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I PERSONAGGI
30 Maggio 2018 - 14:50
Mario Forlenza (nella foto), abilitato allesercizio della professione di avvocato, è il Direttore Generale della Asl Napoli 1 Centro, una delle aziende sanitarie più grandi dItalia, cui afferiscono dieci distretti sanitari e gli ospedali San Paolo, Loreto Nuovo, Incurabili, San Giovanni Bosco, Vecchio Pellegrini e lospedale del Mare. Il suo lungo curriculum è caratterizzato da importanti esperienze anche in ambiti diversi. È iscritto nellalbo nazionale specifico dei Direttori Generali che è requisito fondamentale per avere incarichi di vertice nelle Asl.
«Sono nato a Contursi Terme, in provincia di Salerno, ma ci ho abitato poco perché mio padre, direttore delle Poste, cambiava spesso la sede di lavoro. Mi sono laureato in Giurisprudenza allUniversità Federico II. Sono sempre stato appassionato di diritto e ho conseguito anche labilitazione per fare lavvocato ».
Però non ha mai esercitato la professione. Perché?
«Eravamo sei figli e occorreva alleggerire il carico familiare. Mentre studiavo ho cominciato a partecipare a diversi concorsi sempre ad indirizzo giuridico. Ne vinsi uno nel 1977 al ministero della Giustizia, come collaboratore di cancelleria, e fui assegnato alla Procura della Repubblica di Roma. È stata unesperienza bellissima che mi ha formato molto e mi ha fatto conoscere magistrati e avvocati e di alto livello. Ci sono rimasto nove anni. Ricordo con terrore i viaggi in treni affollatissimi che arrivavano sempre in ritardo. Per questo motivo, ancora oggi, uso solo l’automobile ».
E dopo?
«Ottenni il trasferimento alla Procura della Repubblica di Salerno. Dopo poco tempo dal trasferimento mi sono sposato e, se ho fatto carriera, lo devo sicuramente anche a mia moglie Antonella».
Quel trasferimento fu prodromico di una svolta importante nella sua vita.Quale?
«Fin da ragazzo ho militato attivamente nella Fgci (giovani comunisti) e successivamente, dopo il trasferimento da Roma, sono stato dal 1986 al 1997 anche segretario generale della Cgil del comparto pubblico per il comprensorio Sele- Diano-Cilento. Per questa notevole esperienza politica-sindacale che avevo maturato, il sindaco di Eboli mi propose di fare l’assessore nella sua giunta. Qualora avessi accettato mi sarei dovuto dimettere dal sindacato per incompatibilità. Sorprendendo tutti, in 24 ore decisi di accettare».
Che delega ebbe?
«Quella al Bilancio. Anche quel periodo dal 1997-’99, ha rappresentato per me un’importante scuola di vita e un’esperienza importante. Tra i tanti progetti realizzati ne ricordo due: il rifacimento totale di piazza della Repubblica a Eboli e la demolizione delle costruzioni abusive costruite su suolo demaniale lungo la fascia costiera del comune, area interessata di oltre cinque km compresa tra i comuni di Capaccio e Battipaglia. Nessuna ditta si presentò alla gara per ottenere l’appalto per la demolizione e la portammo a termine con il Genio Civile. All’epoca fu il primo abbattimento a livello nazionale di questo genere ed ebbe grande scalpore mediatico Durante il mandato, partecipai ad un concorso per dirigente amministrativo all’Asl di Matera».
A seguito di tale concorso è transitato nel Ssn?
«Sì.Era il 1999. Il concorso era per tre posti e io risultai quinto. Per lo scorrimento della graduatoria dopo poco fui assunto “a tempo indeterminato” e fui assegnato all’ospedale di Matera come vicedirettore amministrativo ».
Come fu il suo primo giorno di lavoro da dirigente?
«Carico di tensione e preoccupazione. Arrivai in ospedale con tre ore di ritardo perché le strade erano coperte dalla neve caduta in abbondanza durante la notte. Pensai: “Ora non mi assumono più”. Ma quando mi presentai dal direttore generale fui accolto con un tranquillizzante “non si preoccupi per il ritardo” che mi ridiede la serenità».
Dopo qualche tempo quello stesso Direttore la sorprese per la seconda volta. Perché?
«Un giorno mi chiamò e mi disse: “Oggi farò una cosa che a Matera non si è mai fatta. Darò la nomina di capo del personale a un dirigente che non è nativo di questa città”. Da quel momento non firmò nessun provvedimento in materia di personale che non fosse stato prima esaminato e siglato da me». L’esperienza fatta a Matera è stata particolarmente importante per lei. Qual è il motivo?
