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19 Giugno 2020 - 11:26
MILANO. "È ora di ribadire una cosa: un paziente positivo non è malato. E il numero giornaliero dei contagi non ingrossa le fila dei malati. Punto". Alberto Zangrillo, direttore delle Unità di anestesia e rianimazione generale e cardio-toraco-vascolare dell'ospedale San Raffaele di Milano, torna sulla questione che tante polemiche aveva sollevato nelle scorse settimane dopo le sue dichiarazioni riguardo al cambiamento osservato dal fronte ospedaliero nel nuovo Coronavirus in fase post emergenza. L'esperto conferma il riscontro clinico ("l'unica sentinella che fa testo") e lo fa dalle pagine di 'Qn', ripetendo che "l'ultimo paziente entrato nella terapia intensiva del San Raffaele risale al 18 aprile". "E l'ultimo positivo al virus ricoverato in reparto ordinario, con una sintomatologia semplice, è di 10 giorni fa - aggiunge - I miei dati sono questi. E se li confronto con quelli dei colleghi di altri ospedali, il risultato è identico. Basandomi sull'osservazione, già 2 mesi fa ho avuto la consapevolezza che stesse succedendo qualcosa. Il Covid 19 c'è ancora, non è mutato, ma l'interazione virus-ospite non dà più la malattia. I tamponi più recenti hanno mostrato una carica virale di gran lunga attenuata rispetto ai prelievi di 1-2 mesi fa". Quanto alla temuta seconda ondata dell'epidemia, "non è affatto detto che arriverà", osserva. Ma nel caso arrivasse, "ora abbiamo le cure giuste da mettere in campo. Sappiamo molto del virus. I virologi del San Raffaele diretti da Massimo Clementi hanno accertato che si tratta di un maledetto beta coronavirus, stessa famiglia di Sars e Mers. Però è diventato meno bellicoso. I fattori ambientali giocano inoltre a nostro favore: raggi ultravioletti e temperature alte lo indeboliscono".
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