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Il calabrone dipinto

La “Signora Domani” s’affaccia alla finestra

Del futuro, nel corso del ‘900, i Futuristi hanno già tentato di fare la propria bandiera

La “Signora Domani” s’affaccia alla finestra

Un'opera di Maurizio Esposito

La “Signora Domani” va ad affacciarsi alla sua finestra di casa per osservare come possa suggerirsi il futuro. Del futuro, nel corso del ‘900, i Futuristi hanno già tentato di fare la propria bandiera: si sono spacciati per avanguardia, ma il loro “futuro” era, invece, il passato; ai loro tempi, infatti, l’orizzonte della velocità già era quello della luce e loro, invece, si stupivano dei pochi Km/h della locomotiva a vapore!

Avrebbero parlato di futuro anche i Surrealisti, proiettandosi in un mondo di sensibilità oniriche e si sarebbero proiettati nel futuro anche i Magico-realisti, i Metafisici, e gli Iperrealisti, andando a stabilire spesso improbabili prefigurazioni.

Ci provano anche i Patafisici, che, con grande sensibilità e spirito dell’umorismo – che è sempre sinonimo di intelligenza – guardano ad un futuro da “affaccio ad una finestra”, scegliendo come “finestra”, per la loro “Signora Domani”, lo spazio di “MA – Movimento Aperto”. Qui, all’insegna di una integrazione di linguaggi e di suggestivi interventi visuali, artisti e letterati, “annusano” l’aria e propongono immagini intrecciate a descrizioni verbali, librandosi nel vortice di una concatenazione di varie stimolazioni percettive.

Provvedono a dare corpo a tutto ciò, unicuique suum, C. Bugli, G. Martini, S. Taccone, F. Tricarico, scrittori, con Eugenio Lucrezi che introduce e coordina, mentre Maurizio Esposito presenta le sue opere che vorremmo intendere come i volti della “Signora Domani”, e Margherita Romeo Messeri sviluppa in performance un testo, “Corp()rea” di G. Cerrone.

Una prefigurazione di futuro, dunque, questa, da leggere come preziosa sintesi “patafisica” di anticipazioni proposte con un taglio metodologicamente “postumano”, quel “postumano” che, meritoriamente e non senza tangenze epistemologiche, propone la speculazione della Braidotti, un “postumano” ben distinto, però, dalla sfera “post-umana”: (Giusto per chi ama ragionare con o senza il “trattino”). 

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