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Il fattariello

Le mani… in pasta

Il pensiero va ad una Pasqua degli anni ‘40/’50 quando ad impastare erano le nostre mamme

Le mani… in pasta

Leggendo il titolo dell’odierno fattariello, indubbiamente avrete pensato ai nostri politici ed ai loro accordi sottobanco, ma così non è. Esso, si riferisce letteralmente a chi impasta, per confezionare sua maestà “Il Casatiello” e, leggendo nelle varie rosticcerie, gastronomie e salumerie, avvisi promozionanti il casatiello ad un tot al chilo, il mio pensiero è andato ad una Pasqua degli anni ‘40/’50 quando ad impastare erano le nostre mamme… pare ancora di vederla la mia…

Era il giovedì santo, un freddo vento di tramontana, avvolgeva le nostre gambe infilate nei corti pantaloncini;   andai a visitare i tre sepolcri allestiti nelle chiese della mia San Giorgio e,  pur vivendo intensamente quei momenti di fede, mi chiedevo quando si sarebbe iniziato  a preparare i casatielli. Finalmente mamma, il venerdì dispose sul tavolo tutto l’occorrente: la sugna, la farina, il lievito, le uova e le “murzelle”; impastò, agitò, compose ed eccolo lì bello e pronto; poi mamma, Dio l’abbia in gloria, ne preparò altri tre più piccoli, che avremmo portato con noi, per la gita di pasquetta; infine avvolse il tutto in una coperta di lana per farli lievitare; il sabato mattina li portai da don Giorgio il fornaio in via Roma, dove li ritirai il pomeriggio belli caldi e fragranti.

La domenica di Pasqua, dopo il rituale delle letterine e poesie, con relativo pranzo, si discusse della gita del lunedì, condita da un rosario di raccomandazioni da parte di mamma e papà. Dormimmo poco o niente… ci alzammo di buon’ora e, preparate le mappatelle e, facendoci largo tra i “fujenti” della Madonna dell’Arco, imboccammo la via Vesuvio verso a San vito. Eravamo in cammino da non più di mezz’ora e la metà dei casatielli era già finita nei nostri voraci stomaci.

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Raggiunta la meta, corremmo, rotolammo tra alberelli, siepi dirupi e rocce; ci graffiamo, ci sporcammo, ci divertimmo, ci stancammo ed esausti, verso il crepuscolo, rientrammo a casa. Mamma, nel vederci, le si distese il volto e sorrise; ci fece lavare ben bene e poi, tutti a tavola, dove era ad attenderci un grosso cesto di fave fresche, da mangiare col restante casatiello… fatto da Mammà e…  non comprato a 15 euro al chilo. Buona e Serena Pasqua a voi tutti.

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