Speciale elezioni
LETTERA AI LETTORI
12 Novembre 2025 - 09:54
Cari amici lettori, io non ho mai nascosto il mio apprezzamento per la separazione delle carriere. Dal 1990, allorché fu introdotto il nuovo processo penale, ho sostenuto tale principio. Negli anni ’90 organizzai un convegno a Castelcapuano sull’argomento: esso ebbe regolare svolgimento nonostante il boicottaggio, per cui dal cortile sparirono i manifesti che annunziavano la manifestazione; l’Anm, poi, fissò un’assemblea in precisa concomitanza con l’orario del convegno, per evitare l’intervento dei colleghi.
Il motivo del mio convincimento è la posizione di parte che il codice vigente attribuisce alla pubblica accusa e che rende necessaria una netta distinzione tra chi accusa e chi giudica.
Ma su questo punto tutto è stato detto e stradetto. Quello che ora a me interessa è il problema della responsabilità civile, disciplinare e penale dei magistrati.
Molti ricorderanno che il popolo sovrano si espresse con un referendum in favore della responsabilità civile dei magistrati, con una consistente maggioranza. Io ricordo che, subito dopo, noi magistrati stipulammo un’assicurazione per gli eventuali danni causati; ma non la rinnovammo, l’anno successivo, perché il governo si era assunto il pagamento, con un diritto di rivalsa mai o quasi mai esercitato. Il governo, insomma, cancellò di fatto la legge voluta dal popolo.
Gli anni sono passati, ma il governo dell’Anm è sempre riuscito a bloccare i tentativi dei vari governi per cambiare il sistema in cui governano le “correnti”, cioè i partiti che governano la magistratura. Il Csm, nel quale comandano gli inquirenti, benché siano assai meno numerosi dei giudicanti, ha protetto le pecore nere in maniera quasi assoluta. Il Presidente della Repubblica, che è anche il presidente del Csm, ha per lo più disertato questo campo. Dopo Cossiga, il Quirinale non si è più occupato della giustizia. Mattarella, che pure ebbe un fratello massacrato dalla mafia, si occupa di tutto e gira per il mondo più dei suoi predecessori, ma non ho notizia di suoi interventi nell’organo do governo della magistratura. Ben venga, quindi, il nuovo sistema, non solo perché con il sorteggio si distrugge il potere di correnti e partiti, ma perché l’Alta Corte, cui competerà il controllo della correttezza di tutti i magistrati, sceglierà il presidente al proprio interno. Non gravato da diverse responsabilità, costui avrà tutto il tempo per impegnarsi in una seria attività di organizzazione del controllo.
Spero che avvenga, perché il prestigio di quell’Ordine che pretende di essere un Potere, se non il Sommo Potere, cominci a risalire. Gli scandali, ormai, sono troppi. Troppe le invasioni di campo, troppi gli impegni politici, troppi i magistrati finiti sotto processo, troppi quelli che fanno politica. Siamo arrivati al punto che un magistrato parlamentare resta vicepresidente della commissione che dovrebbe indagare sull’operato di un organo inquirente da lui stesso diretto.
È ora di cambiare. Ben venga allora la riforma costituzionale, ben vengano le leggi di attuazione, ben vengano tutte novità capaci di ripristinare l’ordine. Basta processi che durano decenni, basta innocenti imputati per mesi o addirittura per anni, basta abolizioni di leggi per motivi che solo la Corte Costituzionale può valutare. I magistrati non possono abolire le leggi, devono applicarle. È vero che l’applicazione comporta una previa interpretazione, ma questa va mantenuta nella lettera e nello spirito datale dal legislatore.
Gli inquirenti debbono indagare i responsabili, non legiferare. Non possono decidere che attenuanti escludano il reato, perché tutti sanno che esse comportano solo una riduzione della pena. Debbono evitare che la delinquenza dilaghi. Debbono perseguire i delinquenti che attaccano i poliziotti, non i poliziotti che reagiscono. Insomma, devono cambiare: lavorare di più, lavorare meglio, difendere la libertà, non darsi da fare per comparire in televisione e sui giornali.
Certo, se avessimo un re come quello che riconobbe l’esistenza di un giudice in Germania, sarebbe meglio. Quel giudice, infatti, applicava la legge anche contro il sovrano. Ma questo non significa che, sol perché siamo in repubblica, i delinquenti (ivi compresi zingari e invasori musulmani) debbano essere trattati con i guanti bianchi.
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