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I PERSONAGGI
13 Gennaio 2025 - 18:24
Paolo Esposito
Paolo Esposito (nella foto) è Professore Ordinario di Economia Aziendale presso l’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”. È membro del Comitato Scientifico del G.B.S. (Gruppo di Studio sul Bilancio Sociale) di Milano, docente di Public Management & Sustainability, e componente del Comitato Scientifico del Dottorato Internazionale “The Economics and Management of Natural Resources”, Università LUM Jean Monnet - China Three Gorges University, Hubei-Yichang - Louisiana Tech University, Ruston, LA (USA) - Megatrend University, Belgrad. È reviewer e componente di Editorial Board di riviste scientifiche internazionali. Commercialista e revisore dei conti, è autore di pubblicazioni, studi e convegni sui temi della gestione, della contabilità e dell’accountability delle aziende e delle amministrazioni pubbliche.
«Nasco a Fuorigrotta, un quartiere di Napoli, una zona che ha rappresentato per me un punto di partenza importante dal punto di vista sociale, culturale e sportivo. Crescere in un contesto urbano caratterizzato da una forte identità operaista e da un profondo legame con il lavoro mi ha permesso di sviluppare un forte senso di responsabilità e di consapevolezza del valore delle esperienze umane. La mia era una famiglia monoreddito dell’epoca: mio padre era occupato come operaio in un’azienda storica che si occupava di siderurgia, mia madre casalinga. Fin da ragazzo, attraverso l’esempio di mio padre, ho percepito l’importanza del sacrificio quotidiano e del valore del lavoro come elemento fondamentale per la crescita individuale e collettiva. Questo contesto mi ha spinto a cercare un cammino che potesse unire la mia passione per lo studio e per lo sport, con il desiderio di contribuire alla società in maniera proattiva».
Dopo le scuole inferiori, quale istituto ha frequentato?
«La mia formazione superiore si è sviluppata al liceo scientifico “Mercalli” di Napoli, dove ho conseguito la maturità scientifica nel 1994. Il liceo scientifico, con la sua enfasi verso le scienze e la matematica, è stato il terreno ideale per coltivare la mia curiosità e la mia passione per le discipline logico-scientifiche. A posteriori, la scelta di questa scuola non è stata banale: mi ha permesso di sviluppare un pensiero analitico e critico, essenziale per il mio percorso futuro».
Perché l’indirizzo scientifico e non quello classico?
«La mia decisione deriva da una naturale inclinazione per le discipline che richiedono un ragionamento logico e una grande capacità di analisi. Fin da piccolo, ho sempre avuto una grande curiosità per il mondo che mi circondava, e il liceo scientifico mi ha offerto gli strumenti per approfondire i miei interessi, sviluppando al contempo una solida preparazione in matematica, fisica, chimica e biologia. Ritengo che il metodo scientifico, basato sull’osservazione, la sperimentazione e la verifica, sia un approccio che applico costantemente non solo nel mio lavoro, ma anche nella vita quotidiana. Il liceo scientifico mi ha permesso di formarmi con una visione pratica e razionale del mondo, che ha rappresentato una base solida per la mia carriera universitaria in economia. Le discipline scientifiche, infatti, mi hanno insegnato a pensare in modo rigoroso, a cercare soluzioni basate su prove concrete e a sviluppare un approccio analitico che mi ha accompagnato anche negli studi successivi».
Durante gli studi ha praticato qualche sport?
«Fin da giovane ho praticato il rugby, una passione che mi ha accompagnato per molti anni e che ha avuto un impatto significativo sulla mia vita. Il rugby non è solo uno sport, ma una vera e propria filosofia di vita. Ho giocato come professionista con la Partenope di Napoli in Serie A, e ho avuto l’onore di rappresentare l’Italia nella squadra giovanile e nella Nazionale Universitaria. La mia esperienza in questo sport mi ha permesso di partecipare a competizioni internazionali di grande prestigio, tra cui la Coppa Europa e la Coppa del Mondo Universitaria».
Che cosa le ha insegnato il rugby?
«Il valore del lavoro di squadra, del rispetto della lealtà, della disciplina e dell’assoluta determinazione nella perseveranza e nelle proprie mete da realizzare. Ogni partita era una sfida che richiedeva non solo forza fisica, ma anche strategia e coordinamento con i compagni di squadra. Questo spirito di collaborazione e il rispetto per le regole sono principi che ho sempre cercato di applicare anche nel mio percorso accademico e professionale, dove l’efficacia del lavoro in team è fondamentale. Inoltre, il rugby mi ha insegnato a superare le difficoltà con determinazione, un approccio che ho continuato a seguire nel corso della mia carriera».
Dopo la licenza liceale quale percorso universitario ha intrapreso?
«Ho deciso di iscrivermi al corso di laurea in Economia e Commercio presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, una delle università più prestigiose d’Italia all’epoca».
Perché?
«La scelta è nata dal mio desiderio di comprendere i meccanismi che regolano il funzionamento delle imprese e dei mercati, ma anche di acquisire competenze per affrontare le sfide professionali in ambito aziendale e finanziario. L’approccio multidisciplinare dell’Economia mi ha permesso di esplorare vari aspetti della gestione aziendale, dalla contabilità alla strategia, dall’analisi finanziaria al diritto commerciale. Queste conoscenze sono diventate fondamentali nella mia carriera successiva, in cui ho potuto mettere in pratica la teoria acquisita per affrontare situazioni complesse e reali nel mondo del lavoro. La laurea, conseguita con il massimo dei voti e “cum laude”, è stata una tappa fondamentale del mio cammino accademico. Mi ha fornito una preparazione solida, ma è stato solo l’inizio di un percorso di crescita che ha continuato a svilupparsi anche attraverso il dottorato di ricerca e i successivi anni di ricerca».
