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27 Dicembre 2018 - 16:34
Il vicepremier parla di «un segnale di disperazione e debolezza»
"L'uomo ucciso aveva chiesto da oltre due anni di uscire dal sistema di protezione". Lo ha detto il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, durante una conferenza stampa in Prefettura a Pesaro al termine della riunione del Comitato dell'ordine e della sicurezza, dopo l'uccisione di Marcello Bruzzese, fratello di un pentito, da parte di 2 killer.
In merito "all'omicidio della notte di Natale - ha aggiunto - sono in corso indagini, nelle quali non entro nel merito perché sono in corso analisi e rilevamenti per verificare le identità dei due responsabili e le motivazioni del crimine. Conto che possano essere resi noti prima possibile. Ricordo ancora che la persona uccisa aveva chiesto due anni e mezzo fa di uscire dal sistema di protezione". Inoltre, "voglio ricordare che sul territorio nazionale sono 1.200 i collaboratori e testimoni protetti e ampliando ai familiari parliamo di 6mila persone, con ingente utilizzo delle forze dell'ordine", ha proseguito il titolare del Viminale.
Per il vicepremier l'uccisione di Marcello Bruzzese è "un segnale di disperazione e debolezza". Ora "mafia, camorra e 'ndrangheta agiscono dietro le scrivanie - ha evidenziato - facendo bilanci come se gestissero aziende, questo è un segnale sì preoccupante ma di debolezza, perché se ricorrono alle armi significa che si sentono in difficoltà". "L'episodio di Pesaro - ha detto - è un gesto di estrema debolezza, non di forza. Un segnale di arroganza, di violenza ma di debolezza. Lo Stato è più forte e, alla fine, la battaglia sarà vinta. Se pensano di spaventare qualcuno, si sbagliano".
"Questa non è terra di infiltrazioni mafiose, ma è terra sana che reagisce, dove i cittadini sono pronti a collaborare, a denunciare, a segnalare" ha rimarcato ancora Salvini evidenziando come nel 2018 nella Regione si sia registrata una diminuzione dei reati, -13% complessivamente e -30% dei furti nelle abitazioni. Dati che confortano "ma è ovvio che taluni segnali non vanno assolutamente sottostimati. Alcuni segnali di infiltrazioni criminali si stanno vagliando, ma far passare Marche e marchigiani come terra di criminalità organizzata è qualcosa che questa comunità non merita".
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