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In Campania 40 giornalisti minacciati, ma Conte ne incontra solo tre. Forza Italia contro il premier

In Campania 40 giornalisti minacciati, ma Conte ne incontra solo tre. Forza Italia contro il premier

De Siano: il tema è delicato e attiene al valore che si vuole attribuire alla libertà di stampa. Pentangelo: figli e figliastri

NAPOLI. «Perché il premier Conte, che ha messo al centro della sua passerella in Campania il tema della legalità, non ha organizzato un incontro vero, serio, con tutti i giornalisti a vario titolo minacciati dalla camorra? Perché non ha incontrato anche Paolo Siani, Marilena Natale, Giuseppe Crimaldi, Simone Di Meo, Fabio Postiglione, Luciana Esposito, Salvatore Sparavigna, Nino Pannella o Stefano Andreone, per fare qualche esempio?». Così il senatore Domenico De Siano, coordinatore di Forza Italia in Campania, commentando l'incontro - previsto nel pomeriggio - del premier Giuseppe Conte con alcuni giornalisti minacciati dalla camorra. «In Campania - ricorda De Siano - sono circa una quarantina i giornalisti minacciati e diversi di loro sono sotto protezione o sotto scorta. Il tema è insomma delicato e attiene al valore che si vuole attribuire alla libertà di stampa: affrontarlo superficialmente generando le solite categorie di giornalisti di serie A e di serie B non è un bel segnale», conclude De Siano. Dello stesso avviso Antonio Pentangelo, deputato e coordinatore di Forza Italia della provincia di Napoli. «Comprendiamo l'imbarazzo di chi guida un governo che prima definisce i giornalisti pennivendoli e prostitute e poi in qualche modo è costretto a doverli celebrare, ma limitare l'incontro di oggi a tre soli giornalisti minacciati dalla camorra ci è sembrato davvero di cattivo gusto» spiega Pentangelo. «Non so come si possano sentire le diverse decine di cronisti campani minacciati ed esclusi da questo momento istituzionale ma è certo che la libertà di stampa, vero fulcro della democrazia richiederebbe ben altra attenzione, ben altra sensibilità istituzionale che non sia quella dei figli e figliastri, dei tagli all'editoria» conclude. 

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