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22 Dicembre 2018 - 17:28
Il maxiemendamento in Senato, poi la farsa della fiducia. Le opposizioni: «Caporetto politica del Governo, venga Moscovici a relazionare. Uno sfregio all'Italia, cosa nascondono?»
ROMA. Manovra gialloverde, il maxiemendamento sulla legge di Bilancio viene finalmente presentato: oggi alle 14 al Senato. La prima chiama è prevista per le 20 per la fiducia. Il capogruppo dei senatori dem, Andrea Marcucci, va all’attacco: «Hanno trasformato la Camera Alta nello zerbino dell’Esecutivo, sono contro la Costituzione». Silvio Berlusconi e Matteo Renzi concordano, più che convinti: «Il Governo cadrà prima delle elezioni europee». Nell’evidente braccio di ferro fra Lega e M5S sui provvedimenti da inserire nel testo, ha pesato qualche maldipancia in casa grillina. Ci sono polemiche sul mantenimento delle clausole di salvaguardia sull’aumento dell’Iva, non eliminate per il 2020 e il 2021. Ecco altre criticità: si temono pericoli di infiltrazioni della criminalità per gli appalti diretti, senza gara; editori contro la tassa sui servizi internet; poco sostegno all’innovazione; il Terzo settore teme l’Ires più alta; solo 1 miliardo all’innovazione, in Francia sono 10; edifici pubblici: è bufera contro il cambio d’uso. Solo dopo il voto del Senato ci sarà il secondo passaggio alla Camera per varare la manovra in modo definitivo. Il presidente Roberto Fico ha già convocato i deputati per il 27 e 28 dicembre. «Mi sarebbe piaciuto lasciare al Parlamento un più ampio margine di discussione. Ma nessuna colpa». Così il premier Giuseppe Conte alla domanda se il governo prova imbarazzo per aver “espropriato” il Parlamento sulla manovra. «Non mi devo giustificare se la trattativa ha impegnato tutto questo tempo». Così Renato Brunetta: «Quasi 81 miliardi di euro. Nei prossimi tre anni. Questo è l’incredibile conto che gli italiani dovranno pagare, in termini di maggiori tasse sui consumi».
Ladies e gentlemen, insomma, beccatevi la manovra del popolo. Sicuri di conoscerla in tutti i punti?
AUMENTO TASSE SULLE IMPRESE: FATTO. Il Governo che giurava che avrebbe ridotto le tasse e addirittura varato una flat tax al 15% per tutti, fa esattamente il contrario. Nel 2019 le imprese dovranno pagare 8 miliardi in più. In particolare, lavoratori autonomi e pmi sborseranno l’anno prossimo 4 miliardi aggiuntivi. Perché noi siamo al fianco di chi lavora.
SEICENTO MILIONI IN MENO ALLE FERROVIE: FATTO. Nel 2019 alle Ferrovie mancheranno 600 milioni di euro. Con tanti saluti ai progetti per i pendolari. Una misura che colpirà soprattutto il Sud. Ma questo non era il Governo del no alla Tav perché «bisogna finanziare il trasporto locale»? Come? Tagliando le risorse?
NEANCHE UN CENT PER SCUOLA, UNIVERSITà E RICERCA: FATTO. Perché questo è l’Esecutivo che voleva tornare a finanziare l’istruzione. Infatti non solo non c’è una lira per scuola e università, ma vengono addirittura bloccate le assunzioni dei ricercatori universitari, bloccando il turnover che il Governo precedente aveva sbloccato. Ci faranno rimpiangere il Pd?
NIENTE ASSUNZIONI PER GLI STATALI: FATTO. Ma come? Il ministro della Pa, Giulia Bongiorno, non aveva giurato che nel 2019 sarebbero state assunte 450mila persone nella Pubblica amministrazione? Li prenderanno tutti alla fine dell’anno? E quota 100 non doveva servire esattamente a questo? «Per ogni pensionato che lascerà il lavoro la Pa assumerà un giovane», affermavano i due scappati di casa al governo. Ci avevate creduto? Ben vi sta.
TAGLIO PENSIONI DEL CETO MEDIO: FATTO. Siccome loro sono il Governo amico dei pensionati, quello che voleva (voleva) abolire la legge Fornero, i nostri eroi hanno avuto una grande idea: tagliare nei prossimi 3 anni 2,2 miliardi ai pensionati che guadagnano dai 1.500 euro lordi in su. Non saranno colpiti i Paperoni quindi, ma il ceto medio. Inoltre, la stretta riguarderà chi ha versato tutti i contributi fino all’ultimo centesimo. Un furto senza destrezza.
TAGLI INVESTIMENTI: FATTO. Perché noi puntiamo tutto sulla crescita.
Abrogazione del credito d’imposta per chi investe in beni strumentali nuovi: fatto. Perché noi siamo amici delle imprese. E del Sud.
TAGLIO 100 MILIONI NEI PROSSIMI 2 ANNI DEL FONDO PER PRODUTTIVITà E COMPETITIVITà: FATTO. Omissis.
ABROGAZIONE DEL CREDITO D'IMPOSTA PER DEDUZIONI IRAP IN FAVORE DEI LAVORATORI: FATTO. Perché noi vogliamo favorire l’occupazione.
ABROGAZIONE DELL'ALIQUOTA RIDOTTA IRES IN FAVORE DEGLI ENTI NO PROFIT: FATTO. E basta con queste aliquote ridotte, noi vogliamo abbassare le tasse.
TAGLIO DEI FINANZIAMENTI PER IL SUD: FATTO. Ottocento milioni in meno per il Fondo di sviluppo e coesione e il taglio del cofinanziamento nazionale per i fondi europei di ulteriori 850 milioni. E che diamine, il reddito di cittadinanza non vi basta? Incontentabili sti terroni.
AUMENTI DI IVA E ACCISE PER OLTRE 50 MILIARDI NEL BIENNIO 2020-2021: FATTO. Vuol dire che i soldi per reddito di cittadinanza e quota 100 ci sono solo per il 2019. Poi saranno cavoli nostri. Se il Governo non interverrà a sterilizzare gli aumenti con la manovra correttiva del prossimo anno succederanno due cose: 1) i vantaggi del reddito di cittadinanza per i più poveri sarà interamente assorbito dagli aumenti di Iva e accise; 2) le famiglie perderanno un altro 0,8% in termini di potere d’acquisto. Perché noi vogliamo rilanciare i consumi.
LA DECRESCITA DEL PIL: FATTO. La stima del Pil scende dall’immaginifico 1,5% a un più modesto 1%, che a consuntivo rischia di essere anche meno. Ma le loro misure non dovevano garantire la crescita col turbo? Fandonie erano e fandonie restano.
REDDITO DI CITTADINANZA A 300 EURO: FATTO. Il decreto che disciplina il meccanismo ancora non c’è, ma dopo il taglio delle risorse a 6,1 miliardi delle due l’una: o si ridurrà la platea dei beneficiari ben al disotto degli annunciati 5 milioni di individui, o sarà erogato in media un contributo di circa 300 euro. Quanto costa una balla? 780 euro al mese.
QUOTA 100 RIDOTTA: FATTO. Anche qui manca ancora il decreto. Di certo il fondo è stato tagliato di 2,7 miliardi rispetto a quanto inizialmente previsto. Avevano promesso l’abolizione della Fornero. Alla fine sarà una finestra pensionistica come tante altre in passato.
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