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L'appello ai giovani dell'arcivescovo ai funerali del 15enne: «Deponete le armi»

In migliaia per l'ultimo saluto a Emanuele Tufano, il ragazzo ucciso la settimana scorsa in una traversa di Corso Umberto a Napoli

tufano

NAPOLI. Un appello ai giovani, "deponete le armi, abbandonate la logica del sopruso e della prepotenza". E un severo monito contro l'indifferenza, anche della politica, che distrae dalle tragedie "raccontando di una città che esiste solo in parte, rifugiandoci nei numeri del turismo, nei protocolli avviati, distogliendo lo sguardo da questa follia di un mondo adulto che non vede più i suoi figli più giovani e più fragili". Così l'arcivescovo di Napoli Mimmo Battaglia ai funerali di Emanuele Tufano, il 15enne ucciso in una sparatoria tra gruppi di giovanissimi una settimana fa a Napoli. Nella chiesa in piazza Sanità, davanti a oltre mille cittadini e con un ingente spiegamento di forze dell'ordine, Battaglia ha sottolineato che queste morti "le dimentichiamo con troppa facilità. Dimentichiamo il sangue che scorre, il terrore negli occhi, le urla delle madri, i figli di questa città abbandonati a sé stessi e consegnati alle celle di un carcere o al cimitero. Dimentichiamo e tiriamo a campare. Distraendoci e stordendoci". "Basta - è l'appello dell'arcivescovo - con le promesse tradite, con la violenza che spezza vite innocenti e lascia intere famiglie nel dolore e nella disperazione. Basta con ragazzi abbandonati a sé stessi che trattano la vita dei coetanei come merce senza valore. Basta con l'indifferenza che ci rende complici di un sistema malato. Basta con la paura di affrontare le ingiustizie che ci circondano, con il traffico di armi che arriva fino ai più piccoli, con la criminalità che ruba il futuro ai nostri giovani". E infine, "basta con una politica che non mette al centro di tutto i più piccoli, nostro presente e il nostro futuro". Quindi l'appello ai giovanissimi: "Lasciatevi raggiungere, educare e accompagnare da chi crede ancora in voi, da chi vede nel vostro cuore un punto sacro e accessibile al bene. Perché è in gioco la vostra vita e cambiare è possibile".

"Nessuno muore sulla terra finché vive nel cuore. Manu vive". Questo lo striscione esposto all'esterno della Basilica di Santa Maria della Sanità dove si svolgono i funerali di Emanuele Tufano, 15enne ucciso la settimana scorsa in una traversa di Corso Umberto a Napoli. Le esequie sono presiedute dall'arcivescovo di Napoli Mimmo Battaglia. Intorno alla chiesa, sul cui ingresso ci sono palloncini bianchi, si stanno radunando parenti, amici e abitanti del quartiere Sanità. Molti ragazzi hanno una maglietta dedicata al giovane con la scritta sulla schiena "Quel giorno mentre a te venivano donate delle splendide ali a noi veniva strappato via il cuore per sempre". Emanuele è stato ucciso nella notte tra il 23 e il 24 ottobre, nel corso di un conflitto a fuoco tra "paranze" di giovanissimi del rione Sanità e di piazza Mercato.
Sembrerebbe confermato che a uccidere Emanuele Tufano sarebbe stato un singolo colpo di pistola alla schiena: nei giorni scorsi si è svolto l'esame autoptico sulla salma del giovane, deceduto la notte tra il 23 e il 24 ottobre, nei pressi di Corso Umberto I di Napoli, nel corso di un conflitto a fuoco tra "paranze" di giovanissimi del rione Sanità e di piazza Mercato. Da allora le indagini non si sono fermate un attimo: la Squadra Mobile, coordinata dalla DDA e dalla Procura dei Minorenni, sta continuando gli accertamenti ascoltando persone "informate dei fatti" e continuando a cercare riscontri anche alle immagini dei sistemi di video sorveglianza della zona in cui si è scatenato il confronto armato tra le due bande. Nei giorni scorsi il deputato Francesco Emilio Borrelli ha diffuso un video pubblicato sui social dove a parlare è una mamma di quattro figli il più grande dei quali è uno dei due amici di Emanuele rimasti feriti quella notte: la donna, attraverso il post, dice di avere chiesto inutilmente aiuto più volte alle istituzioni, dopo essersi accorta che il figlio aveva preso una strada sbagliata. Il ragazzo, che ha 17 anni, è nipote di una delle vittime della cosiddetta "strage delle Fontanelle" avvenuta alla Sanità nell'aprile 2016.

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