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07 Luglio 2022 - 12:01
Il governatore: «Fra quella struttura e la realtà concreta vi è lo stesso rapporto che c'è fra una cartomante e l'astrofisica»
NAPOLI. «Voi date per presupposto che in Italia esista un Ministero della Salute. Nego l'esistenza, è un'entità virtuale. Siamo di fronte al nulla assoluto, non lo dico perché in fisica il nulla assoluto non c'è, ci dicono che perfino negli spazi interstellari qualche atomo di idrogeno si trova. Mi limito a dire che fra il Ministero della Salute e la realtà concreta vi è lo stesso rapporto che c'è fra una cartomante e l'astrofisica». Lo ha detto il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, intervenuto a Napoli all'apertura dei lavori del "Laboratorio Sanità 20/30", tornando così ad attaccare il ministro della Salute Roberto Speranza. De Luca ha ricordato che «a fine giugno, quando scadevano i contratti a tempo determinato per medici e infermieri delle Usca, cioè l'unico presidio rimasto sui territori, il Ministero della Salute era in ferie, neanche una parola. Avessimo contato sul Ministero oggi avremmo smantellato l'unico presidio di medicina territoriale che abbiamo. Come Regioni abbiamo fatto proroghe, caricandoci sui bilanci regionali, per evitare di smantellare l'unico presidio che oggi abbiamo, per seguire i pazienti, fare il contact tracing. Èuna cosa sconvolgente». E sul riparto dei fondi accusa: «La bozza di riparto proposta è un atto di delinquenza politica». E ancora: «La situazione negli ospedali è drammatica. Abbiamo dieci volte più contagi rispetto a un anno fa, quattro volte più ricoveri nei reparti ordinari, un 20 per cento in più nelle terapie intensive dove tutto sommato si regge. Ma è evidente per ragioni statistiche che arriveremo alla fine anche alle terapie intensive. C'è una parte di personale medico contagiato e che dunque non va nei reparti e inoltre siamo ormai nel pieno del piano ferie del personale. Il personale è stremato, non ce la fa più. Fra ferie, pensionamenti e personale contagiato noi facciamo fatica a reggere i reparti ordinari. Questo a Roma non lo sanno, è la realtà concreta che devono gestire le Regioni, e meno male».
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