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Meloni: «Da Russia pretese irragionevoli, mantenere pressione». E ribadisce: «Italia non manderà soldati in Ucraina»

Comunicazioni della premier in Aula in vista del Consiglio europeo del 18 e 19 dicembre: «La realtà sul campo è che Mosca si è impantanata in una durissima guerra di posizione»

Meloni: «Da Russia pretese irragionevoli, mantenere pressione». E ribadisce: «Italia non manderà soldati in Ucraina»

Giorgia Meloni alla Camera

Quella per la pace in Ucraina "è chiaramente una trattativa estremamente complessa, che per arrivare a compimento non può, però, prescindere dalla volontà della Russia di contribuire al percorso negoziale in maniera equa, credibile e costruttiva. Purtroppo, ad oggi, tutto sembra raccontare che questa volontà non sia ancora maturata. Lo dimostrano i continui bombardamenti su città e infrastrutture ucraini, nonché sulla popolazione inerme, e lo confermano le pretese irragionevoli che Mosca sta veicolando ai suoi interlocutori. La principale delle quali riguarda la porzione di Donbass non conquistata dai russi". Lo ha detto in Aula alla Camera la premier Giorgia Meloni, nel corso delle sue comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 18 e 19 dicembre.

"A differenza di quanto narrato dalla propaganda - ha sottolineato la presidente del Consiglio - il principale ostacolo a un accordo di pace è l'incapacità della Russia di conquistare le quattro regioni ucraine che ha unilateralmente dichiarato come annesse già alla fine del 2022, addirittura inserendole nella costituzione russa come parte integrante del proprio territorio. Questo azzardo ha portato al paradosso che territori formalmente inseriti nella costituzione della Federazione russa siano oggi sotto controllo ucraino. Da qui la richiesta russa che l'Ucraina si ritiri quantomeno dall'intero Donbass".

"È chiaramente questo, oggi, lo scoglio più difficile da superare nella trattativa - ha proseguito la premier - e penso che tutti dovremmo riconoscere la buona fede del presidente ucraino, che è arrivato a proporre un referendum per dirimere questa controversia, proposta, però, respinta dalla Russia. In ogni caso, sul tema dei territori, ogni decisione dovrà essere presa tra le parti e nessuno può imporre da fuori la sua volontà".

"Oltre la cortina fumogena della propaganda russa - ha affermato ancora - lla realtà sul campo è che Mosca si è impantanata in una durissima guerra di posizione, tanto che, dalla fine del 2022 ad oggi, è riuscita a conquistare appena l'1,45% del territorio ucraino, peraltro a costo di enormi sacrifici in termini di uomini e mezzi. È questa difficoltà l'unica cosa che può costringere Mosca a un accordo, ed è una difficoltà che, lo voglio ricordare, è stata garantita dal coraggio degli ucraini e dal sostegno occidentale alla nazione aggredita".

"Italia non intende inviare soldati"

Per quanto riguarda le garanzie di sicurezza per Kiev "sono tre gli elementi dei quali si sta discutendo. La garanzia di un solido esercito ucraino; l'ipotesi di dispiegamento di una forza multinazionale, in Ucraina, per la rigenerazione delle forze armate, guidata dalla cosiddetta coalizione dei volenterosi, ma con partecipazione volontaria di ciascun Paese (e approfitto per ribadire che l'Italia non intende inviare soldati in Ucraina); e garanzie da parte degli alleati internazionali - a partire dagli Stati Uniti - sul modello dell’articolo 5 del patto atlantico, opzione che tutti ricordate essere stata proposta proprio dall'Italia, a dimostrazione del contributo fattivo della nostra Nazione all'obiettivo di una pace giusta e duratura".

"Mantenere la pressione sulla Russia"

"Il cammino verso la pace" in Ucraina "dal nostro punto di vista, non può prescindere da quattro fattori fondamentali", ha detto in Aula alla Camera la premier Meloni, sottolineando il clima "costruttivo e unitario" registrato al vertice di Berlino di lunedì scorso.

La premier ha ricordato "lo stretto legame tra Europa e Stati Uniti, che non sono competitor in questa vicenda, atteso che condividono lo stesso obiettivo, ma hanno sicuramente angoli di visuale non sovrapponibili, dati soprattutto dalla loro differente posizione geografica. Il rafforzamento della posizione negoziale ucraina, che si ottiene soprattutto mantenendo chiaro che non intendiamo abbandonare l'Ucraina al suo destino nella fase più delicata degli ultimi anni. La tutela degli interessi dell'Europa, che per il sostegno garantito dall'inizio del conflitto, e per i rischi che correrebbe se la Russia ne uscisse rafforzata, non possono essere ignorati e il mantenimento della pressione sulla Russia, ovvero la nostra capacità di costruire deterrenza, di rendere cioè la guerra non vantaggiosa per Mosca", ha rimarcato Meloni.

