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IL FATTARIELLO

Il portaborse

La sveglia suonò alle sette e mezza precise

Il portaborse

La sveglia suonò alle sette e mezza precise; il rag. Scognamiglio sobbalzò. agitò il bracicio nel buio, alla ricerca del maledetto bep-bep che  aveva interrotto il suo sonno; tentò di alzarsi ma la testa gli ricadde sul cuscino; "che c'è Gennarì, sei agitato ?", chiese con voce pastosa di sonno, la moglie Maria; " no, niente...è la sveglia, dormi...dormi" suggerì il ragioniere, guardandola con malcelata  invidia, rigirarsi e  rituffarsisotto la calda coperta.Povero Cristo, aveva trascorso una not­ tata veramente  schifosa.

Alle due e dieci, la signora Maria, in un impeto di affetto, gli aveva poggiato d'improvviso sulla caviglia, un piede ghiacciato dicendogli " Gennarì, senti che piedi freddi tengo?". Alle tre e cinque, la cara sposina, gli aveva chiesto un bicchier d'acqua "tengo qualcosa in gola" aveva miagolato, "non riesco ad ingoiare". Alle quattro e un quarto, con una doppia girata a destra, la signora si era letteralmente arrotolata nella coperta, lasciando il povero ragioniere allo scoperto, "Marì...Marì.." aveva tentato di implorare il marito; "uffà Gennari, e che ci tieni stanotte ! Dormi...dormi che ti devi alzare presto".

Il poveretto allungò a tentoni un braccio, raccolse a memoria un plaid, posto su una sedia accanto al letto, e proprio quando credette di essersi appena addormentato, la sveglia emise il malefico bep-bep; si alzò barcollando, raccolse i suoi indumenti nel buio, inciampò nel filo del televisore posto ai piedi del letto, imprecò in silenzio, in attesa di una reazione della moglie; macché ! la dolce  metà dormiva  beatamente.

Si recò in cucina, riempì la caffettiera e la pose sul fornello, di lì passò in bagno, si rase con cura, si spruzzò il viso ben bene con il dopobarba, si vestì indossando una camicia pulita ed una cravatta reggimentale. Lo specchio gli restituì un'immagine soddisfacente. Quella era per lui una giornata particolare. Doveva recarsi infatti, per conto dell'assessore, presso il quale lavorava in qualità di portaborse, ad un importante appuntamento con un incaricato di una impresa edilizia, alla quale l'assessore aveva garantito il suo appoggio, per la ristrutturazione di alcuni fabbricati. L'incaricato dell'impresa, avrebbe dovuto consegnargli un "qualcosa" che lui poi avrebbe dovuto consegnare all'assessore.

Non era un ingenuo; sapeva cosa era questo "qualcosa"; aveva già ritirato in altre occasioni, molti "qualcosa" per l'assessore, il quale, a sua volta, gli aveva regalato "qualcosina" presa dal “qualcosa". Mangiano in tanti, che fa se qualche scorzetella me la rosicchio anch'io !", si diceva il ragioniere, per tacitare la propria coscienza, mentre con la sua Volvo 740, comprata per quattro soldi da un concessionario amico dell'assessore, si recava in Municipio, e si apre­ il portone “Ragiunié" gli fece un vigile di servizio nell'atrio "l'elencò si allunga....e qua un pò alla volta, non resta più nessuno"; "perchè...?" biascicò il ragioniere, "che volete dire ?...", "e che voglio dire" continuò il vigile, quasi felice di dargli la pugnalata finale al cuore "Ma non l'avete letto il giornale?; "no... verarnente...io..", "ecco... guardate "; e il vigile gli spiaccicò quasi sul viso la prima pagina del Roma (copia omaggio), con sopra stampata la foto dell'assessore; l'occhio del ragioniere çorse ai titoli cubitali "Arrestato l'assessore....". Gli si formò un groppo alla gola, gocce di sudore gli imperlavano la fronte, "ma quando..." tentò di chiedere, "quando l'hanno arrestato?”, “ieri sera alle nove a casa sua. l'ha fatto vedere pure il tiggì della notte, ma voi la televisione non la vedete? ";No..ecco...ieri sera avevo... una riunio­ne condominiale...;" Ah! "riprese il vigile, "ecco spiegato perche state qua! lo mò, questo stavo dicendo al collega, ma è asciuto pazzo 'o raggiuniere? È venuto 'o municipio cu chello ca è succieso?"; ragioniè, io se fossi in voi, aquest'ora...ragionié, dove andate?..sentite ...ragioniè".

Ma il ragioniere non l’ascoltava più; con una sgommata alla Mansell, aveva già imboccato via Marina; era così frastornato che, anzichè inserirsi nella corsia preferenziale, si era buttato in quella normale riservata a tutti i poveri cristi. Si disfece della borsa, scaraventandola a volo in un cassonetto della spazzatura, incendiato dal nerone di turno. Alle nove e cinque precise, si chiuse la porta di casa alle spalle; si spogliò tra l'ingresso e la cucina nel buio assoluto; si infifò nel letto, appoggiò un piede alla caviglia della dormiente consorte e  mormorò, “Marì, senti che piedi ghiacciati che tengo ?". Alla prossima.

 

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