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09 Novembre 2019 - 08:21
Il 61enne boss di Scampia bloccato a Mugnano, era tornato in libertà da un mese
NAPOLI. Non poteva mettere il piede fuori dal confine di Napoli e così gli è costato caro recarsi l’altro ieri di buon’ora, intorno alle 8, a Mugnano. Ma Antonio Abbinante, 61 anni ben portati, non immaginava di essere finito nel mirino degli attivi poliziotti della squadra giudiziaria del commissariato Scampia, agli ordini del dirigente Bruno Mandato e coordinati dal sostituto commissario Lorenzo Stabile. Bloccato in via Aldo Moro, è stato arrestato per inosservanza agli obblighi della sorveglianza speciale. Stesso reato per cui già ad aprile scorso finì dietro le sbarre, ottenendo poi gli arresti domiciliari e il mese scorso il ritorno in libertà con il ripristino della misura di sicurezza. È chiaro che l’arresto a Mugnano di Antonio Abbinante non può essere frutto di un caso. Evidentemente gli investigatori di Scampia, che si sono mossi appositamente seguendolo o attendendo al varco, lo tenevano particolarmente d’occhio e hanno avuto un ottimo fiuto. Resta da capire però cosa andasse a fare a Mugnano il 61enne, sorpreso in compagnia di persone già note alle forze dell’ordine ma non organiche alla camorra. Di sicuro, fanno capire negli ambienti investigatori, non era partito da casa a quell’ora per una visita turistica. La mattina presto, se non per motivi importanti, generalmente i boss non escono di casa. Fratello degli altrettanto conosciuti Raffaele detto “Papele” e Guido, Antonio Abbinante aveva assaggiato la libertà già nel 2015, ma solo per un mese. Poi l’accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso gli piovve all’improvviso sulla testa e di nuovo per lui scattarono le manette. Così l’allora 57enne componente di primo piano del gruppo di mala, alleato degli Abete-Notturno-Aprea, protagonista fino al 2012 della terza faida di camorra contro la “Vanella Grassi” e gli Amato-Pagano, dovette fare buon viso a cattivo gioco. Il provvedimento restrittivo si basava su elementi vecchi e nuovi a carico dell’indagato: tra l’altro, le dichiarazioni del boss pentito Rosario Pariante. Ma anche altri collaboratori di giustizia hanno parlato di Abbinante. Il ras arrestato dai poliziotti di Scampia ha anche altri congiunti saliti alla ribalta della cronaca negli ultimi anni, a cominciare dal figlio Arcangelo, ritenuto uno dei componenti di massimo livello del gruppo di fuoco dei Sette Palazzi che aveva il compito di intercettare gli affiliati alla “Vinella” e di ucciderli. A differenza del padre, quest’ultimo è rimasto negli ultimi anni sempre in stato di detenzione. Gli Abbinante, oltre a essere gli alleati di ferro degli Abete e una delle famiglie di mala che si ribellò ai Di Lauro ai tempi della prima scissione, hanno avuto in passato anche rapporti di narcotraffico con esponenti del clan Nuvoletta. Di ciò ha parlato a lungo, delineando uno scenario inedito secondo la procura antimafia, il pentito Massimo Tipaldi: primo a raccontare i segreti della mala di Marano ai magistrati anticamorra.
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