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Separazione carriere, divisioni trasversali

Alla Fondazione Banco di Napoli primo confronto sulla riforma della Giustizia che sarà sottoposta a referendum

Separazione carriere, divisioni trasversali

NAPOLI. La Fondazione Banco di Napoli ha organizzato il primo confronto di livello sulla separazione delle carriere dopo l’approvazione della riforma al Senato. Moderati dall’ex magistrato Bruno D’Urso, gli intervenuti hanno mantenuto il dibattito su un piano tecnico tra addetti ai lavori. «Non è un progetto eversivo, non è una riforma contro l’autonomia della magistratura», ha detto il professore Vittorio Manes, dell’Università di Bologna. D’accordo il magistrato Giuseppe Cioffi del Tribunale di Napoli Nord: «Non vedo pericoli e non capisco la voglia di contrapposizione a tutti i costi da parte della magistratura associata».

Il procuratore generale presso la Corte d’Appello di Napoli Aldo Policastro ha bocciato la riforma, ma puntando alla duplicazione dei Csm, e al sorteggio piuttosto che alla separazione delle carriere. «Non c’è nessun attentato alla democrazia nella riforma, però ha riconosciuto si doveva evitare di andare avanti blindati da parte del Governo,ma alla fine ci sarà il referendum e decideranno i cittadini».

Nel dibattito è emersa la trasversalità degli schieramenti. «Sono di sinistra convintamente ha detto l’avvocato Stefano Montone ma sono favorevole alla riforma». Non ha rinunciato alla polemica, pur apprezzando il taglio accademico della discussione, il senatore di Fdi Sergio Rastrelli. «Nessuno può svolgere attività di interdizione sull’attività del parlamento, a cui spetta la sovranità delle leggi ha detto ed è inutile tirare in ballo il “piano di rinascita democratica” di Licio Gelli (citato da D’Urso) perché sulla riforma voterà il popolo. Se l’Anm si pone come soggetto politico c’è il rischio di uno scollamento sociale».

Il vicepresidente del Senato Anna Rossomando, del Pd, ha parlato di una riforma della Giustizia senza dibattito. «È una riforma del Governo, che non è stata modificata di un millimetro. E su di essa il popolo sarà chiamato solo a dire un sì o un no». Per l’esponente del Pd «il tema della terzietà del giudice e della autoreferenzialità dei pm esiste, ma si poteva affrontare con una legge ordinaria. Mi chiedo ha aggiunto se il futuro Csm separato, con 20 pm, invece dei 4 attuali, sarà più o meno autoreferenziale».

Il presidente della Fondazione Banco di Napoli, il professore Orazio Abbamonte, ha introdotto i lavori. «La separazione delle carriere è importante – ha spiegato a margine perché priva dello spirito di corpo la singolare coesione tra accusa e giudicante, per assicurare un certo grado di neutralità. È però evidente che una quota della riforma va ascritta proprio al sorteggio per la scelta dei Consiglieri superiori della Magistratura».

Lei ha scritto che, anche se i vertici dell’Anm hanno affermato che la Costituzione di un “Comitato per il no” non è una iniziativa contro il Governo, si constata che almeno una parte della Magistratura è un soggetto politico vero e proprio...

«Beh, quando si costituisce un Comitato referendario si sta costituendo un soggetto politico, che per la giurisdizione non potrebbe esserci, in quanto compito precipuo della giurisdizione non è contestare le leggi costituzionali, ma attuarle».

L’Alta Corte disciplinare per il giudizio sull’operato dei magistrati è un altro nodo fondamentale?

«Purtroppo, dover ricorrere al sorteggio per scegliere i componenti del Csm denota grande sfiducia nella capacità di autodeterminazione della categoria. Ma è un dato storico che i procedimenti disciplinari nei confronti dei magistrati si chiudano, troppo spesso per unanime considerazione, con assoluzioni o con molto comprensive e deboli sanzioni».

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