Chi è stato il suo maestro?
«Dalla prospettiva accademica potrei nominarne diversi ma, in realtà, mio padre è stato il mio principale mentore e maestro. Un uomo di grande forza, integrità, intelligenza e valori. La sua vita è stata un esempio di dedizione e impegno, e mi ha trasmesso l’importanza di perseguire i propri obiettivi con serietà, sobrietà ed onestà. In particolare, mi ha insegnato l’importanza della perseveranza, del rispetto per gli altri e della responsabilità, valori che ho cercato di mettere in pratica sia nella mia vita privata che professionale. Mio padre ha sempre creduto nell’importanza dell’educazione e mi ha spinto a non accontentarmi mai, a cercare sempre il miglioramento continuo e a non fermarmi davanti alle difficoltà. La sua visione della vita mi ha accompagnato e continua a guidarmi anche nelle sfide che affrontiamo ogni giorno nel nostro lavoro e nella nostra società».
Dove ha fatto le sue prime esperienze lavorative?
«In ambito contabile e amministrativo presso uno studio di dottori commercialisti, dove ho avuto modo di acquisire una solida base. Successivamente ho approfondito anche le pratiche fiscali».
Nel 2004 ha vinto un importante concorso. Quale?
«Ho ricoperto il ruolo di Ragioniere Capo presso il Comune di Marano di Napoli, un’amministrazione comunale di 60mila abitanti. Questa esperienza mi ha permesso di sviluppare competenze pratiche nella gestione delle risorse pubbliche e nella pianificazione finanziaria. Tuttavia, il mio desiderio di approfondire le mie conoscenze e di intraprendere una carriera accademica mi ha portato a proseguire gli studi con un Dottorato di ricerca presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata. Questo percorso accademico mi ha consentito di affermarmi come ricercatore e docente universitario».
Dove ha insegnato?
«Nel corso degli anni ho ricoperto ruoli di ricerca e insegnamento in diverse università italiane, tra cui l’Università degli Studi del Piemonte Orientale, l’Università degli Studi Lum Jean Monnet di Casamassima e l’Università degli Studi del Sannio, ed internazionali tra cui WSB University di Gdańsk (Polonia). L’esperienza in ambito accademico mi ha permesso di approfondire le teorie economiche e di applicarle a situazioni pratiche, alimentando così la mia passione per la ricerca e l’insegnamento».
In parallelo si è dedicato anche ad altre attività.
«Oltre all’insegnamento, la mia carriera si è sviluppata in vari ambiti professionali. Dottore commercialista, professore ordinario di Economia Aziendale presso l’Università degli Studi di Napoli Parthenope, e Revisore legale dei Conti. Ho avuto l’opportunità di lavorare sia nel settore pubblico che privato, ricoprendo ruoli di consulenza aziendale e di revisione contabile, e acquisendo esperienza diretta nella gestione delle problematiche economiche e finanziarie delle imprese».
C’è stato un momento molto significativo nella sua carriera. Qual è?
«La nomina a membro effettivo della Consob, che è l’acronimo di Commissione nazionale per le società e la Borsa. Si tratta di un’autorità amministrativa indipendente dotata di autonoma personalità giuridica e piena autonomia operativa e costituisce l’organo di controllo del mercato finanziario italiano. Ne sono tuttora componente e faccio parte del Collegio dell’Arbitro per le Controversie Finanziarie (ACF)».
Di che cosa si occupa l’ACF?
«È un organismo di risoluzione stragiudiziale delle controversie indipendente e imparziale che tutela gli investitori. Rappresenta per loro un modo semplice, veloce, efficace e gratuito di risolvere controversie con gli intermediari senza ricorrere al giudice. È un ruolo che comporta un’analisi approfondita di casi complessi e un grande senso di responsabilità».
Al di fuori del lavoro quali interessi ha?
«Il tempo che mi rimane è dedicato alla mia famiglia, mia moglie Romina e i miei figli, Lorenzo ed Aura. Nutro comunque una forte passione per il cinema, in particolare per i film di Paolo Sorrentino. La sua capacità di raccontare storie intense e emozionanti con uno stile visivo unico mi affascina profondamente. Sorrentino riesce a trattare temi complessi, come l’identità, la politica e la solitudine, con una profondità emotiva e una visione critica della realtà che rispecchiano molte delle riflessioni che compio nel mio lavoro e nella mia vita. Recentemente ho sviluppato anche una passione per la musica e ho imparato a suonare la tromba».
Perché proprio la tromba?
«Questo strumento fa parte della famiglia degli aerofoni, più specificamente del sottogruppo degli ottoni, nel quale ricopre la posizione di strumento più acuto ed è di antichissime origini. L’ho immaginato come quello che potesse permettermi di esprimermi in modo creativo. Le mie aspettative non sono state tradite: infatti nel suonarlo ho trovato una valvola di sfogo e una forma di rilassamento che arricchisce la mia vita al di fuori dell’ambito accademico e professionale. La musica, come il rugby, mi insegna il valore della passione e della creatività».
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