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15 Ottobre 2018 - 19:42
Dopo una mattinata e un primo pomeriggio ad alta tensione
Accordo raggiunto - salvo sorprese dell'ultimo minuto - su pace fiscale e pensioni d'oro. Dopo una mattinata e un primo pomeriggio ad alta tensione, i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini hanno infatti preso parte al vertice, ancora in corso, su dl fiscale e manovra con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro dell'Economia Giovanni Tria, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, i due viceministri al Mef Laura Castelli e Massimo Garavaglia.
Dopo il braccio di ferro, Lega e M5S sembrano infatti aver trovato il punto d'incontro sui nodi della manovra. Per quanto riguarda la pace fiscale, potrà essere fatta solo da chi ha presentato la dichiarazione dei redditi. Secondo quanto si apprende, sarà inoltre possibile integrare fino ad un massimo del 30% in più, rispetto alle somme già dichiarate, con un tetto massimo 'sul nero' di 100.000 euro. L'accordo, spiega una fonte vicina al vicepremier Luigi Di Maio, prevede inoltre di inserire la norma per l'arresto degli evasori e nessun salvacondotto per gli evasori. Raggiunta una sintesi anche sul taglio alle pensioni d'oro: un miliardo derivante dalla 'sforbiciata' - riferiscono fonti di governo - sarà messo a copertura nella legge di bilancio.
Nasce inoltre un secondo decreto dal vertice: si tratta del dl già denominato "taglia scartoffie e leggi inutili", riferiscono fonti vicine al vicepremier Luigi Di Maio, che introdurrebbe, tra le altre cose, oltre 100 adempimenti in meno per le imprese.
"Dopo averlo dimostrato sull'immigrazione e la sicurezza, anche sui temi economici continuiamo a mantenere le promesse con gradualità e coraggio. Fornero, flat tax, equitalia: anche su questi temi siamo il cambiamento'', sottolinea il leader della Lega, Matteo Salvini, mentre è in corso a palazzo Chigi il Cdm.
POMERIGGIO AD ALTA TENSIONE - Ma a Palazzo Chigi è stato finora braccio di ferro. Fino a metà pomeriggio, il ministro del Lavoro e capo politico dei 5 Stelle si trovava infatti al lavoro nella sede del governo, senza tuttavia prendere parte alla riunione. A quanto apprendeva l'Adnkronos, inoltre, con Salvini sarebbe sceso il gelo: fra contatti interrotti da ore, nella giornata di oggi i due vicepremier non si sarebbero mai sentiti fino alla partecipazione al vertice. Di Maio, spiegava chi gli è vicino, aveva assicurato infatti che non avrebbe messo piede alla riunione finché non si fosse fatta chiarezza sul capitolo della cosiddetta 'pax fiscale'.
Al centro del braccio di ferro tra Di Maio e Salvini, veniva spiegato da autorevoli fonti 5S, l'intenzione di Di Maio di chiedere un 'tetto' come limite della possibilità, per ogni contribuente, di mettersi in regola. Oltre alla assicurazione che la pace fiscale venga circoscritta a tutti quei cittadini che non hanno pagato le tasse dovute, ma in ogni caso hanno segnalato in modo fedele il proprio debito al fisco, ovvero hanno effettuato correttamente tutte le dichiarazioni. Il 'nero', per il M5S, deve essere lasciato fuori. Anche perché - il timore che serpeggia nelle file grilline - quando si entra nel piano scivoloso del ‘non dichiarato’ può trovare spazio qualsiasi forma di condono, compreso lo scudo per chi detiene capitali all’estero.
MISURA BRAMINI - Ma se il Movimento ha puntato i piedi sul capitolo fisco, dichiarandosi "irremovibile" sulla questione, i leghisti avrebbero dato l’altolà - raccontano fonti di governo M5S - a una norma imprescindibile per il Movimento, ovvero la cosiddetta misura Bramini (dal nome dell’imprenditore brianzolo fallito per un credito inevaso dallo Stato) per rendere impignorabile la prima casa. Oltre a fare muro su un pacchetto di misure per la 'sburocratizzazione' realizzato e voluto da Di Maio in persona per favorire le piccole imprese.
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