«L’Asl era piccola e avevo responsabilità che in altre realtà di dimensioni più grandi erano e sono affidate a più dirigenti. Praticamente mi occupavo di tutto e questo ha costituito per me una scuola di formazione unica che mi ha consentito di dirigere nel tempo strutture molto più difficili e complesse. Di quel periodo ho solo un ricordo negativo: quello di mia figlia che, all’epoca aveva 4 anni, la quale, diventata più grande, qualche volta mi ha rimproverato rinfacciandomi “quando avevo bisogno di te da piccola, dove eri?”».
Dopo cinque anni in Basilicata è ritornato nella “sua” Salerno, questa volta alla Asl Sa2 cioè quella cittadina. Con quali mansioni?
«Anche lì ho fatto il capo del personale, dirigevo il Servizio Sviluppo Risorse Umane. Poi una parentesi alla Asl Sa3 di Vallo della Lucania tra il 2006-2007 quale direttore amministrativo aziendale, quindi nuovamente a Salerno, all’ospedale Da Procida dove ci sono rimasto per sei anni sempre come direttore amministrativo».
Napoli è ancora lontana...
«Sì, ma e iniziato il cammino di avvicinamento. Sono stato nominato subcommissario alla Asl di Caserta quando il governatore Antonio Bassolino commissariò tutte le Asl della Campania. Successivamente, il governatore Caldoro rimosse tutti i Commissari e i sub Commissari nominati dalla precedente amministrazione e sono ritornato al Da Procida, che poco dopo fu accorpato all’Azienda ospedaliera Ruggi di Salerno. Nel novembre 2016 sono stato nominato direttore amministrativo dellAsl di Benevento. Sono rimasto a Benevento fino al 18 giugno 2017».
Il giorno dopo si e insediato alla Asl Napoli 1 Centro a seguito della nomina a Direttore Generale. Come ha trovato l’Azienda?
«Io mi sono insediato in uno dei momenti piu difficili per la sanità a Napoli. Tutti ricorderanno la vicenda delle formiche all’ospedale San Paolo, quella delle blatte al San Giovanni Bosco. Ancora viva era la vicenda degli 84 assenteisti arrestati al Loreto Nuovo. L’immagine della Asl Napoli 1 era ai minimi storici. Andava recuperata. Inoltre pochi giorni prima del mio insediamento era stato presentato il cronoprogramma per l’apertura dell’ospedale del Mare. La linea strategica e le decisioni di vertice erano già state prese e mi sono trovato a dover garantire il rispetto degli obiettivi con un triplice impegno: bisognava aprire l’ospedale, ma garantire anche il funzionamento nei dieci distretti e l’assistenza negli altri cinque plessi ospedalieri che non sono di poco conto, e contemporaneamente avviare un’azione di controllo della spesa e del bilancio aziendale per ridurre il deficit economico della Asl».
Aveva anche il difficile compito di redigere l’atto aziendale, cioè l’organigramma...
«L’ultimo atto aziendale della Asl Na 1 formalmente approvato dalla Regione era del 2004. Dopo di allora tanti tentativi ma nessuna condivisione da parte della Regione. Ho dovuto quindi deliberare il nuovo atto aziendale, che è stato anche approvato definitivamente dalla Regione ed è in fase di attuazione. La regola imposta dalla nuova governance regionale per la redazione dell’atto aziendale è stata completamente diversa dal passato. Il criterio di definizione del numero delle strutture complesse e semplici si e basato sulla oggettività dei numeri: tot numero di abitanti per Asl, tot strutture complesse e tot strutture semplici».
Ma i problemi non finiscono qui perché ne ha avuto un altro molto importante. Quale?
«I bilanci dal 2012 al 2016 che non erano mai stati approvati dalla Regione. Abbiamo dovuto produrre tutta una corposa documentazione richiestaci dalla Regione e i bilanci sono stati finalmente approvati anche se con prescrizioni. Ne è venuto fuori un disavanzo di circa 65 milioni di euro solo nel consuntivo 2016. Poi abbiamo trovato ancora fatture non registrate e dovuto recuperare somme ingenti per i famosi doppi e tripli pagamenti. Abbiamo dovuto avviare le procedure di recupero nei confronti di precedenti amministratori condannati con sentenza passata in giudicato dalla Corte dei Conti. Uno di essi e stato condannato ad un milione di euro proprio per la nota vicenda dei doppi pagamenti. Il contenzioso è ancora in corso».