"L'Italia - ha sottolineato ancora - considera ovviamente sacrosanto il principio secondo cui debba essere prioritariamente la Russia a pagare per la ricostruzione della nazione che ha aggredito, ma questo risultato deve essere raggiunto con una base legale solida".

Asset russi

Capitolo asset russi. "L'Italia ha deciso nel discorso di non far mancare il proprio appoggio al regolamento che ha fissato l'immobilizzazione dei beni russi, senza tuttavia, lo voglio sottolineare con chiarezza, ancora avallare alcuna decisione sul loro utilizzo. Lo abbiamo fatto pur non condividendo il metodo utilizzato, perché non vi siano ancora una volta dubbi sulla linea coerente di sostegno che il governo ha sempre mantenuto nei confronti dell'Ucraina", ha affermato la premier.

"Nell'approvare il regolamento abbiamo infatti voluto ribadire un principio che consideriamo fondamentale, decisioni di questa portata giuridica, finanziaria e istituzionale, come anche quella dell'eventuale utilizzo degli asset congelati, non possono che essere prese a livello dei leader", ha scandito.

"A Gaza tregua fragile"

Poi il Medio Oriente. "Il Piano di pace del presidente Trump ha avuto il grande merito di porre fine al conflitto a Gaza. Un conflitto che aveva provocato un numero di vittime civili e una crisi umanitaria ingiustificabili, che non lasciano indifferente nessuno di noi. Ma si tratta di una tregua fragile - ha evidenziato - e di un percorso complesso e ambizioso, e credo che ogni persona di buona volontà, chiunque abbia sinceramente a cuore il futuro di Israele e della Palestina, e la stabilità in una regione così strategica, sia chiamato a fare la sua parte per consolidare la cessazione delle ostilità, che possa durare nel tempo e aprire la strada alla stabilizzazione a lungo termine della Striscia, fino a realizzare la prospettiva dei due Stati".

"Vorrei chiedere a chi ha vergognosamente sostenuto, e continua a sostenere, che il Governo fosse complice in genocidio, se si reputa che anche il Presidente dell'Autorità nazionale palestinese lo sia, viste la considerazione e l'amicizia che dimostra verso questo governo", ha detto Meloni.

"Modello Albania funzionerà, piaccia o no alla sinistra"

Questione migranti. Sul tema dei flussi migratori "un quadro giuridico europeo più solido ci consentirà di mettere al riparo iniziative nazionali di grande importanza, come i centri in Albania, da pronunce ideologiche di una certa magistratura politicizzata che ne hanno bloccato l'attuazione, ostacolando l'azione di contrasto da parte del governo all'immigrazione illegale di massa", ha detto Meloni. "La normativa italiana - ha proseguito - è stata disapplicata interpretando in modo forzato quella europea. Ebbene, stiamo risolvendo, intervenendo direttamente sulla normativa europea".

"Come ho già avuto modo di dire, il modello Albania, a cui molti altri Paesi europei guardano con grande interesse, funzionerà e sono convinta che ci aiuterà concretamente a ridurre ulteriormente i flussi irregolari e a esercitare quella deterrenza necessaria all'interno di una politica multidimensionale di contrasto alla tratta di esseri umani. Piaccia o no alla sinistra di ogni ordine e grado", ha scandito.

"Un ulteriore ambito su cui l'Italia ha fatto da apripista mi piace condividerlo con voi è la riflessione sulla capacità delle convenzioni internazionali, scritte molti decenni orsono, di affrontare le sfide della moderna migrazione irregolare e della sicurezza. L'appello lanciato insieme alla Danimarca ha man mano raccolto adesioni fino ad arrivare, pochi giorni fa, a una dichiarazione politica che fa seguito alla lettera aperta dello scorso maggio sottoscritta da 27 Stati membri del Consiglio d'Europa, cioè dalla maggioranza dei suoi Paesi membri. Questo amplissimo sostegno ci ha ora consentito di avviare, in piena collaborazione con il segretario generale dello stesso Consiglio d'Europa, un processo che dovrebbe portare a una applicazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo più efficace e più in linea con il contesto attuale", ha affermato la premier.

