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DALLA ZONA BIANCA
03 Luglio 2021 - 16:56
Nella battaglia tra Paradiso e Inferno, combattuta anche a colpi di informatica, la discesa di Dante e Virgilio agli inferi crea serie preoccupazioni nell’alto dei cieli, dove si dovrà rapidamente correre ai ripari
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La nave veloce partita dalle sponde dell’Acheronte, carica di dannati, che ospita nella classe business Dante e Virgilio, fa la sua prima fermata al cerchio dei lussuriosi. «Signor Dante, maestro Virgilio - raccomanda un diavolaccio dell’equipaggio - lasciate scendere prima i dannati che si accalcano all’uscita, poi con tutta calma sbarcate. Attenzione al vento che potrebbe trascinarvi in turbini vorticosi». L’imbarcazione si svuota velocemente e per ultimi scendono Dante e Virgilio tenendosi per mano. «Peggio del libeccio toscano – si lamenta il sommo poeta – Stammi vicino, maestro, che questo ciclone ci porta chissà dove». «Le vedi, Dante – attacca Virgilio – Semiramide, Didone, Cleopatra ed Elena di Troia? Non mi pare che soffrano moltissimo. Anzi, le vedo più lascive che mai tra dannati molto attirati dalla loro avvenenza. Bah! Questo Inferno me lo immaginavo assai diverso. Ma, ti vedo distratto, Dante, a che stai pensando?». «Ovviamente a Paolo e Francesca – risponde Dante - Ma forse sono questi due; guarda come sono belli! Anche questi due non mi sembra che soffrano moltissimo. Non vorrei aver sbagliato tutto nel descriverli nella mia Commedia». «Paolo, Francesca – grida Virgiliovenite qui!». I due amanti tenendosi per mano si avvicinano pieni di curiosità. «Ce l’avete con noi? – chiede la donna- Tra le grida di questa gente che non è capace di far sesso senza gridare, ci è sembrato di sentire i nostri nomi. Che volete?». «Parlarvi, solo parlarvi - risponde Dante - Sapere come ve la passate qui». I due dannati, fedeli all’accordo con Lucifero di fingersi felici e contenti per prendersi gioco di Dante e Virgilio, e guadagnarsi così la ricompensa pattuita di qualche anno di sospensione dalle pene, si dimostrano soddisfatti: «Non ci possiamo lamentare - dice la donna – sia noi che i nostri figli». «Figli?» esclama Dante. «E sì, caro signor poeta. Qui noi lussuriosi senza prendere alcuna precauzione, alla fine abbiamo un sacco di figli. Ve li presento: Ciro, Peppino, Titina». «Non mi sembrano – obietta Virgilio – nomi romagnoli». «Che centra la Romagna? – reagisce la donna – Noi siamo di Forcella». «Ma non siete – domandano all’unisono Dante e Virgilio - Paolo Malatesta e Francesca da Polenta?». «Innanzitutto non siamo Paolo e Francesca, avete capito male. Siamo Paola e Francesco, Paola Esposito e Francesco Soriano e non siamo moglie e marito, ma comare e compare, tutti e due fedifraghi. Perciò siamo qua. Avete sbagliato coppia!». Senza perdersi d’animo Dante guardando davanti e scrutando tra la folla di lussuriosi, fa segno a Virgilio: «Eccoli i nostri veri Paolo e Francesca! Guarda come volano da noi come colombe dal disio chiamate!». «Lascia perdere, Dante – risponde avvilito Virgilio – Tra tutti questi amanti forsennati non li troveremo mai». Poi, dopo una breve pausa, si chiede ad alta voce: «Che raza di luogo di punizione è questo?». Intanto in Paradiso San Pietro, informato da suoi angeli spia di quello che sta accadendo negli inferi, esterna le sue perplessità al Signore: «Signore, questi furbastri di Lucifero stanno combinando una delle loro trovate malefiche. Si prendono gioco di Dante e gli faranno riscrivere la Commedia diffondendo l’dea che l’Inferno non sia luogo di punizione ma addirittura di premio per i peccatori. Che facciamo? Mando un WhatsApp a Virgilio, che nonostante il tuo divieto, si è portato dietro il cellulare, e gli dico di rinunciare e di riportarci Dante quassù?». «Fammici pensare, Pietro – risponde il Signore – Devo trovare una soluzione che metta in guardia Dante per sottrarsi alle astuzie demoniache. Fammi venire qui San Tommaso, Sant’Ignazio di Loyola e Steve Jobs. Facciamo un briefing teologico-informatico. Poi si agirà».
(continua)
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