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04 Marzo 2020 - 07:30
I due religiosi non hanno dubbi: «Napoli tradita dai vuoti politici e istituzionali»
NAPOLI. «Siamo davanti a una vicenda e a un dramma che deve spingerci tutti a riflettere. Serve al più presto un moto di orgoglio da parte delle “agenzie educative” attive sul territorio e ancor prima è necessario che lo Stato torni a far sentire la propria presenza sulla strade di Napoli». Don Antonio Coluccia e don Luigi Merola, parroci anticamorra da sempre impegnati nella lotta alla criminalità organizzata e nel recupero dei ragazzi a rischio devianza, non fanno mistero della propria preoccupazione. Recatisi ieri pomeriggio in via Generale Orsini, dove sabato notte un carabiniere ha ucciso il 15enne rapinatore Ugo Russo, i due sacerdoti affidano al “Roma” i propri pensieri e le proprie riflessioni sull’accaduto. Napoli piange l’ennesimo minorenne morto in circostanze drammatiche. Da Annalisa Durante a Ugo Russo, passando per Davide Bifulco, c’è ancora speranza di rinascita per questa città? Don Merola: «Con la mia fondazione, “’a voce d’e creature”, mi occupo da anni di bambini e ragazzi che provengono da situazioni di disagio sociale, per non dire disperate. Purtroppo continuiamo a fare i conti con i vuoti politici e istituzionali che attraversano questa città. Il sistema ad oggi non è in grado di custodire questi ragazzi. Dobbiamo formare meglio le famiglie, sono loro la nostra ultima speranza». Don Coluccia: «Oggi più che mai è necessario puntare sulle “agenzie educative”. È necessario che questi ragazzi e le loro famiglie inizino finalmente ad aver un progetto di vita diverso, che vada al di là del crimine. I primi custodi di questa visione differente del mondo sono le famiglie ed è su di loro che dobbiamo puntare. Servono però più cultura e più amore per la vita». Eppure il complice della vittima era da tempo inserito in attività laboratoriali con alcune associazioni dei Quartieri Spagnoli. Lo stesso Ugo Russo frequentava dei corsi di formazioni professionale. È possibile che queste iniziative da sole non siano sufficienti? Don Coluccia: «Il problema come sempre sono le motivazioni. Le attività extrascolastiche da sole spesso possono non bastare a evitare la noia, soprattutto se dall’altra parte il ragazzino che sta provando a salvarsi si ritrova ad avere a che fare con contatti e conoscenze a rischio». Don Merola: «Non posso fare a meno di pensare che se quella sera fosse passata a Santa Lucia anche una sola voltante molto probabilmente tutto questo non sarebbe successo. I giovanissimi rapinatori avrebbero desistito e il carabiniere non avrebbe sparato. Serve in tempi rapidi una risposta forte dello Stato, anche la semplice presenza delle forze dell’ordine può fare tantissimo».
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