"Quando io e il primo ministro socialista Mette Friedriksen abbiamo lanciato questa iniziativa, per molti era considerata quasi uno scandalo, ma io penso che non si debba mai temere di porre questioni di buon senso - ha rimarcato - perché se sono di buon senso altri seguiranno questa iniziativa".

Ue-Mercosur

Sull'accordo commerciale Ue-Mercosur "l’Italia ha sempre guardato con interesse a questa intesa, sia per il significato politico di ponte tra l’Europa e l’America latina, sia per quello commerciale, con importanti e positive ricadute attese sul fronte delle esportazioni italiane, sia nel settore industriale che in quello alimentare, dato che l'accordo prevede la tutela di oltre 50 denominazioni di origine geografica italiane. Ciò non di meno, il Governo italiano è sempre stato chiaro nel dire che l’accordo dovrà essere positivo per tutti i settori e che quindi è necessario rispondere, in particolare, alle preoccupazioni dei nostri agricoltori", ha sottolineato la presidente del Consiglio.

"Negli scorsi mesi - ha ricordato la premier - abbiamo quindi lavorato molto intensamente con la Commissione e ottenuto passi in avanti significativi, in particolare con l’introduzione di un meccanismo specifico di salvaguardia, di un fondo adeguato di compensazione cui attingere in caso di necessità e, più recentemente, di un significativo rafforzamento dei controlli fitosanitari in entrata. Tutte queste misure, seppur presentate, non sono ancora del tutto finalizzate. Riteniamo, quindi, che firmare l'accordo nei prossimi giorni, come è stato ipotizzato, sia ancora prematuro".

"Per noi è necessario attendere che il pacchetto di misure aggiuntive a tutela del settore agricolo sia perfezionato, e - allo stesso tempo - illustrarlo e discuterlo con i nostri agricoltori. Questo non significa che l'Italia intenda bloccare o opporsi all'accordo nel suo complesso ma, come abbiamo sempre detto, intendiamo approvarlo solo nel momento in cui saranno incluse adeguate garanzie di reciprocità per il nostro settore agricolo. E sono molto fiduciosa che con l'inizio del prossimo anno tutte queste condizioni possano realizzarsi".

"Aperta breccia in muro dogmatismo green"

Meloni nel corso delle comunicazioni ha parlato anche del 'pacchetto automotive'. "Da subito, questo Governo si è impegnato, senza sosta, per garantire che il percorso di decarbonizzazione fosse sostenibile per le imprese e per la società, e per evitare che la neutralità climatica andasse a scapito della competitività, portando alla deindustrializzazione de facto del nostro continente. L’approccio italiano continua a fondarsi sul principio di neutralità tecnologica e su una visione pragmatica. Posizioni che cominciano a farsi spazio - ha osservato - a partire dalle proposte presentate ieri dalla Commissione europea nell’ambito del nuovo 'pacchetto automotive', fortemente richiesto dall’Italia. Prendiamo atto, con soddisfazione, che gli sforzi profusi dal nostro Governo negli ultimi mesi hanno portato ad aprire una breccia nel muro del dogmatismo green che ha caratterizzato gli ultimi anni".

"Ben vengano dunque - ha proseguito la premier - i passi avanti in termini di maggiore flessibilità per i costruttori di veicoli pesanti; ben venga la rinnovata spinta per un’alleanza europea sulle batterie; ben venga l’esclusione dei veicoli pesanti e delle piccole e medie imprese, nonché i target nazionali e non più aziendali, nel provvedimento sulle flotte aziendali verdi; e ben vengano il superamento del 'tutto elettrico' per auto e furgoni al 2035 nonché l’affermazione del principio di neutralità tecnologica".

"Cordoglio per attacco Sydney"

Standing ovation dell’Aula, opposizioni comprese a partire da Elly Schlein, quando Meloni ha manifestato il cordoglio per le vittime dell’attentato contro la comunità israeliana a Bondi Beach, a Sydney.

"Permettetemi di ribadire anche in questa sede il cordoglio del Governo per il brutale attacco antisemita a Sydney, la nostra vicinanza al popolo australiano e alla comunità ebraica presa di mira da terroristi probabilmente affiliati all'Isis, il nostro pensiero alle molte vittime, ai molti feriti - ha detto la premier - La nostra gratitudine va a quel cittadino, anche lui musulmano, che con il suo intervento ha evitato che la strage fosse addirittura peggiore. Nel suo gesto eroico sta un messaggio potentissimo: la pace è difficile, i nemici della pace proveranno a sabotarla in ogni modo. Spetta agli uomini di buona volontà, di qualunque fede e origine, fare di tutto per costruirla e preservarla".

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