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Caos manovra, opposizioni sul piede di guerra

Caos manovra, opposizioni sul piede di guerra

Cambia il "maxi". Alla fine si è arrivati alla bagarre e il presidente, Daniele Pesco, ha deciso di sospendere i lavori

Caos al Senato sulla manovra. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, ha presentato nell'Aula di Palazzo Madama il maxiemendamento alla legge di bilancio, che ha ricevuto la bollinatura dalla Ragioneria generale dello Stato, annunciando che su di esso verrà posta la fiducia. La presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati, ha sospeso la seduta per consentire l'esame del maxiemendamento da parte della commissione Bilancio dove però è scoppiato il caos per il testo che presentava lacune e imprecisioni, tanto che i lavori sono stati sospesi per oltre un'ora e sono poi ripresi, dopo forti proteste dell'opposizione, in attesa che il governo fosse in grado di sottoporre ai membri dell'organismo parlamentare il testo definitivo.

Alla fine si è arrivati alla bagarre e il presidente, Daniele Pesco, ha deciso di sospendere i lavori. Successivamente la seduta è ripresa ma da subito Forza Italia, tramite Gilberto Pichetto Fratin, ha protestato, annunciando l'abbandono dei lavori della commissione. Le opposizioni sono sul piede di guerra perché denunciano cambiamenti al testo rispetto a quello 'bollinato' dalla Ragioneria dello Stato. "Una vergogna, una forzatura inaccettabile, non partecipiamo al voto, a questa farsa" ha annunciato il capogruppo del Pd in commissione Bilancio del Senato Antonio Misiani. "Il presidente Pesco si è dimostrato non adeguato, si dimetta perché non ha garantito tutti i gruppi", ha aggiunto Misiani. ''Non parteciperemo a voto'' in Aula sul maxiemendamento, ha scandito Vasco Errani, senatore di Liberi e uguali.

La commissione Bilancio del Senato alla fine ha approvato la proposta di parere sul maxiemendamento. Il testo dovrebbe quindi approdare a breve nell'aula di palazzo Madama dove però i tempi restano incerti. La situazione ha del paradossale, con la seduta d'Aula che doveva riprendere alle 16. La situazione è tale da rendere impossibile fare una previsione esatta sul termine dei lavori al Senato. Qualcuno paventa gli scenari più inquietanti, compresa una chiusura in orario da 'vampiri', nel cuore della notte. Altri non escludono scenari anche più scomodi, come un rinvio dell'intera 'pratica' a domani, con uno slittamento generale di 24 ore. Allo stato, comunque, secondo la tabella di marcia ufficiale, in Aula ci sarebbero quattro ore di discussione generale da svolgere, poi le dichiarazioni di voto finali sulla fiducia, la 'chiama' e il risultato. Ma poi il governo deve riunirsi per approvare la Nota di variazione, a sua volta soggetta all'approvazione della commissione Bilancio. L'Aula a quel punto sarà chiamata per gli ultimi due voti: sulla stessa Nota e sul provvedimento nel suo complesso.

ALTA TENSIONE 5S-TECNICI MEF - E' ancora alta tensione tra Movimento 5 Stelle e tecnici del Ministero dell'Economia. Fonti M5S dell'esecutivo parlano all'Adnkronos di "errori" contenuti nel testo del maxiemendamento che è arrivato questa mattina sulla scrivania del governo gialloverde. "C'erano emendamenti respinti...", puntano il dito i grillini. I pentastellati avrebbero dunque rimandato indietro il testo richiedendo le dovute correzioni. E solo dopo questa ulteriore 'revisione' sarebbe arrivata la bollinatura del maxiemendamento da parte della Ragioneria dello Stato.

"Vogliono far ricadere su di noi, sulla politica, la responsabilità di tutto questo. Ma è dei tecnici - attaccano dal governo, sponda M5S - la colpa dei ritardi: ci costringono così a lavorare con l'acqua alla gola". La teoria dei 5 Stelle è che, negli apparati tecnici del Mef, "qualcuno voglia metterci in difficoltà e sporcare la vittoria del premier Giuseppe Conte nella trattativa con l'Europa".

Tutto questo nonostante l'addio del capo di gabinetto del Ministero, Roberto Garofoli, mai digerito dai grillini. "Dopo il caso dell'emendamento sulla Croce Rossa, Garofoli non ha più partecipato alle riunioni tecniche a Palazzo Chigi", fanno sapere fonti del governo. "Evidentemente - è il ragionamento - è rimasto ancora qualche suo uomo all'interno della 'macchina'". Ma, rimarcano all'Adnkronos le stesse fonti, il 2019 sarà l'anno della 'tolleranza zero'. E la testa di Garofoli potrebbe non essere l'unica a cadere.

 

 

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