social, la piazza virtuale, in cerca di una timida visibilità. Poi, certo, ci sono le riunioni nelle case degli amici, il costante chiacchiericcio del passa-parola, la presenza su qualche tv privata. Ma il periscopio dei media è concentrato, soprattutto, su chi gareggia per la Presidenza e gli spazi di azione restano oggettivamente pochi. Magari si va ancora in giro nei mercatini, allo stadio, al centro ma il risultato è scarno perché l’elettore resta diffidente, spesso votato all’astensionismo, poco propenso ad ascoltare le ragioni del candidato.

Non c’è più un substrato ideologico, c’è scarsissima conoscenza del metodo di voto e si diffida anche delle future promesse di qualche estemporaneo rappresentante politico. Si vota, magari, secondo un’emozione, una sensazione, convincendosi della qualità del candidato, dietro lo stimolo di un parente o di un  amico, oppure inseguendo confusamente una piccola clientela dell’ultim’ora. E importa poco se quel partito è schierato a destra o a sinistra, se corrisponde ad un simbolo civico o politico, se quella lista raggiungerà o meno il quorum, rendendo magari quel voto inutile. Sono le contraddizioni elettorali dei tempi moderni, realtà che rendono difficile la vita di ogni candidato.

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