Ritornando all’ospedale del Mare, al suo insediamento qual’era la forza lavoro occupata?
«Ci lavoravano circa 150 unità, anche perché a giugno 2017 quasi tutte le procedure concorsuali erano praticamente ferme».
Lei cosa ha fatto in questi undici mesi?
«Ho stressato l’Ufficio Personale a dare seguito a tutte le procedure attivate o da attivare (concorsi, mobilita, avvisi a tempo determinato) ed il risultato è che ad oggi ci lavorano ben 800 persone. Questo significa che abbiamo assunto mediamente circa 65 persone al mese».
A regime quale sarà l’organico dell’ospedale del Mare?
«Secondo una stima circa 1.500 unità. Quando ne ho avuto coscienza mi sono immediatamente attivato presso la Regione per avere ulteriori autorizzazioni in deroga al blocco di assunzioni e ne ho avuto complessivamente altre per 492 unità. Ma per completare l’organico occorreranno altre autorizzazioni in deroga».
Quali concorsi ad oggi sono stati portati a termine?
«Quelli delle discipline piu importanti, cioé di radiologia, di anestesista, di ortopedia. A fine maggio si completera anche il concorso di medici da destinare ai presidi sanitari. Per quanto riguarda i direttori di struttura complessa, su 11 concorsi attivati ne abbiamo portati a termine 5. Gli altri 6 sono in corso di definizione. L’obiettivo è avere tutte eccellenze in campo medico in questa struttura che, è bene ricordarlo, è all’avanguardia per requisiti strutturali, antisismici e per apparecchiature di alta tecnologia di cui attualmente e dotata ».
Quanti reparti sono stati aperti?
«È più facile dire quali sono ancora chiusi: in particolare la cardiochirurgia che inizialmente non era prevista e il Pronto Soccorso ed altri reparti minori. L’obiettivo è di aprire il presidio sanitario entro il 30 giugno prossimo salvo eventuali difficoltà operative nell’acquisizione del personale necessario».
Di cosa si occupa un’Asl?
«Ha il compito e la responsabilita, a tutela della salute dei cittadini, di svolgere su un determinato territorio di competenza le funzioni sanitarie di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione. È a stretto contatto con la salute dei cittadini e perciò svolge un’attività di “front line” insostituibile in campo sanitario ».
Esiste un indice che misura la capacità del Ssn di “dare risposta” ai cittadini al loro bisogno di salute?
«Il più significativo è il livello di professionalita ed i risultati che si sono raggiunti nel campo dei trapianti di organi e tessuti, cioe di rene, cuore, polmoni, cornee etc. Ricordo che quando mi sono insediato era in preparazione un convegno su questo tema che poi si è tenuto il 5 luglio al Maschio Angioino. È stata la mia prima uscita pubblica. Fu organizzato molto bene da una mia collaboratice, la dr.ssa Focaccio che, di recente, il direttore del Centro Regionale Trapianti, Antonio Corcione, l’ha nominata coordinatrice regionale delle attività di diffusione e divulgazione in materia donazione di organi».
Che impronta ha dato alla sua Asl?
«Innanzitutto ho cercato di risvegliare nelle dirigenza e nel personale tutto il senso di appartenenza aziendale che è fondamentale. Poi ho cercato di dare dinamismo all’azione amministrativa facendo prevalere la sostanza alla forma. Ho sconvolto la regola secondo cui chi voleva parlare con il direttore generale doveva prendere appuntamento telefonico con la Segreteria. Ho sempre ritenuto che il rapporto diretto con i dirigenti è fondamentale per un direttore generale, e perciò ho creato con loro anche una chat. Tutti si sono accorti che sono pragmatico e che affronto i problemi con l’intento di trovare immediate soluzioni. Inizio a lavorare alle 8,30 e finisco in serata.Vivo a Battipaglia e faccio quasi 3 ore di viaggio ogni giorno guidando io la mia macchina».
Ha qualche hobby?
«La corsa e la pesca subacquea, soprattutto nel mare del Cilento. Fino a qualche anno fa, quando durante le ferie andavo in viaggio nelle città europee, mi portavo dietro tuta e scarpette e facevo la mia oretta di corsa. Ora non lo faccio più ma continuo a correre perlomeno una volta la settimana».
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