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De Luca: «Crisi di Governo colpa di Cinque Stelle, Lega e Forza Italia. Ma dopo il 25 settembre rischiamo che non cambi nulla. A pagare sarà il Sud, non si votino quelle forze che ignorano il Mezzogiorno»

De Luca: «Crisi di Governo colpa di Cinque Stelle, Lega e Forza Italia. Ma dopo il 25 settembre rischiamo che non cambi nulla. A pagare sarà il Sud, non si votino quelle forze che ignorano il Mezzogiorno»

Il governatore attacca: «Colpa di un sistema elettorale demenziale, bisognava fare il proporzionale alla tedesca»

NAPOLI. Definisce «sconcertante» quanto accaduto parlando di «perdita di dignità e credibilità dell’Italia sul piano internazionale, diamo prova di essere inaffidabili». Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, nella consueta diretta Facebook, parla della crisi di Governo che porterà il Paese alle elezioni il 25 settembre. Il governatore attribuisce la responsabilità di quanto successo a «Cinque Stelle, Lega e Forza Italia. I grillini hanno promosso un’iniziativa irresponsabile tutta rivolta agli interessi di partito per cercare di recuperare qualche voto. Lega e Forza Italia hanno proposto a Draghi di fare un Governo con il loro appoggio purché senza il Movimento 5 Stelle: una manfrina evidente». Per cui, dice, «dopo il 25 settembre rischiamo di avere una situazione politica peggiore di quella attuale, o perlomeno identica». Tutta colpa, secondo lo “sceriffo”, «di un sistema elettorale demenziale, che  prevede che una rappresentanza parlamentare per tutti, anche a chi non rappresenta nulla. Avremmo dovuto trovare il coraggio in Italia di fare una legge alla tedesca, anche proporzionale ma, se non con lo sbarramento al 7 per cento, almeno con una soglia del 5. Nessuno ha avuto il coraggio di farlo e così c’è il rischio che dopo il voto ci sia una situazione di ingovernabilità perché al di là delle chiacchiere le divisioni e le frantumazioni sono da tutte le parti». Ma l’effetto del caos nel quale è precipitato il paese, secondo il numero uno di Palazzo Santa Lucia, rischia di essere anche un altro: «Se la crisi energetica non trova una soluzione adeguata, noi rischiamo da ottobre o novembre di dover chiudere le fabbriche per due giorni alla settimana. Abbiamo settori produttivi nei quali l’aumento dei costi è stato talmente rilevante che, se si fosse riversato sui prezzi al consumo, avremmo avuto cose inimmaginabili, come un chilo di pasta a 10 euro. A pagare sarà il Sud, non bisogna votare quelle forze che ignorano le istanze del Mezzogiorno». 

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